L'intervista
Giarrusso: "Di Maio ipocrita e traditore. Il mio gesto delle manette? Forse non lo rifarei"
Il parlamentare più giustizialista di questa legislatura dice che nel 2018 la gente era affamata di onestà e che la mossa dell'ex capo politico gli fa schifo
Il senatore ex M5s attacca il ministro degli Esteri per il mea culpa sulla gogna mediatica aizzata dai grillini: "Ha tradito gli elettori, è un piccolo democristiano che segue solo Vincenzo Scotti"
Sarà ancora imbufalito. Sembra già di vederlo. Uno con la carriera di Michele Mario Giarrusso il giorno che ha letto la lettera al Foglio di Luigi Di Maio sarà andato su tutte le furie e forse ancora non gli è passata. D'altronde fino a quando ha militato nel M5s (prima cioè dell'espulsione ad aprile del 2020 perché non versava una parte dello stipendio) è stato il senatore più manettaro dei grillini e con tanto di orgoglio rivendicato in tutti i talk show del paese.
Dunque il mea culpa del ministro degli Esteri sulla gogna mediatica dei tristi anni che furono deve avergli mandato di traverso la colazione. Sicuro.
Giarrusso, avvocato catanese di 56 anni, è quello che fece il verso delle manette e dei polsi incrociati ai parlamentari del Pd per il caso dei genitori di Matteo Renzi proprio il giorno in cui lui e gli altri rappresentati del M5s votarono no contro l'autorizzazione a procedere per Matteo Salvini nel caso Diciotti nella giunta per le autorizzazioni (erano i tempi del Conte 1). In questi anni, è al secondo mandato, ne ha dette di ogni: spietato, violento, castigatore, pronto a evocare i tribunali del popolo, nel dubbio nessun dubbio: tutti dentro e buttiamo la chiave. Personaggio minore per quanto pittoresco della rivoluzione mancata dei pentastellati.
Senatore Giarrusso, Di Maio ha detto a questo giornale che...
"La fermo subito: Di Maio è un ipocrita, un traditore".
Si calmi.
"Ha tradito tutto quello che era il M5s pur di assicurarsi una poltrona, lavora per se stesso".
Ma il caso dell'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti è clamoroso. E merita una riflessione.
"E' un'assoluzione sub iudice".
E' un'assoluzione.
"Guardi quello di Di Maio è stato un atto ignobile".
Si è sentito tradito dopo mille battaglie manettare?
"Insieme a Luigi non ho mai fatto battaglie. Nemmeno con dj Fofò, uno che non conta e non passa, come si dice dalle mie parti. Un ex ministro della Giustizia, una mera controfigura".
Vuole dire che Di Maio è un pentito e come tale va trattato?
"Non elevo nemmeno a questo rango: è un piccolo democristiano campano, guidato da Vincenzo Scotti. Una guida che ormai è emersa ed è chiara a tutti".
Ma adesso che si è calmato. Ragioni un secondo: possibile che lei non si penta di certe battaglie giustizialiste, poi smentite dalle sentenze?
"Il mea culpa lo faccio nei confronti degli elettori che ci votarono nel 2018. Io sono stato sempre in buonafede. La gente voleva il cambiamento ed era affamata".
Di cosa?
"Di onestà".
O di ghigliottina?
"Io ho fatto la mia parte".
Lei è quello delle manette ai parlamentari del Pd: sa che rimane la foto più cercata su Google quando si digita il suo nome? Se n'è pentito?
"C'erano provocazioni continue erano tutti assiepati intorno a me".
Lo rifarebbe?
"Con il senno di poi è difficile da stabilire. Non cascherei nelle provocazione, forse".
Quindi non lo rifarebbe.
"Non bisogna cadere nelle provocazioni, ho capito questo. Dunque forse non rifarei quel gesto".
Da quando è uscito dal M5s si trova nel gruppo misto senza particolare bussola.
"Penso a finire questa legislatura poi tornerò al mio lavoro in Sicilia".
E se dovesse incontrare Di Maio nei corridoi del Senato?
"Non gli parlo. E' traditore".