Matteo Salvini (foto LaPresse)

verso le amministrative

A Roma ora Salvini vuole la Matone capolista della Lega

Luca Roberto

Per contarsi e per riaffermare la supremazia nel centrodestra, il leader della Lega cerca un successo del magistrato. E chiede ai parlamentari leghisti di entrare nelle liste per il Campidoglio

Non vuole soltanto vincere. Si è prefissato, nella Capitale, un obiettivo ulteriore, più indiretto ma non meno simbolico: marcare il territorio,  non farsi stracciare da Giorgia Meloni nella sfida interna al centrodestra. I segnali avversi d’altronde non mancano. Un po’ a causa dei sondaggi sempre più sfavorevoli, un po’ a forza di tensioni tra alleati che, vuoi il tecnicissimo affaire Copasir o vuoi la difficoltà di trovare una quadra per le amministrative, sono montate di settimana in settimana. 

E’ per questo motivo che Matteo Salvini a Simonetta Matoneil magistrato dall’allure televisivo che il centrodestra a Roma ha investito del ruolo di prosindaco di Enrico Michetti – è pronto a trasmettere in un sol colpo onori e oneri. L’onore di correre da capolista della Lega nella corsa al Campidoglio, con tutti i vantaggi che una tal esposizione in termini di notorietà acquisita (e da acquisire) comporta. L’onere di saper gestire una scommessa o azzardo che dir si voglia con cui il leader del Carroccio prova a recapitare alla Meloni, compagna di stilettate, un messaggio: guardate come siamo cresciuti nel vostro feudo elettorale durante tutti questi anni. Non dateci per morti. Sarà così? 

 

Nel 2016, quando le porte del Campidoglio si aprirono all’ingresso di Virginia Raggi, la Lega a Roma prese 32.175 voti, il 2,70 per cento dei consensi. All’incirca dieci volte di meno rispetto a quello che raccolse la leader di Fratelli d’Italia, che aveva anche un’altra lista personale a supporto della propria candidatura come sindaca (anche quella prese più voti della Lega). Alla luce di oggi, sembrano briciole, un’inezia. Eppure era già il segnale di un trend in crescita: alle politiche di tre anni prima, infatti, la percentuale nella circoscrizione Lazio 1 alla Camera per la Lega era stata dello 0,32 per cento. Solo due anni dopo, alle elezioni regionali, ci fu il sorpasso tra alleati, con Salvini che sfiorava il 10 per cento, sfondava quota 250mila voti, e guardava per la prima volta gli ex missini da una nuova posizione di forza. Anche se all’allora candidato del centrodestra Stefano Parisi il contributo più determinante lo diede Forza Italia. Che tre anni più tardi, ironia degli intrecci, qualcuno vorrebbe adesso sciogliere nell’ampolla con l’acqua del Po e l’effige di Alberto da Giussano

Poi ci sono state le elezioni europee, che per Salvini hanno rappresentato uno spartiacque: la Lega, che al centro Italia aveva sempre faticato (eufemismo), si trovò catapultata al 33,4 per cento, promuovendo a Bruxelles sei eurodeputati. Tra questi, alcuni volti romani come quell’ Antonio Maria Rinaldi delle ospitate da Giletti o Luisa Regimenti e il laziale Matteo Adinolfi. Personaggi a cui, per spirito di fedeltà e aderenza alla causa autunnale, adesso il segretario leghista ha chiesto uno sforzo che odora di ricompensa: dateci una mano, questa volta tocca a voi. 

Ecco perché le liste elettorali per l’Assemblea capitolina, nell’intenzione di Salvini, dovrebbero essere infarcite di rappresentanti eletti nelle istituzioni. Oltre agli europarlamentari, quindi, saranno sollecitati a prender parte alla tornata e alla campagna elettorale anche i deputati e senatori eletti nei collegi laziali alla Camera e al Senato. Tutta gente che ha dimostrato di avere un peso specifico nelle dinamiche locali e che per il partito può rappresentare una riserva di consensi cui attingere. Addirittura, era balenata nella testa del segretario del Carroccio l’ipotesi di scendere in campo in prima persona. “E perché a Roma e non a Milano, che è la tua circoscrizione e il tuo habitat naturale?”, gli avrebbero domandato per farlo desistere. Fatto sta che l’investimento sulla figura di Matone prevede, secondo quanto vanno tessendo i fedelissimi di Salvini, un’esposizione studiata a tavolino per quella che è a tutti gli effetti una figura tecnica, su cui dovrà ora essere cucito un nuovo abito politico, battendo sui temi più identitari per la Lega. L’auspicio è che tenga insieme i voti e un segnale da recapitare a chi lo vorrà cogliere: non c’è ruolo secondario che la aggradi davvero.

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