Primarie dimezzate?
A Bologna il Pd ricorre contro il Pd
Alcuni esponenti del partito locale chiedono l'intervento della Commissione di garanzia contro i ribelli che votano l'indipendente (di Italia Viva) Isabella Conti
I reprobi, i traditori, i fuori linea: quasi quasi farebbe ridere, la storia che va in scena nel centrosinistra a Bologna, se non facesse un po’ piangere, al pensiero del dispendio di energie politiche dissipate per impedire alle primarie prossime venture (il 20 giugno) di essere primarie. E insomma accade a Bologna che una parte del Pd locale faccia ricorso contro un’altra parte del Pd locale, rea di voler votare alle primarie non il candidato pd Matteo Lepore, ma la candidata indipendente (di Italia Viva) Isabella Conti. E accade che alcuni componenti della giunta Merola, come Alberto Aitini e Marco Lombardo, oltre ad alcuni eletti (tra gli altri, Francesco Critelli, Giuseppe Paruolo e l’europarlamentare Elisabetta Gualmini) siano stati “segnalati” per il non chiarissimo crimine alla Commissione di garanzia del Pd di Bologna.
Non solo: il ricorso potrebbe non fermarsi, e rotolare giù giù fino alla Commissione di garanzia nazionale. I pubblici accusatori, coadiuvati da circa cinquanta militanti disposti a firmare, rispondono al nome di Gianni Grazia, ex tesoriere del partito a Bologna e mandatario della campagna elettorale di Virginio Merola; di Mauro Olivi, già deputato nonché segretario dell’ex Pci locale negli anni Settanta e di Luciano Sita, già assessore.
Capo d’accusa informale: infrazione della disciplina di partito. Capo d’accusa formale: “Riteniamo che il comportamento di alcuni dirigenti del Pd non sia consono con il fatto di avere una tessera del partito in tasca”, ha detto Grazia al Corriere della Sera, alludendo a Codice etico e Statuto.
Fatto sta che Isabella Conti ha definito il ricorso un “atto con finalità quasi intimidatorie”. E altri accusati una “minaccia di epurazione”. Altri ancora chiedono al pd bolognese di fare atto di dissociazione e invocano l’azione chiarificatrice della Commissione di garanzia nazionale. Non sarebbe forse stato più semplice per il Pd locale fare le primarie e basta, visto anche che il suo candidato Lepore nei sondaggi appare in vantaggio? Chissà, alla Commissione l’ardua sentenza.