La storia
Critica Bettini su Facebook, dirigente sospeso dal Pd: "Purghe da vecchio Pci"
L'intervento del comitato di garanzia contro il giovane segretario di zona che contestava la linea politica del guru con il M5s
Il responsabile dem del XIV municipio di Roma, Enrico Sabri, è stato sanzionato per aver contestato sui social la linea politica del guru del Nazareno
"Goffredo Bettini, mi hai un pochino scocciato”. È questa la frase scritta su Facebook che è costata una sospensione di 30 giorni dal Partito Democratico a Enrico Sabri, 32enne segretario del Pd del XIV municipio (Balduina) a Roma, vicino a Dario Corallo. “Il contenuto politico lo rivendico, sono contrario all’alleanza Pd-M5s, è un abominio e lo vorrei urlare”, dice al Foglio. Roba da partito sovietico? “Un tic dei peggiori rimasugli del comunismo, del post-comunismo intellettualmente vuoto che concepisce solo feste dell’Unità, salsicce e fideismo”.
Ma insomma, cosa è successo? “Io non sono d’accordo con l’alleanza Pd-M5s e sono poco d’accordo con l’ingerenza degli sherpa nazionali che hanno contribuito a distruggere il centrosinistra di questa città. Il problema è che l’ho detto da segretario municipale sui miei social. Nonostante siano privati. È stato fatto uno screenshot ed è stato mandato al comitato di garanzia”.
Così con 3 voti favorevoli, 3 contrari e un astenuto, Enrico Sabri metterà in stand-by la tessera del Pd per un mese. Andiamo con ordine. È il 4 maggio, Enrico Sabri fa il seguente post con a corredo un articolo de La Notizia sull'indispensabile intesa Pd-M5s nelle grandi città: “Sherpa Romano, padre politico di Zingaretti, deputato, coordinatore della segreteria di Veltroni nonché suo ideologo politico, ideatore della candidatura a sindaco di Ignazio Marino e qui mi taccio - scrive nel post visibile solo ai suoi contatti - Penso sia una delle pochissime volte che utilizzo il mio incarico qui, dove secondo me non è proprio. Ma te lo devo proprio dire da segretario municipale del PD di Roma, arrogandomi il diritto di parlare anche a nome dei poveri compagni delle altre città. Goffredo Bettini hai rotto il cazzo”. Poi scende a più miti consigli e cambia l’ultima parte, ma il succo quello è.
“Chi mi ha punito pensava di dare una lezione di galateo politico, di insegnare ad una persona eletta dal congresso come potesse o meno esprimersi. È un tentativo comico di censura. Sono abbastanza sicuro del mio ruolo. Quando mi è arrivata la notifica mi sono fatto una risata, farò ricorso”, dice al Foglio.
“Bettini di questa cosa non sa nulla. Per quanto non condivido il suo pensiero politico, è troppo intelligente per dire: ‘punitelo per lesa maestà’. Quindi chi ti ha punito? “La mia minoranza che non è riuscita a battermi al congresso”.
Una cartina tornasole dei meccanismi interni del Pd? “La verità è che è solo una cattiva pubblicità per il Pd. Una cosa che vorrei evitare. Io penso che il partito sia davvero una cosa più giusta che cattiva. Partito che ti ripaga con una sospensione. “Gli esseri umani commettono errori. È pura e semplice ingenuità che deriva dalle conseguenze politiche del bettinismo: riempire la testa dei quadri politici di vuoto. Che è quello che io contesto. Nel Pd fortunatamente c’è molto altro”.
A fine serata è costretto a intervenire Enrico Letta: “Nel mio Pd non c’è spazio per la censura, l’uscita è stata inelegante, ma ci chiamiamo Partito democratico”. La storia, d’altronde, si presta e Carlo Calenda non se la lascia sfuggire: “Bettini controlla ancora il Pd e questo provvedimento è degno della Romania di Ceausescu”.