Il premier Mario Draghi (Ansa)

Dopo Enac e Ansfisa

Nomine, le scelte di Draghi su Cdp, Ferrovie e Rai

Ruggiero Montenegro

Il premier deciderà in autonomia, confrontandosi con i collaboratori più stretti. Da qui all'autunno, il governo sarà chiamato a indicare 518 nomi, tra consigli d'amministrazione e collegi sindacali, per 90 partecipate

Ancora qualche giorno, forse qualche ora, poi sarà il momento delle scelte. Nei corridoi di Palazzo Chigi tiene banco la questione nomine: un passaggio stretto ma obbligato per il governo Draghi, che dovrà esprimersi sui vertici delle principali partecipate statali, strategiche anche in ottica Recovery. A partire da Cassa depositi e prestiti e Ferrovie dello Stato, rispetto alle quali le prime scelte sono attese in settimana. A giugno invece toccherà alla Rai.

 

Mario Draghi ha deciso di procedere, e non è la prima volta, con il massimo dell'autonomia possibile: niente capi delegazione e nessuna processione negli uffici di governo. Il premier ha ascoltato e ascolterà, prendendo atto delle indicazioni dei partiti, e poi procederà di sua iniziativa, confrontandosi con i suoi più stretti collaboratori: il capo di gabinetto Antonio Funiciello e soprattutto il consulente ed economista Francesco Giavazzi. Oltre al ministro dell'Economia Daniele Franco, per ovvie ragioni di competenza, e al direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, che è colui che più d’ogni altro sovrintende alle operazioni. 

 

La macchina è già in moto da tempo. Quella delle nomine del resto è una partita politica fondamentale alla quale, inevitabilmente, i partiti sono interessati, tra quanti come i 5 Stelle vorrebbero fosse premiata la continuità, e chi invece vorrebbe riproposto il “metodo Draghi” sulla gestione della pandemia, con i vertici delle principali strutture anti-covid rimossi o sostituiti.

 

Cassa depositi e prestiti e Ferrovie dello Stato

Il primo banco di prova sarà il Gruppo Ferrovie dello Stato, la cui decisiva assemblea dei soci si svolgerà domani, mercoledì 26 maggio. L'amministratore delegato Gianfranco Battisti potrebbe far presto le valige, come lasciano trapelare fonti del governo. Fsi dovrà gestire nei prossimi mesi un tesoretto da circa 30 miliardi derivanti dal piano di ripresa e resilienza. Il M5s punta alla riconferma dell’ad. Dalla sua, come sottolineato dai parlamentari pentastellati in commissione Trasporti, il fatto che l'azienda si sia confermata anche nel 2020 primo gruppo industriale per investimenti tecnici, oltre ad aver prodotto ricavi per 10,8 miliardi, nonostante la pandemia. Per la sua successione i nomi più caldi sono quelli di Luigi Ferraris, con un passato all'Enel e a Terna, di Giovanni Tampuri, banchiere, e di Donato Iacovone, presidente di Webuild. E crescono anche le quotazioni di una risorsa interna come Fabrizio Favara, già braccio destro di Mauro Moretti. 


Poi, giovedì, sarà il turno di Cassa depositi e prestiti. Anche qui, a fare le spese di questa ridefinizione degli assetti interni potrebbe essere Fabrizio Palermo che dal 2018, e su indicazione del governo gialloverde, ricopre il ruolo di amministratore delegato e direttore generale. Palermo proverà a resistere, contando sui risultati ottenuti, in particolare i 39 miliardi che il piano industriale della partecipata ha mobilitato a favore di imprese, infrastrutture e Pubblica amministrazione, e sul sostegno, anche in questo casso, della truppa grillina, con Luigi Di Maio che fino all'ultimo proverà a salvaguardare il ruolo del dirigente indicato ai tempi da Giuseppe Conte, una delle ultime bandiere del grillismo di governo. Al suo posto circola il nome di Dario Scannapieco, attuale vicepresidente della Banca europea degli investimenti, un professionista che Draghi conosce e con cui ha già lavorato al Tesoro alla fine degli anni 90. E che rappresenta dunque il candidato favorito. Quanto alla presidenza, salvo sorprese dell'ultima ora, appare sempre più certa la conferma di Giovanni Gorno Semprini.

 

La Rai e le altre

Dalla prossima settimana, poi, sarà il momento della Rai: il Consiglio d'amministrazione scade a fine giugno, ma già da mesi si rincorrono nomi e trattative. Sullo sfondo la necessità, sempre sbandierata ma mai davvero perseguita dai partiti, di una riforma che alleggerisca il peso della politica nella gestione della tv pubblica. Il governo dovrà sostituire il presidente Marcello Foa e l'ad Fabrizio Salini, entrambi in carica dal 2018 e rispettivamente in quota Lega e M5s. Oltre a loro verrà rinnovato il consiglio d'amministrazione.

 

Mario Draghi sembra intenzionato ad affidare i vertici Rai a una personalità che conosce e di cui si può fidare, riducendo al minimo le pretese del Parlamento. Il che fa pensare come il nuovo ad possa essere esterno all'azienda, anche se i partiti spingono per un nome interno, già avvezzo alle complicate dinamiche di Viale Mazzini. A quest'ultima categoria appartengono i nomi del direttore Distribuzione Rai Marcello Ciannamea, e Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema. Sull'altro fronte, in lizza Eleonora Ripa (OpenFiber), Laura Cioli (in passato a Rcs e Gedi) ed Eleonora (Tinny) Andreatta, in Rai fino allo scorso anno come responsabile fiction, prima di passare a Netflix. E nelle ultime ore sono salite le quotazioni di Alessandra Perrazzelli, vicedirettrice di Bankitalia e nome gradito al premier.

 

Per la nomina del presidente ci sarà bisogno dell'approvazione dei due terzi della Commissione vigilanza, e dunque una qualche forma di mediazione in questo caso potrebbe arrivare. Ferruccio De Bortoli ha già fatto sapere, ancora un volta, di non essere interessato e, ad oggi, tra i favoriti ci sono Paola Severini Melograni e Simona Agnes, per la quale pare si sia speso anche Gianni Letta.


Quelle dei prossimi giorni sono probabilmente le decisioni più pesanti, ma non le uniche che attendono l'esecutivo e la questione terrà banco almeno fino all'autunno. Nelle scorse settimane sono arrivate la nomine dell'avvocato Pierluigi Di Palma come nuovo Presidente Enac e di Domenico De Bartolomeo alla direzione dell'Ansfisa. L'orizzonte però è ben più ambio e in totale il governo sarà chiamato a indicare 518 nomi, tra consigli d'amministrazione e collegi sindacali, per 90 partecipate.

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