Il retroscena
"Cara Giorgia, qui c'è tanto lavoro fino al 2023". Draghi vede Meloni e chiude al Colle
Faccia a faccia cordiale e proficuo. E si scopre che la presidente di FdI ha ottimi rapporti nello staff del presidente del Consiglio
Il premier incontra la leader di Fratelli d'Italia e le dà un forte indizio sulla corsa per il Quirinale: vuole rimanere a Palazzo Chigi fino alla fine della legislatura
“Qui, fino al 2023, c’è tanto da fare”. Mario Draghi apre le porte di Palazzo Chigi a Giorgia Meloni e allontana da sé quelle del Quirinale. La battuta, lasciata cadere durante i settanta minuti d’incontro, è più forte di qualsiasi buon proposito di collaborazione tra il premier e la “capa” dell’unica opposizione presente in Parlamento. E’ una dichiarazione di residenza, quella che l’ex banchiere centrale offre alla donna forte della destra italiana. A proposito, Meloni: ha preso le misure all’ufficio del premier? “No. E poi – dice al Foglio – come ricorderà ho fatto il ministro, già conoscevo quell’ufficio”.
Meloni in ascesa nei sondaggi. E parla in salita: tira il gruppo del suo staff. Si sta arrampicando sulla collinetta che porta all’ingresso di Montecitorio. Negli uffici della Camera l’attendono riunioni sulla giustizia (c’è sempre il neo radicale Matteo Salvini da marcare) e sulla festa di Atreju (che ritorna in presenza a settembre con ospiti internazionali).
La leader di Fratelli d’Italia indossa un paio di scarpe stringate di cuoio nero, su pantaloni dello stesso colore.
“E comunque – scherza ancora – ho anche questa camicia gialla, che era intonata con l’ambiente”. Con le pareti damascate dell’ufficio del presidente del Consiglio al primo piano di Palazzo Chigi, ambienti appena lasciati e che punta – non è una sorpresa né una notizia – a occupare dopo la notte delle elezioni. Nel 2023, dunque, come le ha fatto capire l’indaffarato inquilino di Palazzo Chigi che la riceve. E magari la rivedrà. Per ripetere, come spiegano dal governo, il “colloquio lungo e proficuo” di questa mattina. Un appuntamento fisso? Lei lo spera “per fare la nostra parte”.
Avremo dunque “i giovedì della signora Giorgia”, parafrasando Piero Chiara?
L’incontro è andato “bene”, ci dice ancora Meloni. Che fa ginnastica con la memoria e scuote la testa: no, prima non funzionava così. “Io non ho mai fatto incontri di questo genere con Conte durante la pandemia. All’epoca ci convocava, a noi del centrodestra, come se fossero una specie di audizioni: poi bocciava tutte le nostre proposte, salvo ripresentarle in seguito, pare pare, spacciandole per proprie. Incredibile”. Da parte di Draghi, dice ancora Meloni, non “c’è questo atteggiamento, ma un interesse reale e attento”.
Il premier sembra non essere percepito come il Nemico, dalla leader di FdI. Che gli chiede, però, di non commettere gli errori del precedente governo. Quando cioè, durante la stagione estiva, con i contagi giù, “non si preparò in maniera adeguata per settembre e non mise in sicurezza l’Italia rispetto a un ritorno del virus”. Appunti per le vacanze di Meloni al premier: potenziamento dei mezzi pubblici e attenzione alle scuole. Per mettere nelle aule “aerazione meccanica controllata: uno strumento che consenta di far circolare l’aria e di limitare il contagio”.
Lei dice di avergli parlato di “misure irragionevoli” come il coprifuoco da far saltare, del settore dei matrimoni in difficoltà, della sospensione del nuovo regolamento sugli scoperti bancari da sospendere, di aiuti alle imprese che garantiscono continuità ma anche nei confronti dei lavoratori non tutelati. Un piccolo programma politico per la ripresa, adesso che ci sarà il Recovery; salvo l’immigrazione, che Meloni non menziona. Ma forse la vera rassicurazione che la leader dell’opposizione ottiene dal premier è proprio quella sul “qui c’è tanto lavoro fino al 2023”.
Una dichiarazione che cozza con l’idea di Matteo Salvini a proposito del prossimo lavoro che dovrebbe fare l’ex numero della Bce a partire da febbraio. Meloni a
Palazzo Chigi non ha trovato un alleato, certo. Ma nemmeno una persona ostile come potrebbe essere.
Raccontano infatti che quando il leader della Lega inizia a scaldarsi, proprio dal governo, dal cerchio magico di Draghi, partano “delle telefonate a Giorgia” per informarla sulle bizze del caro alleato.
L'editoriale dell'elefantino