EDITORIALI
Il Pd, i subappalti ed Europa à la carte
I tic della sinistra e quella procedura d’infrazione che mette a rischio il Pnrr
Ci sta che, viste da Bruxelles, le stranezze italiane non risaltino tutte nella loro più vivida evidenza. E però è comunque ben strano che il Pd, cioè il partito che molto spesso utilizza – e a ragione – le raccomandazioni europee per trovare la via da seguire quando bisogna fare le riforme, quando poi si arriva a parlare di mercato e di appalti s’irrigidisca nella più caparbia difesa delle specificità nostrane.
A sinistra le proposta di riforma del codice sulla revisione del limite ai subappalti sono subito state bollate come un favore alle mafie. E certo la lotta alla criminalità organizzata non può che restare un imperativo categorico per qualsiasi governo. Ma si dà il caso che proprio su questo nostro incaponirci sul porre un limite sull’importo complessivo dei contratti da poter subappaltare la Commissione ha aperto da tempo una procedura d’infrazione nei nostri confronti. Ed è un fatto rilevante, visto che anche da qui passa il rischio di vederci ridurre la quantità dei fondi europei connessi al Recovery plan. E non è un caso che ad allertarsi sia stato proprio il dipartimento per gli Affari europei di Palazzo Chigi. Perché, nell’imminenza della scadenza del decreto “Semplificazioni”, la montagna riformista stava per produrre l’ennesimo topolino: e così, dopo che con lo “Sbloccacantieri” (estate 2020: èra gialloverde) si era alzato il limite dei subappalti dal 30 al 40 per cento delle opere assegnate, ora c’è chi pensa di alzare quel tetto fino al 50 per cento. E’ toccato a Enzo Amendola spiegare allora ai colleghi del Pd che no, non funziona neppure così, perché è proprio il concetto di una soglia massima che confligge con l’orientamento di Bruxelles.
Possibile che la sinistra utilizzi la complicazione normativa come strumento di lotta al malaffare? Possibile che, difendendo l’immobilismo, finisca per far apparire ragionevole perfino una proposta assurda come quella di Salvini, che propone di stralciare d’emblée il codice degli appalti, rischiando così di generare un caos normativo e uno stallo procedurale?