Toninelli e gli altri. Così a Genova il M5s di lotta si prepara a picconare il M5s di governo
Venerdì la manifestazione contro la vendita di Autostrade a Cdp. Gli ex grillini, da Paragone a Lannutti, tentano quelli rimasti a bordo. L'ex ministro vorrebbe presentare anche nel capoluogo ligure il suo libro, ma attende il via libera dai vertici del partito
Qui Genova, occhio Roma. Il rischio c'è, ed è concreto, a due giorni dalla manifestazione contro la cessione di Autostrade a Cassa depositi e prestiti per 9 miliardi di euro. Qual è questo pericolo? Semplice. Il M5s, che appoggia il governo Draghi, potrebbe ritrovarsi, con qualche suo esponente, a protestare contro l'esecutivo per l'accordo tra Cdp e i Benetton. L'appuntamento è per venerdì 18 alle 18 davanti alla Prefettura di Genova, città del Ponte Morandi. Il tema della revoca delle concessioni alla dinastia della famiglia di Ponzano Veneto è stato per anni il piatto forte di tanta parte di propaganda politica dei Cinque Stelle. Pretesa sbandierata da subito dopo la tragedia del crollo del viadotto, ma ammainata, come tante altre bandiere, di fronte alla realpolitik. Così, in prima linea, insieme a comitati e associazioni ci saranno gli ex grillini de L'Alternativa c'è, con altri fuoriusciti come Elio Lannutti e Gianluigi Paragone, sarà presente anche il redivivo Antonio Ingroia, a capo del suo movimento "Azione Civile - Popolo per la Costituzione". Atteso Ferruccio Sansa, consigliere regionale, candidato governatore giallorosso, già giornalista del Fatto Quotidiano. Grillini in piena regola, sebbene siano fuori dal M5s. Mentre loro, gli stellati di maggioranza, al massimo faranno capolino tra le seconde linee.
Mattia Crucioli, senatore genovese de L'Alternativa c'è, risponde al telefono eccitatissimo per l'organizzazione della protesta. Non nasconde un certo piacere per l'imbarazzo in cui si trovano i suoi ex compagni di partito. Spiega al Foglio che la cessione di Aspi alla società di Via Goito, anziché la revoca della concessione, "grida vendetta". Rivaluta persino il ruolo del free market. "Sul mercato non si sarebbe mai potuta comprare la concessionaria a 9 miliardi, dopo quello che è successo con il Ponte Morandi, in più lo Stato si prende altri 9 miliardi di debiti di Autostrade e dovrà spendere anche 20 miliardi per sopperire alla mancata manutenzione delle reti". E ancora: "L'accordo tra Cdp e Atlantia prevede che eventuali risarcimenti danni chiesti da terzi siano ripartiti tra cedente e acquirente, quindi lo Stato non solo non chiede i danni, se li accolla pure". D'accordo, ma il M5s che farà? Si notano di più se non vengono, oppure se vengono e se ne stanno in disparte? "Molti esponenti locali verranno, io comunque ho scritto una lettera al facilitatore regionale Marco Mesmaeker, al capogruppo in Consiglio comunale Luca Pirondini e alla senatrice Elena Botto", racconta Crucioli. Che prosegue: "Il primo mi ha risposto che non sarebbe venuto, gli altri due non mi hanno risposto".
Botto è introvabile, sia al telefono, sia su WhatsApp. Recentemente ha definito "un risultato a metà" l'accordo tra Cdp e Atlantia, sottolineando come sia "improponibile, l'accostamento tra le 43 vittime del Ponte Morandi e i 9 miliardi incassati da Benetton". In realtà direttamente alla famiglia veneta andranno quasi 3 miliardi. Crucioli avverte Botto e gli altri: "Chi sostiene che questo accordo sia il male minore sbaglia manifestazione, anche Edoardo Rixi, della Lega, all'inizio aveva aderito ma poi all'ultimo ha cambiato idea". A Genova potrebbe esserci anche l'ex ministro Danilo Toninelli. Il senatore Toninelli cavalca da tre anni la revoca della concessione ai Benetton, ha regalato la prima copia del suo libro a Egle Possetti, fondatrice del Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi. Si è detto "incazzato" per l'accordo, definito "la soluzione non ideale". Al telefono con Il Foglio balbetta e ci rimbalza: "Parlate con l'ufficio comunicazione al Senato, è meglio". Forse sì.