Conte contro Grillo. “Se Beppe non crede al progetto, salta tutto”
Dopo Casaleggio, un altro ostacolo: il Garante del M5s blocca lo statuto, la faccenda è nelle mani degli avvocati. I punti contesi sono quattro ma è sul ruolo e sui poteri esercitati nel Movimento che l'Elevato non vuole cedere
Beppe Grillo è risoluto. E non ha voglia di scherzare, per una volta. “Tengo il punto: costi quel costi”, ripete il Garante del M5s che tale vuole continuare a essere. Perché non ci sta a vedere Giuseppe Conte trasformato “nel líder máximo della mia creatura”. La tensione fra l’ex premier e l’ex comico è stata anticipata dal Foglio la settimana scorsa e continua a non produrre schiarite. Al punto che l’evento organizzato questa settimana – una sorta di Ted a cui sta lavorando Rocco Casalino – è slittato. La faccenda è nelle mani degli avvocati: da una parte il nipote dell’Elevato, Enrico detto Chicco, Grillo; dall’altra il tandem legale contiano Cardarelli-Colucci. Che cosa reclama il vecchio capo? Semplice.
Grillo non vuole che siano cambiate le prerogative del Garante, cioè se stesso, nello statuto “del nuovo Movimento” che l’avvocato di Volturara Appula sta scrivendo con uno zelo da leguleio. “Con nuovi organi di garanzia e di rappresentanza, con il risultato che nel nuovo statuto vi è una più puntuale e chiara distinzione di ruoli e competenze tra vecchi e nuovi organi”, ragiona Conte con il suo staff. Con il quale si lascia andare uno sfogo: “La condizione imprescindibile perché questo progetto vada in porto è che Beppe ne sia ancora pienamente convinto. Diversamente, non vi sarebbero le condizioni per rilanciare il Movimento”.
I punti contesi sono quattro. Ma è soprattutto il primo su cui Grillo è pronto davvero a tutto. Recita l’attuale statuto del 2017: “Il Garante è il custode dei valori fondamentali dell’azione politica dell’Associazione. In tale spirito esercita con imparzialità, indipendenza ed autorevolezza le prerogative riconosciute dallo statuto. In tale veste, oltre ai poteri previsti nel presente statuto, al Garante è attribuito il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente statuto”. Basta ripercorrere, d’altronde, la storia di questa legislatura per capire il potere esercitato da Grillo sul M5s: fu lui a dire sì al governo con la Lega nel 2018 e fu sempre lui a dire sì al Conte bis con il Pd (mentre un pezzo di Movimento ancora berciava al grido “mai con il partito di Bibbiano”). E infine, fu sempre Grillo, dopo una lunga conversazione notturna, a dare il via libera all’esecutivo con Mario Draghi premier: l’ex banchiere centrale trasformatosi da nemico numero uno in un “grillino”, secondo la battuta di Beppe. Mosse che l’ex comico ha preso sempre in solitaria. Andando contro, di volta in volta, ai desiderata dei suoi colonelli. Per ultimo, nel caso dell’appoggio a Draghi, anche contro Conte che avrebbe preferito tornare al voto. Anche perché Grillo è il proprietario del simbolo (associazione 2012) che l’ex premier vuole usare, visto che in quello attuale ancora compare nel logo la scritta “blogdellestelle”, di proprietà di Casaleggio e legato all’associazione Rousseau. Grillo è atteso a Roma tra oggi e domani. Per un faccia a faccia con Conte: non verrà da solo. Ma si porterà con sé gli avvocati. Si troverà un’intesa? Tutto può succedere. L’ex premier dice che non vuole ridimensionare Grillo. Ma se Beppe ha perso convinzione sul progetto, pensa Conte, salta tutto: addio rilancio. Dopo Casaleggio, un altro ostacolo.