il retroscena
Letta rompe con Irto, la Calabria è un caos. E spunta l'ipotesi di Anna Falcone
Il segretario azzoppa il candidato riformista, che preferisce lasciare. Il commissario Graziano rassegna le dimissioni (respinte). E ora il Nazareno punta al campo largo, da Conte alle Sardine. Si fa il nome dell'ex leader del "Popolo del Brancaccio". I centristi dem puntano su Viscomi
Di chi fidarsi? Enrico Letta allarga le braccia in segno di sconforto: “A Nicola ho chiesto di guidare, da riferimento del Pd in Calabria, un percorso che punti alla scelta di una candidatura rappresentativa del campo largo”, racconta ai suoi confidenti il segretario del Pd. E però Nicola, cioè Irto, forse in quell’invito c’ha visto un che di ambiguo, se con i suoi amici si sfoga così: “Letta m’ha detto che serve una candidata donna per fare l’accordo col M5s, ma che se poi l’intesa non arriva allora torno io”. E così Irto s’è ritirato, e ora si fa un gran parlare di Anna Falcone come portacolori della sinistra.
“Una donna serve perché nell’altro caso dove l’accordo col M5s si è fatto, e cioè a Napoli, è stato scelto Gaetano Manfredi”, sbuffa Enza Bruno Bossio, deputata dem di Cosenza. “Ma la verità è che della Calabria non interessa nulla, al Nazareno: la usano solo come terreno di prova per le politiche del 2023. Solo che a furia di inseguire Conte, qui rischiano di perdersi un pezzo del loro stesso partito”. Stefano Graziano, commissario mandato da Napoli a bonificare il Pd calabrese, in effetti il suo mandato, in segno di protesta, ieri lo ha rimesso nelle mani di Letta, che però ha respinto le dimissioni, prima che una riunione in programma coi maggiorenti del partito locale è stata sospesa per la diserzione in blocco dei consiglieri regionali. Segno che saranno difficili da smaltire, le tossine generate da una baruffa in cui nulla sembra avere avuto una logica.
Perché Nicola Irto, già presidente del Consiglio regionale e discreto campione di preferenze, era stato individuato dal Pd locale come candidato per le regionali di ottobre. Un pezzo di partito era insorto, rimproverandogli il profilo troppo centrista, e dunque poco spendibile nell’opera di ristrutturazione del campo della sinistra. “Vogliono far saltare tutto”, si sfogava già settimane fa. Ce l’aveva con Peppe Provenzano, vicesegretario dem di rito orlandiano, e con Francesco Boccia, che sovrintende alle trattative per le amministrative su mandato di Letta. Al che Boccia ha tentato la mediazione: “Si pronunci il Pd calabrese”. Poi, quando il Pd calabrese s’è pronunciato a sostegno di Irto, sono sorte altre questioni, altri dubbi. E’ arrivato anche Giuseppe Conte a chiedere di ripensarci, e Letta non è rimasto insensibile. E poi roba di faide locali che s’intrecciano a dinamiche nazionali, in una regione in cui pure la politica, oltreché la sanità, vive di commissariamenti.
Con un sospetto condiviso dall’uno e dall’altro capo del Pd: e cioè che le regionali di ottobre siano già perse. E allora, più che quella per il trionfo, conta la sfida per uscirne in piedi. “La verità è che loro volevano intestare a noi la responsabilità di una sconfitta scontata, dopo aver logorato Nicola col fuoco amico”, sibilano dall’entourage di Irto. “Ma è lui che ha preso la palla al balzo per ritirarsi”, ribattono al Nazareno, dove tuttavia mostrano di crederci comunque, alla vittoria. Effetto forse del sondaggio di Pagnoncelli arrivato ieri pomeriggio sulla scrivania di Letta, che dà il Pd come primo partito al 20,8 per cento, di poco sopra a FdI (20,5) e alla Lega (20,1), col M5s al 14,2.
Sta di fatto che è proprio nell’ottica di un campo largo da ricostruire, “nella volontà di tornare a far bussare alle porte del Pd tutti quelli che ci avevano lasciato”, che un pezzo di Pd nazionale e locale sta promuovendo la candidatura di Anna Falcone, l’avvocatessa cosentina che tentò di radunare il “popolo del Brancaccio” insieme a Tomaso Montanari, chiamando alla pugna i militanti di sinistra contro il referendum del 2016. Lei si sta in effetti dando da fare, partecipando a iniziative civiche a Reggio e dintorni con la sua associazione “Primavera della Calabria”. Piace ai bersaniani di Leu e anche a Provenzano, non dispiacerebbe neppure alle Sardine di Jasmine Cristallo, il che pure ha un peso nelle scelte di un Pd ansioso di ricucire le ferite col movimentismo che fu, anche per non avere, come si diceva, nemici a sinistra. E per questo l’altra candidatura avanzata dai riformisti dem, quella del deputato Antonio Viscomi, giurista di Catanzaro in sintonia col mondo grillino, appare meno opportuna a chi bazzica i corridoi del Nazareno. Senza contare, poi, che “serve una donna”.
Equilibri istituzionali