Emanuele Fiano, deputato del Pd (LaPresse)

Il cortocircuito

Il M5s si spacca su Casaleggio, e prova a mandare Fiano a processo

Domenico Di Sanzo

Giallorossi in tilt alla Camera. Cento grillini votano per mandare a processo il deputato del Pd. Al centro della polemica, una vecchia querela del padrone di Rousseau

Ne è passato di tempo dall'8 marzo del 2016. Quando Emanuele Fiano, deputato del Pd, twittava così all'indirizzo di Davide e Gianroberto Casaleggio. "Si spiano con euro dei contribuenti decidono a casa Casaleggio nessuno sa chi o cosa e parlano di democrazia? La faccia come il culto", il tutto seguito dall'hashtag "#gurugate". Il riferimento era alla vicenda del cosiddetto mailgate. Una vicenda mai chiarita che riguardava il presunto controllo della posta elettronica dei parlamentari del M5s da parte di una società vicina ai vertici del Movimento. Casaleggio querelò Fiano per quel tweet. E ora il voto dell'Aula della Camera sull'insindacabilità delle affermazioni fatte da Fiano poco più di cinque anni fa. Dunque, per Montecitorio il parlamentare dem non ha diffamato Gianroberto Casaleggio. L'assemblea ha così approvato la relazione della Giunta per le autorizzazioni, che già si era espressa per la non procedibilità, rifacendosi all'articolo 68 della Costituzione. Secondo cui i "membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni".

 

 

Un cortocircuito per il M5s. Gli stellati ora infatti si trovano saldamente alleati al Pd di Fiano e hanno divorziato ufficialmente da Casaleggio e dall'Associazione Rousseau. Nonostante questo, i 100 voti contrari all'insindacabilità per la querela del cofondatore defunto provengono quasi tutti dalle fila dei Cinque Stelle. Che, votando contro, hanno giudicato diffamatorie le frasi del loro alleato Fiano e, di fatto, hanno dato ragione al nuovo arcinemico Casaleggio. Evidentemente non è bastato un divorzio travagliato, con tanto di minacce di battaglia legale, per recidere del tutto il cordone ombelicale che ha legato i grillini alla casa madre per più di dieci anni. Tra i contrari nomi di peso come l'ex ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, l'ex ministro Vincenzo Spadafora, l'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede e la reduce del governo gialloverde Giulia Grillo. Tra i no anche parlamentari molto critici, ultimamente, con Rousseau e Casaleggio. Un esempio su tutti è il deputato Riccardo Ricciardi, considerato fino a poco tempo fa un contiano di ferro. Una sola astenuta in tutta l'Aula. Si tratta della deputata campana Teresa Manzo, del M5s. La quale ha preferito salvare Fiano piuttosto che dare ragione, dopo anni di distanza, a Casaleggio.

Di più su questi argomenti: