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I mea culpa mancati del M5s sul sindaco di Lodi

Dopo l'assoluzione dell'ex sindaco Pd di Lodi. Mezze giustificazioni, banalità manettare e nessuna scusa da parte dei cinque stelle

Francesco Cocco

Nel sonnolento viavai di senatori, funzionari, giornalisti e turisti che moderatamente anima Piazza San Luigi dei Francesi, davanti all’ingresso del Senato, la notizia dell’assoluzione in appello di Simone Uggetti, ex sindaco Pd di Lodi, nel processo per il “caso piscine” non è proprio sulla bocca di tutti. Non è certamente al centro della comunicazione politica del Movimento 5 Stelle, impegnato in questi giorni nell’ennesima riproposizione del “caso vitalizi”. Eppure, quando Uggetti fu arrestato, nel maggio del 2016, la vicenda impegnò per più giorni le energie comunicative del Movimento. “Se non si dimette Uggetti, le dimissioni gliele devono chiedere Renzi e Guerini” (allora segretario e vicesegretario dem), scandì Luigi Di Maio, all’epoca vicepresidente della Camera, in un sit-in nella lodigiana Piazza Vittoria (uscita pubblica  in cui lo accompagnarono molti fra i volti più noti del Movimento). “Ma non ho sentito Renzi farlo ancora”, insisteva Di Maio. “Chiedo al Pd di liberare i cittadini lodigiani tenuti in ostaggio”. Sui social, intanto, il Movimento dispiegava una campagna poderosa.

 

Mercoledì, tra i senatori che entrano ed escono da Palazzo Madama, abbiamo provato a fermare qualche pentastellato, a ricordargli il caso, a chiedergli se il M5S non debba riflettere: non ci fu quantomeno un po’ di avventatezza, diciamo così, nei giudizi espressi in quel maggio del 2016? Eccone uno della prima ora, Andrea Cioffi: “Quando una persona viene assolta, bene!, è un fatto positivo… Non ci trovo niente di strano”. Gli ricordiamo i toni durissimi, pressoché corali, adoperati all’epoca dalla comunicazione e da parecchi leader grillini. “Se uno viene arrestato - ci risponde Cioffi - mi sembra normale che ci siano dei forti dubbi che ci inducono a prendere una posizione”. La Costituzione italiana, obiettiamo allora noi, afferma la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva contraria. “Ma c’è un problema di moralità – si accende Cioffi – il problema è sempre lo stesso: uno non deve solo essere pulito, deve anche sembrare pulito. Allora se tu vieni arrestato, la prima cosa che fai è un passo indietro e giochi la tua partita nel processo… se poi vieni assolto, bene!”. Niente scuse del M5S, dunque? Cioffi non ci risponde e varca la soglia di PalazzoMadama.

 

Ecco però, poco dietro, Danilo Toninelli. C’era anche lui, in quel palco di Piazza Vittoria, il 7 Maggio 2016. Glielo ricordiamo, ora che lo vediamo solcare la piazza circondato da videocamere, e gli chiediamo se il M5s a Uggetti non debba delle scuse. “Prima di chiedere scusa bisogna guardare tutte le motivazioni della sentenza”, replica l’ex ministro. È stata un’assoluzione con formula piena, facciamo notare. “Sì sì, ma ci mancherebbe altro… Fammi leggere prima la sentenza, che è certamente di alcune decine di pagine”. E aggiunge: “Ricordiamoci sempre una cosa, anche se non mi riferisco a nessuno: prima della sentenza penale, di un comportamento rilevante a livello penale, ricordiamoci che c’è la morale, la moralità”.

 

Riconosciamo ora un volto relativamente nuovo del M5s, il senatore Giuseppe Auddino : “Credo sia una gran bella notizia, per il sindaco e per tutti gli amministratori locali che fanno un lavoro difficilissimo”. E mostra toni diversi dai suoi due colleghi: al tempo della campagna contro Uggetti, ricorda Auddino, “io non ero neanche eletto. Da attivista la ricordo, ma non ne condivisi i toni e quindi oggi sono contento per il sindaco”. Non crede il Movimento debba chiedere scusa?, azzardiamo noi. “Lo potrebbe fare, mi auguro che lo facciano”.

 

Vito Petrocelli è un altro cinquestelle di lunga data. Ma della vicenda Uggetti non sembra gli sovvenga molto: “Gli faccio tanti auguri per l’assoluzione. Non mi ricordo del caso, io vivo in Basilicata, quello che succede a Lodi mi permetto di non seguirlo fino alla fine”.

 

Non è più nel M5S - ne è stato espulso per non aver votato la fiducia al governo Draghi - ma Nicola Morra, che oggi è presidente della commissione Antimafia, nel Movimento in quel lontano 2016 c’era. “Non posso che plaudire al giudizio di un magistrato. Al contrario di quello che si pensa, non dobbiamo fuggire dal processo ma dobbiamo dimostrare nel processo di aver ragione”. Un po’ di precipitazione del M5s, all’epoca? “Io non sono mai stato a Lodi a fare sit-in, probabilmente i miei ex compagni di viaggio ci saranno stati”, è la replica di Morra. E aggiunge: “D’altronde i miei ex compagni di viaggio hanno anche fatto altre scelte che io considero del tutto errate, nella vita si fanno spesso errori. E io per primo ne faccio”.

 

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