l'intervista
“Sulla giustizia Salvini sfrutta lo spazio vuoto lasciato dalla sinistra”, dice Manconi
"Nel Pd il garantismo è minoritario ma negli altri partiti è ancora peggio. I referendum promossi dai Radicali sono sacrosanti, se i dem non li sostengono è per diffidenza". Parla Luigi Manconi
“Solo chi ha una concezione autoritaria, organicistica o consociativa può considerare i referendum una minaccia per la democrazia parlamentare. In realtà sono sempre stati uno strumento di stimolo e di alleggerimento della partecipazione popolare, un’occasione di vitalità per la dialettica democratica”. Se si chiede a Luigi Manconi, che del garantismo, del rispetto della presunzione di innocenza, ha fatto la sua bandiera nell’attività politica (in Parlamento per tre legislature, dai Verdi al Pd), pubblicistica (oltre 30 libri nell’indice d’autore) e nell’attivismo (presiede la fondazione che presta assistenza giuridica A Buon diritto), di commentare l’invito che Goffredo Bettini ha rivolto al Pd perché sostenga i referendum sulla giustizia promossi dai Radicali, quel che si ottiene è una generale approvazione.
“Ho massima stima della ministra Cartabia, penso che il suo tentativo di riforma sia prezioso e mi auguro che giunga a buon fine. Ma ciò non esclude l’utilità dei referendum in questione”, dice al Foglio. Condivide la considerazione di Bettini, per cui i quesiti promossi dai Radicali sono “l’occasione che ha la politica per riformare se stessa”. E per cui il Pd di fronte a questa battaglia garantista non può rimanere inerte, lasciando la figura di Pannella ostaggio di Matteo Salvini che già ha preso a farsi vedere per banchetti e conferenze stampa? “Penso che nelle battaglie in cui sono in gioco i diritti fondamentali tutti gli alleati siano i benvenuti, molto pannelliano come principio. Mi alleo anche con chi non mi piace, diceva Pannella”, aggiunge Manconi. “E però allo stesso modo questo non mi impedisce di pensare che la Lega sia il partito più giustizialista che c’è in Italia, perché è il più classista e discriminatorio nei confronti degli ultimi, i più vulnerabili. Del resto, nel momento in cui sostieni i quesiti proposti dai Radicali, che sono rivolti in parte a destinatari precisi, e cioè i detenuti, non puoi sostenere quello che ha detto Salvini su Brusca. Il problema è che quello spazio la Lega se l’è andato a conquistare per la totale assenza dei partiti del centrosinistra”.
Che hanno preferito ripiegare sull’attendismo, quando non il silenzio, rispetto a prese di posizioni forti. Radicali, per l’appunto. Perché secondo lei, che il mondo dei democratici lo conosce da vicino essendo stato in Parlamento fino al 2018, il Pd è così timido, allora? “Perché la sinistra, che è sempre stata più attenta a tutelare i diritti sociali collettivi invece di quelli individuali, ha sempre avuto dei limiti culturali. Nel Partito democratico il garantismo è appannaggio di una minoranza, pur essendo il partito più garantista di tutti. E poi nel merito, il Pd è sempre stato diffidente nei confronti delle battaglie del Partito radicale, e più in generale dello strumento referendario”.
Anche se Bettini ha detto che il Pd dovrebbe essere a favore della separazione delle carriere tra giudici inquirenti e giudicanti. “Ma questo – dice Manconi –, è molto discutibile. Perché sul punto il Pd in tutti questi anni si è sempre opposto”. Lei non crede che anche sul rispetto delle garanzie fondamentali si sia verificato un superamento da parte dei Cinque stelle e della Lega, che i democratici si ritrovino a rincorrere su un tema, quello della giustizia, dove avrebbero più agibilità di manovra di altri? “Guardi, le posizioni del ministro Di Maio nei confronti del sindaco di Lodi Uggetti le abbiamo accolte con piacere, ma se hanno destato tanto scalpore è solo perché sono provenute da un leader politico che ha attinto tutta la sua popolarità dall’espressione massima del giustizialismo. E poi le ripeto, dopo il test Uggetti c’è stato il test Brusca a ricordarci che il rispetto delle garanzie nel nostro paese è un orientamento di minoranza. Se dalle persone comuni ce lo si può aspettare, questo non dovrebbe valere per le forze politiche”, rimarca Manconi.
Ci sono forze garantiste al di là degli eredi di Pannella? “Sono marginali. Ricordiamoci sempre che anche uno come Matteo Renzi, che ha fatto del garantismo una sua sensibilità, arrivò a proporre Nicola Gratteri come ministro della Giustizia. Anche lui ha avuto un comportamento piuttosto erratico”. Ce lo dica, lei parteciperà alla campagna referendaria. “Darò una mano senz’altro”. Vuole fare un appello agli amici del Pd perché sciolgano le timidezze di queste ore? “Ma non sono tipo da appelli. Credo nel mio piccolo di aver dato qualche elemento per rifletterci su”.
L'editoriale dell'elefantino