l'intervento
D'Alema nuovo idolo della propaganda cinese
A cento anni dalla nascita del Partito comunista cinese, l'ex presidente del Consiglio ne ha ricordato con commozione "il grande merito storico". In quattro minuti di intervista però si è scordato della violazione dei diritti umani e dell'autoritarismo delle istituzioni
La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, il megafono della propaganda del governo di Pechino, ieri su Twitter ha rilanciato con entusiasmo un’intervista che Massimo D’Alema ha rilasciato a un canale YouTube dell’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua. D’Alema, in occasione dei cento anni del Partito comunista cinese, ha raccontato la sua storia da segretario dei Giovani comunisti italiani e con commozione ha ricordato le strade piene di biciclette negli anni Settanta e poi “il grande merito storico del Partito”, cioè “il grande salto di sviluppo” della Cina che ha fatto uscire “almeno 800 milioni di persone dalla povertà”. In 4 minuti di intervista D’Alema ha dimenticato però di ricordare i metodi con cui la Cina, sotto il partito unico, è riuscita a conseguire il suo sviluppo: autoritarismo, violazione dei diritti umani, bullismo internazionale. Serve un ripasso?