Rutelli il Verde: "La transizione ecologica al centro di tutto"
"Il mondo ha perso troppo tempo e la politica continua a non fare abbastanza: serve uno sforzo condiviso", dice l'ex leader della Margherita
I giornalisti stanno giusto addentando i primi antipasti quando Francesco Rutelli si alza in piedi, estrae l’edizione del giorno del Financial Times, la apre e comincia a sfogliarla senza tregua. Una sequela di notizie su energia, ambiente, transizione ecologica. Ecco la ragione dell’invito. “L’Europa – dice – ha degli obiettivi chiari e ambiziosissimi: dimezzare le emissioni entro il 2030, arrivare addirittura entro il 2050 ad emissioni zero. Purtroppo c’è una colossale sproporzione tra quello che abbiamo deciso di fare e quello che stiamo facendo”. L’ex leader verde, vicepremier, sindaco di Roma e attualmente presidente del Centro per il futuro sostenibile –“Espressione che – dice – ho coniato io nel 1979, se ci fossero le royalties sarei miliardiario” – ha letto nei giorni scorsi l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) che elenca le decisioni necessarie per raggiungere il “Net zero emissions globally”, la neutralità climatica, al 2050, e ne è rimasto profondamente colpito. Ha preso carta e penna e buttato giù un documento in cui ha sintetizzato in 22 pagine le sue preoccupazioni. Lo ha inviato anche al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. “Vedete – sorride – mi ha appena risposto, ‘l’ho letto, ti ringrazio molto per il contributo’”. “Il ministro – dice – è una persona seria e competente e nel Pnrr ci sono anche cose importanti, ma non basta, siamo ancora nella fase della sottovalutazione.”. Leggendo la relazione della Iea Rutelli ha confermato la sua convinzione: nonostante l’“An Inconvenient Truth” sui cambiamenti climatici, che valse 15 anni fa ad Al Gore il premio Nobel per la pace, sia diventata l’agenda degli stati e degli organismi internazionali, la consapevolezza scientifica del cambiamento epocale che occorre non è accompagnata da una pari consapevolezza politica ed economica.
Ed in effetti le considerazione fatte dall’agenzia dell’energia per raggiungere gli obiettivi al 2050 hanno un portata gigantesca. Giusto per fare alcuni esempi: il fotovoltaico dovrà crescere di 20 volte da oggi, l’eolico di 11 volte, la fornitura di energia da combustibile fossili ridursi dagli attuali 4/5 dell’energia globale, a 1/5. Nei trasporti, dovranno terminare nel 2035 le vendite di automobili a combustione; biocarburanti e carburanti sintetici saranno necessari per l’aviazione; ammoniaca per le navi. La domanda di carbone dovrà ridursi del 90 per cento, quella di gas del 55, quella di petrolio del 75. I punti di ricarica pubblica per veicoli elettrici dovranno passare, dal 2020 al 2030, da un milione a 40 milioni (con un investimento annuo di quasi 90 miliardi di dollari fino al 2030). Mentre per quanto riguarda l’ utilizzo diffuso dell’idrogeno, dal 2030 sarà necessario – sempre a livello globale – accrescere i soli investimenti infrastrutturali annui dall’attuale 1 miliardo di dollari a circa 40. Insomma, qualcosa di enorme.
“Se 30 anni fa avessimo cominciato a prendere sul serio queste cose – dice Rutelli – avremmo avuto il tempo di governarle in maniera progressiva, adesso è tardi, la transizione ecologica deve diventare per la politica, per le imprese e il mondo economico il centro di tutto, come lo è stato il virus in questi mesi: un’agenda collettiva e condivisa davvero da tutti. A suo avviso non ci siamo per nulla. “Di fronte al monumentale sforzo che occorrerebbe la politica non ha ancora messo il tema al centro della sua agenda e anche tra gli studiosi d’economia l’ambiente viene ancora considerato un tema secondario”. Rutelli cita uno studio di due economisti, Nicholas Stern (Lse) e Andrew Oswald (Warwick University) che hanno effettuato un’analisi sulle principali nove riviste accademico-scientifiche in campo economico a livello internazionale per verificare quanti articoli avessero dedicato al tema dei cambiamenti climatici. Su 77mila articoli censiti solo 57 affrontano l’argomento, lo 0,00074 per cento.
L’urgenza, secondo Rutelli, è tutta qui: la transizione ecologica deve essere uno sforzo condiviso. “Anche perché – dice – non sarà assolutamente a costo zero. Un sacco di gente perderà lavoro e sarà chiesto di pagare più tasse, in ogni territorio ci saranno problemi”. Fa l’esempio dei gilet gialli in Francia. “Per un aumento di pochi centesimi del prezzo del carburante, introdotto da Macron in senso ecologista la risposta è stata ‘tu ci rompi i coglioni per arrivare vivi alla fine del secolo, ma noi non arriviamo alla fine mese’”. Come fare dunque? Secondo l’ex sindaco della Capitale: “Serve la consapevolezza dei governi e serve un piano pluriennale: in ogni filiera produttiva vanno calcolati i possibili benefici anche in termini di occupazionali, devono essere informazioni chiare e comunicabili”. La chiaccherata prosegue per un po’. Poi, finalmente arriva il primo. “Vi ho fatto paura eh? Per fortuna adesso ci sono gli spaghetti”.