Luigi Marattin (foto Ansa)

l'intervista

“Aiutare i giovani? Riduciamo il peso delle tasse. Sul fisco serve convergenza”. Parla Marattin

Valerio Valentini

"La riforma del fisco è un esame di maturità per i partiti. La tassa di successione di Letta? Ha sbagliato tempi e modi, ma discutiamone", dice al Foglio il presidente della commissione Finanze alla Camera

Eccolo che piccona. “Ma no. Io credo che la maggior parte di coloro che hanno espresso perplessità abbia semplicemente trovato strano che si sia proposto di alzare una tassa non solo senza dire quali altre si abbassano, tipo quelle sul lavoro, ma per finanziare un aumento di spesa”. E si resta quasi straniti, di fronte alla pacatezza dei toni di Luigi Marattin. Noi lo avevamo cercato confidando nella sua consueta intransigenza: volevamo una stroncatura della proposta di Enrico Letta sulla tassa di successione. “Parlo da presidente di una commissione, quella Finanze della Camera, che si sta appunto impegnando in un’indagine sulla riforma dell’Irpef”, chiarisce allora lui. “Semmai, sono i tempi e i modi scelti per avanzare questa proposta che sono parsi un po’ peculiari, visto che siamo appunto nel mezzo di un articolato lavoro parlamentare, nel quale il Pd si sta impegnando molto, su come riformare complessivamente il sistema fiscale, con l’obiettivo principale di ridurne il peso in aggregato. Ma ogni proposta ha la sua legittimità e la discuteremo in commissione: certo le modalità di finanziamento del massiccio taglio di tasse sul lavoro devono essere ben esaminate”. 

Insomma aiutare i giovani sì, ma non così? “Sono tante le dimensioni in cui si possono aiutare i giovani. Adeguare il sistema formativo a questo secolo, riformare le modalità di ingresso nel settore pubblico, come pur si sta iniziando a fare, combattere la cultura della ‘raccomandazione’ che invece ancora impera. E pensarci due volte prima di spendere miliardi per mandare in pensione tutti indiscriminatamente a 62 anni, come è stato fatto per Quota 100. Con quei soldi, sai che dote che veniva fuori ai 18enni”. A proposito di proposte di parte: con Matteo Salvini che insiste sulla flat tax, come la metterete? “Alcune delle proposte fatte dalla Lega, certo non tutte, lasciano intravedere un importante spazio di possibile convergenza tra le forze politiche, mentre mi pare di capire che l’adozione di una flat tax generalizzata sia stata per il momento relegata ad una prospettiva di lungo periodo, che ogni forza politica può ovviamente legittimamente perseguire. Ora però si tratta di lavorare operativamente ad una convergenza, e in questi giorni va verificata l’effettiva volontà di ognuno di volerlo fare davvero o buttare semplicemente la palla in tribuna”.

 

Ecumenico, insomma. “Sono solo consapevole della grande responsabilità che ci è data, e non voglio in alcun modo sprecare questa opportunità. La riforma fiscale ha una particolarità. E’ l’unico caso in cui il governo dice al Parlamento e alle forze politiche ‘cominciate voi. Date voi il calcio d’inizio, e l’indirizzo politico’. Forse lo ha fatto perché il Parlamento ha iniziato a lavorarci ben prima dell’insediamento di questo esecutivo, ma va bene lo stesso. E il fatto che questo atteggiamento venga da un governo che è spesso stato accusato di non coinvolgere a sufficienza le forze politiche, mi fa arrivare ad una sola conclusione: se il Parlamento spreca questa occasione, magari producendo un documento finale vago e pieno di banalità, allora non lamentiamoci più che il governo Draghi non ci considera a sufficienza. Questo è un esame di maturità per i partiti”. A proposito di Draghi: il suo arrivo a Palazzo Chigi sembra aver ripolarizzato il quadro politico, con un centrosinistra a trazione demogrillina e un centrodestra di stampo sovranista. Non è che voi centristi, da Iv ad Azione e dintorni, rischiate di sentirvi schiacciati? “A me pare proprio il contrario. L’alleanza Pd-M5s sta rimanendo più che altro sulla carta, o nelle interviste speranzose di qualche nostalgico. E pure nel centrodestra non vedo questo fiorir di amorosi sensi, né tra Salvini e Meloni né – soprattutto – tra loro e un partito liberale e pro-europeista come Forza Italia. Personalmente credo che il processo di scomposizione e ricomposizione del quadro politico debba ancora iniziare. Forse inizierà quando le forze politiche acquisiranno piena consapevolezza (al momento del tutto assente) di come il Pnrr arrivi come un uragano su decenni di ‘tiriamo a campare’ e di equilibri precari. Quando questo momento arriverà, gli uomini e le donne di buona volontà sapranno ritrovarsi dalla stessa parte”.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.