il retroscena

Il partito del Cav. ha un simbolo e un nome: "Centrodestra italiano"

Valerio Valentini

L'annuncio di Berlusconi agli europarlamentari: "Pronto un manifesto di valori. Ora liste uniche dovunque possibile". La fusione entro il 2023. La freddezza di Salvini e Meloni. Il ritorno del leader di Forza Italia previsto a luglio: "Il 21, a Roma, per la festa del Ppe ci sarò"

Chi lo conosce dice che è un po’ come con la processione di Echternach: due passi avanti, due di lato, uno indietro. Quasi sul posto. Quasi. Perché in effetti il Cav. la meta pare averla chiara in mente: “E la meta è il partito unico”, ha detto ieri agli europarlamentari di FI convocati in streaming per festeggiare l’arrivo di tre nuovi arrivi (la grillina Adinolfi e i leghisti Vuono e Caroppo). E il progetto, che guarda alle politiche del 2023 e che per Berlusconi dovrà passare intanto “per la costituzione di liste uniche, ovunque possibile, nelle prossime elezioni anche locali”, non deve essere neppure così vago, se, come dice, “ho già registrato il nuovo simbolo”, lasciando intendere che il nome scelto è “Centrodestra italiano”.

 

Il Cav. spariglia, dunque, e spiazza anche Matteo Salvini, che si vede perfino scavalcato rispetto alla sua proposta di una federazione e ora si ritrova a consegna il suo scetticismo a una nota anonima (“La Lega lavora per unire”). “Chi di certo farà fatica ad accettare sarà Giorgia Meloni”, spiega ai suoi il Cav., aggiungendo però “che anche lei alla fine capirà che è la soluzione migliore”.

 

 Di certo lo è per Berlusconi: convinto ormai dell’ineluttabilità della liquidazione di FI, e deciso a ritirarsi dalle scene tenendo a battesimo una nuova creatura piuttosto che attestando l’estinzione di quella vecchia. E anche per questo il 21 luglio prossimo, alla manifestazione che il Ppe terrà a Roma, ha annunciato che vorrà esserci: “Sarà quello il palco del mio ritorno”. Nel mentre, però, ci sarà da trovare anche un accordo per le amministrative di Milano, su cui i leader del centrodestra da unire restano in verità ancora assai divisi, alla vigilia dell’ennesimo vertice in programma  oggi. E poi ci sarà da rassicurare quelli che, nel partito, sull’idea della fusione sono assai perplessi. E allora ecco che partiranno nelle prossime ore le telefonate ai ministri Brunetta, Carfagna, Gelmini, e forse anche a Gianni Letta: per dire che insomma è ancora presto, che nulla è imminente né definito. Come la processione di Echternach, appunto: quasi una danza sul posto. Ma con una meta che appare chiara.

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.