Isabella Conti (foto LaPresse)

fare i conti con isabella

"Calenda faccia le primarie a Roma. Letta mi piace", ci dice Isabella Conti

Luca Roberto

"Il Pd mi attacca ma non sui contenuti. Io renziana? No, sono indipendente. A Bologna la scelta è tra ordinaria amministrazione e una visione nuova". Parla la candidata sindaca del centrosinistra

Crede che il farla apparire un corpo estraneo sia tutta una strategia comunicativa interna al Pd. Anche perché lei, Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro di Savena dal 2014, in quota Italia viva, non fa che definirsi “una donna di sinistra”. E lo chiarisce in questo colloquio di un’oretta col Foglio, mischiando locale e nazionale. Il 20 giugno sfiderà alle primarie, tra gli altri, Matteo Lepore, la continuità con l’amministrazione Merola su cui hanno scommesso i dem bolognesi. “Ma almeno metà del partito è con me, gli stessi che quando a San Lazzaro mi opposi alla ‘Colata di Idice’, un mega progetto edilizio, mi difesero”, racconta. “La strategia di una parte del Pd è quella di omettere ciò che ho fatto come sindaco, e di attaccarmi strumentalmente per cercare di minare la mia figura”. Al punto che qualcuno, come la figlia dello storico ex consigliere Maurizio Ceventini, ha già parlato di “primarie farsa”. “Ma io ci credo davvero al fatto che siano una gran festa di partecipazione democratica. E la mia non è una battaglia di testimonianza, possiamo vincere”, confida Conti.

Su cui ancora grava l’onta dell’adesione a Iv. Le dà fastidio continuare a essere etichettata come “la sindaca renziana”? “Sì, anche perché mi candido da indipendente. Sono iscritta alla sinistra giovanile da quando ho 14 anni. Il mio radicamento e la mia storia sono lì. Se ho lasciato il Pd è perché mi sono sentita tradita da chi ha cercato di condizionarmi”. E’ convinta che le forze moderate non devono rinunciare a esser della partita. E infatti la lettura della sindaca è che ci sia bisogno di “una sorta di Ulivo 2.0, un fronte largo in cui ognuno possa esprimere la sua identità. Ecco perché secondo me Calenda sbaglia: dovrebbe partecipare alle primarie a Roma”. 

 

Isabella Conti alla decima edizione della Leopolda, a Firenze (foto LaPresse)

Anche sulla segreteria Letta, l’analisi è di generale apprezzamento. “Ho condiviso l’appello all’anima e al cacciavite. Prima di parlare di coalizione, è giusto che il Pd chiarisca la propria identità”. Condivide anche la proposta sulla tassa di successione? “La trovo giusta: in una fase come questa porre il tema della solidarietà sociale, di una certa redistribuzione, è fondamentale. Poi certo, la si deve dettagliare. Anche perché i soldi pubblici hanno bisogno di una visione, di proposte che vanno formulate con chiarezza”.

Lei per Bologna sostiene di avere l’uno e l’altro. “La scelta è tra l’ordinaria amministrazione e un ripensamento della città. Questi anni hanno dimostrato una carenza nel sistema di welfare, nelle politiche abitative, che spesso sono andati ad accrescere la tensione sociale. Avere risposte di sinistra vuol dire non lasciare alla destra, che batte su tasti nazionalisti, la difesa degli ultimi”. Dicono, però, che una sua eventuale vittoria farebbe da prodromo al disfacimento del dialogo con i Cinque stelle. “Ma non è vero – risponde Conti – che il M5s è solo Bugani. Una buona metà di loro mi sosterrebbe”. Non è che la concordanza alla linea Letta alla fine la farà rientrare nel partito che ha lasciato quasi tre anni fa? “Quello che mi interessa è costruire le condizioni per una confederazione delle forze di centrosinistra. Vuol dire che ognuno dovrà fare la sua parte”.