passeggiate romane
Tutti i bivi sulle riforme
Due nuovi economisti per il governo. Cosa non torna tra Draghi e il Pd. E a Roma...
Chi lavora con Mario Draghi racconta in questi giorni che il presidente del Consiglio è sempre più intenzionato a “cambiare mestiere” a fine anno. Il presidente del Consiglio dava per scontato il movimentismo di Matteo Salvini. Ma il leader della Lega, alla fine della festa, ragionano a palazzo Chigi, non tira mai la corda per spezzarla. Draghi non si aspettava invece il movimentismo a singhiozzo del Partito democratico. Che complica le cose al governo, perché mentre si sa dove va a parare Salvini, capire la ratio della mosse dem è invece assai più difficile. Tanto più che dentro al Pd il tiro al segretario è già ricominciato. In maniera soft, ma non accenna a fermarsi: in ballo ci sono le candidature alle prossime elezioni politiche. E’ normale che Enrico Letta voglia sceglierle lui. E’ normale che le correnti vogliano arginarlo. Se prendesse sul serio i pieni poteri, le componenti dem si ritroverebbero più che dimezzate nel prossimo Parlamento. Un prezzo che non sono disposte a pagare. Per questa ragione è già cominciato il lavorio di logoramento del leader. E Draghi che avrebbe cose più importanti da fare, del genere portare l’Italia non solo fuori dalla pandemia, ma anche dalla recessione, si è reso conto che di questo passo nemmeno l’alleato pd gli sarà utile.
Movimenti in zona Palazzo Chigi. Nei prossimi giorni arriveranno a Roma due economisti con i fiocchi, che per comodità transiteranno verso il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, guidato da Bruno Tabacci (e Marco Leonardi). Sono gli economisti Veronica Guerrieri e Guido Lorenzoni, chiamati a guidare una piccola task force che avrà come obiettivo principale quello di offrire al presidente del Consiglio elementi utili da portare in Europa per provare a riformare nei prossimi mesi il patto di stabilità.
Come se non bastasse arriva fresco fresco di divorzio con Davide Casaleggio, Giuseppe Conte. Dicono che l’ex premier ormai non abbia più nemmeno i classici punti di riferimento finora avuti. Ossia Rocco Casalino e Goffredo Bettini. Non sono più loro i suoi consiglieri. Il che non solo si nota: rende anche più complicata la navigazione del governo. A palazzo Chigi si sono assai stupiti, per esempio, del fatto che il Corriere della sera abbia dedicato due pagine a un’intervista a Conte. Due pagine, in genere, si riservano al presidente del Consiglio in carica. Per quale motivo l’ex premier ha avuto tutto questo spazio? Gli interrogativi a palazzo Chigi si accavallano. E c’è chi inizia a chiedersi perché mai una personalità come Draghi debba diventare ostaggio delle turbe e delle guerre tra i partiti che si scontrano in vista della battaglia del Quirinale, prima, e delle elezioni politiche poi.
Roberto Gualtieri in tutti i sondaggi non supera la sua coalizione, cioè non va oltre il 35 per cento, ma la cosa non sembra preoccupare il Pd, né quello romano, né quello nazionale. “Non vinceremo per capacità nostra ma per incapacità del centrodestra”, è la convinzione dei dem.
I quali dem nella Capitale sono ai ferri corti con i grillini di rito Raggi. Infatti, non c’è stata solo la gaffe della targa su “Azelio” Ciampi. Il giorno di quell’inaugurazione Virginia Raggi ha rimediato un’altra figuraccia. Meno eclatante ma più istituzionale: il mancato invito a Nicola Zingaretti alla cerimonia di inaugurazione della piazza intitolata all’ex presidente della Repubblica. Tutti invitati e in prima fila: Capo dello Stato, presidente del Senato e presidente della Camera, varie autorità locali, ma non il presidente della regione Lazio. Un grave sgarbo istituzionale. Diciamo che Raggi non ha proprio in simpatia Zingaretti. Ha fatto di tutto all’interno del Movimento 5 stelle per creargli problemi e non farlo candidare al Campidoglio. Obiettivo raggiunto. Ora forse Virgy vorrebbe cancellare Zingaretti anche dal protocollo istituzionale…