I leader non-rischio

Conte e Letta, accomunati dallo stesso destino di candidati locali riluttanti

Siena come Roma Primavalle, seggi vacanti e periclitanti

Marianna Rizzini

I dubbi per Monte Paschi in Toscana, e quelli per i ricaschi della gestione Raggi a Roma

Ricominciare a fare politica dopo un esilio lungo o breve, con l’investitura di un seggio in Parlamento. Sì, ma dove? E soprattutto: ricominciare da un’investitura di un seggio in Parlamento, ma con il paracadute oppure no? Sono dilemmi che tormentano, una volta nella vita, tutti i leader di partito, ma ce ne sono due per cui il comune cruccio sul dove e come si sta già tramutando in comune riluttanza, perché né il seggio né il mercato elettorale sembrano ancore di salvezza, e anzi paiono, da fuori, praterie dense di ulteriori dubbi. E dunque si rischia di avere in campo (futuri) deputati riluttanti.

 

Si dà il caso infatti che Enrico Letta, ex premier e neo segretario Pd, e Giuseppe Conte, ex premier e neo leader del M5s dopo interminabili vicissitudini casaleggiane e non, si ritrovino a condividere un presente sotterraneo di ipotesi: candidare alle suppletive per la Camera uno (Letta) in quel di Siena, e l’altro (Conte) in quel di Primavalle, per dare ufficialità (l’essere anche membro del Parlamento) all’ufficiosità di due leadership non a prova di scosse interne. E se Letta si è mostrato possibilista obtorto collo durante una puntata di “Porta a Porta” (“ne stiamo parlando, i senesi mi hanno cercato, ora ho altre priorità”, ha detto), la dirigenza locale aspetta la direzione del Pd senese di domani per avere il mandato di proporre al segretario di correre in autunno. Solo che il segretario non pare appunto desideroso di catapultarsi in quel di Siena. Dove il problema (anche quando nella bella città toscana si voleva candidare il Conte che ora si vorrebbe vedere candidato a Primavalle) si chiama Monte Paschi, la banca sul cui futuro molto si è litigato nel Pd e fuori, tanto più ai tempi del governo rossogiallo, attorno al concetto del “no allo spezzatino” e a quello della salvaguardia dell’occupazione. E per poter superare l’ostacolo non si hanno neppure sondaggi tranquillizzanti (la destra avanza, e le alleanze a sinistra traballano).

 

Letta “dirà sì” e correrà per il seggio lasciato vacante dall’ex ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, assicurano dal Pd toscano, ma quanto il sì sia convinto vai a capirlo. Come pure non ha fatto stare tranquillo Conte, già defilatosi dalla Siena che ora vorrebbe Letta, lo scenario di un ex premier che arriva a Primavalle, quartiere dalla storia complessa che affonda negli anni di piombo (omonimo rogo del 1973), e quartiere dove un seggio s’è reso vacante dopo la nomina dell’ex deputata Emanuela Del Re a rappresentante speciale della Ue per il Sahel.

 

Come fare infatti a correre come candidato a Cinque stelle nella città dove il sindaco a Cinque stelle Virginia Raggi non è certo reduce da un quinquennio a prova di critiche, critiche che ricadrebbero sul candidato stesso, nonostante il suo passato da premier rossogiallo? Quanti Rocco Casalino ci vorrebbero, insomma, per portare alla sicurezza mediatico-elettorale il professore e avvocato, per giunta in un momento in cui, su Roma, l’intesa pd-M5s non è cosa fatta, per di più in un quartiere in cui la destra è radicata?  “Non posso assumere con i romani impegni che non potrei mantenere”, ha detto dunque il Conte riluttante al Corriere della Sera, “devo occuparmi a tempo pieno della ripartenza del Movimento”.

 

Eppure il vago pensiero di correre a Primavalle, lì per lì, non era stato da lui del tutto rigettato, ma prima di scoprire tutti i contro. E ora Siena e Primavalle si stagliano come simboli di politica del non-rischio, anche se vincere quei seggi darebbe ai due leader senza poltrona parlamentare anche la possibilità di votare il prossimo presidente della Repubblica e di dare più compattezza, con un ruolo istituzionale, a gruppi di deputati e senatori divisi in correnti e sottocorrenti. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.