La scomparsa dei famosi
Orfano dei "Beautiful", il soldato Gualtieri affronta da solo la battaglia
Quando a sostenere Rutelli e Veltroni c'erano attori e cantanti e imprenditori. E non è andata peggio a Marino e Raggi
Vip, perché non parli?, si domanderà forse il candidato pd – cui già tocca in sorte la litania dei "eh, ma per andare sul sicuro doveva correre Zingaretti".
Ma dove sono? Dove si sono nascosti i vip, i beautiful, gli intellò di solito così solleciti nell’appoggio a un candidato, a un sindaco, a un aspirante premier, specie se di centrosinistra? Perché non parli, vip? per dirla con Michelangelo davanti al suo Mosè, si domanderà forse Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia nonché neo-candidato del Pd alle primarie per la corsa a sindaco di Roma, colui cui già è toccata in sorte, giorno dopo giorno, la litania dei cori “eh, ma per andare sul sicuro doveva correre Nicola Zingaretti” e a cui ora arriva in sorte la scomparsa (temporanea?) dei famosi. E mentre lui, stoico, si offre a telecamere e taccuino per dire che Roma non funziona, che bisogna voltare pagina, che la città ha grandi potenzialità e che questa è una bella sfida, loro, i beautiful, i compagni, le brigate kalimera che omaggiavano persino Alexis Tsipras in quel di Atene, guardano e tacciono. E non ci si crede, al pensiero del passato lontano e meno lontano in cui fioriva la lista civica “Per Roma con Rutelli”, anche detta appunto lista “Beautiful”, con registi, nobili, imprenditori, professori e campionesse, da Novella Calligaris a Carlo Lizzani, e con l’endorsement di Alessandra Borghese, che un tempo aveva votato Gianfranco Fini.
E che dire di Jovanotti, che in tempi di primarie permise a Walter Veltroni di usare la sua “Mi fido di te” – ed era, quello, un Veltroni che, da sindaco, non aveva visto passare giorno senza che un vip non spuntasse a supportarlo, tanto più che aveva tenuto a battesimo l’Auditorium di Renzo Piano con annessa Festa del Cinema, e aveva pensato alla riqualificazione del quartiere Ostiense con Ferzan Ozpetek e a quella di Tor Bella Monaca con il poi ondivago Claudio Santamaria, futuro sostenitore di Virginia Raggi. Addirittura George Clooney lo avrebbe voluto, Veltroni, come officiante di matrimoni in quel di Venezia, e il Time gli avrebbe dato di politico “smart”. Ma non è andata male neanche a Ignazio Marino, che nel momento della disgrazia e delle dimissioni, con congiura di partito alle spalle, incassava l’appoggio di Fiorello, Nicola Piovani e Alessandro Gassman (“tutti contro uno non mi è mai piaciuto, saluto Marino nel momento in cui non lo saluta nessuno”, scriveva su Twitter l’attore). E pazienza se l’ex chirurgo non aveva il sostegno di Carlo Verdone: dalla sua c’era pur sempre l’altra ondivaga Sabrina Ferilli, in futuro apertamente pro Virginia Raggi e in passato apertamente pro Veltroni.
“Se Ignazio Marino ci ripensasse”, diceva allora Ferilli, accorata, al Fatto quotidiano, “se facesse delle dimissioni una pallottola di carta e la puntasse contro chi adesso esulta, se queste dimissioni le rifiutasse nel modo che sa, con la bizzarria di cui è capace, mi farebbe felice. Anzi di più: diverrei una sua fan, ballerei il tango per una notte intera. Lo rivoterei alle prossime elezioni”. Lui invece, Gualtieri, che del Sudamerica adora comunque la musica brasiliana, le canzoni quasi quasi deve suonarsele da solo con la chitarra, che sarà pure un hobby ma insomma: un vip si vede nelle difficoltà, e il momento è più difficile che mai, nell’incertezza del tutto. Senza contare che per Raggi si erano esposti anche i cantanti Fiorella Mannoia e Antonello Venditti, e per Marino si era scomodato infine Gianni Morandi (“non si dimettono per mafia e tangenti, ma il Pd vuole la testa di Marino per due cene”). E che dire di quando Walter Veltroni, nel 2008, dimessosi da sindaco per poter partecipare alle elezioni politiche, ha passato il testimone a Francesco Rutelli, ex sindaco per due mandati e di nuovo candidato, al cospetto di Stefania Sandrelli e Laura Morante? Bei tempi, potrebbe pensare Gualtieri, scrutando quello che per ora pare spettacolo, sì, ma del silenzio.