L'intervista
Bersani: "Le primarie di domenica fanno male alla politica, i partiti le subiscono"
L'ex segretario del Pd: "Inizia a essere uno strumento troppo abusato, quelle mie con Renzi e Vendola produssero una vera mobilitazione"
"A Bologna si confrontano due modelli diversi di centrosinistra, a Roma sono scontate. Il Pd deve guidare, non inseguire. Meglio farle tra Pd e M5"
Pier Luigi Bersani cammina di fretta per le vie del centro di Roma. Pensa alle primarie di domenica a Roma e a Bologna e scuote la testa.
Perché?
"Le primarie così non vanno bene perché non servono alla politica. I partiti devono scegliere l’indirizzo e poi coinvolgere i cittadini sulla scelta dei migliori. Invece la politica non sceglie. Basti pensare a Bologna dove si confrontano ai gazebo modelli diversi di centrosinistra".
A Roma, invece, c'è il tema opposto: il risultato è già scritto e potrebbe essere un boomerang per Roberto Gualtieri se l'affluenza non dovesse superare quota 40mila.
"Anche quelle di Roma mi lasciano con molte perplessità perché sono scontate e rischiano di non coinvolgere l’elettorato. E' vero. E poi vorrei dire un'altra: dopo il Covid il centrosinistra dovrebbe anche accontentarsi senza ricorrere troppo a questo strumento. Un sindaco che ha voglia di mettersi in gioco va premiato, senza tanti giri".
Le sue furono vere primarie da candidato premier del centrosinistra.
"Sì, le primarie che feci io erano vere primarie, con Renzi e Vendola, perché ci confrontavamo dentro a un recinto chiaro e i cittadini scelsero i candidati migliori".
Serve un vaccino contro la "primarite" che affligge il Pd?
"Lo dico da sempre. Questo strumento va controllato e guidato. E alla base ci deve stare la politica. I partiti devono dare un indirizzo chiaro. Invece adesso c'è il percorso inverso".
Sa quali sarebbero vere primarie?
"Quelle tra Pd e Movimento cinque stelle per scegliere il candidato. Quelle sì che avrebbero avuto un senso"