Di qua o di là? Renzi e Calenda alla prova delle amministrative
Nelle città chiamate al voto, Italia viva e Azione sbandano. Quel che è certo è che lo stare lì, sospesi tra destra e sinistra, ai partiti del centro sta causando grosse fibrillazioni
A volerlo sintetizzare con le parole del deputato Camillo D’Alessandro, il problema sta qui: “Nel fatto che per molti di noi la pregiudiziale anti-destra è reale”. E chissà se ieri sera, nella cena “per festeggiare la fine del coprifuoco” sull’Aventino, l’argomento è stato sottoposto dai parlamentari di Iv a Matteo Renzi. Quel che è certo è che lo stare lì, tra color che son sospesi tra destra e sinistra, ai partiti del centro sta causando grosse fibrillazioni nelle città che s’avviano al voto. Lo sa Stefano Lo Russo, candidato sindaco di un Pd, quello torinese, che guarda più ai moderati che non al M5s. Sennonché sotto la Mole, in Azione c’è chi, come Enrico Costa, punta a destra verso Paolo Damilano; e chi, come Claudio Lubatti, vorrebbe stringere un accordo con Lo Russo, forte del sostegno del direttivo locale che ha minacciato dimissioni in massa in caso di accordo con Salvini e Meloni.
Dinamica analoga a quella che ha scosso Iv: perché Ettore Rosato al salto della barricata c’aveva pensato, prima di ritrovarsi con una lettera indignata di rappresentanti provinciali del partito e con Teresa Bellanova che durante un’assemblea di partito ha preteso chiarimenti. Alla fine è spuntata anche l’ipotesi di una candidatura in proprio: quella della madamina Sì Tav, Giovanna Giordano. Quella del terzo polo è in effetti la via che Carlo Calenda preferirebbe un po’ ovunque. E così si spiega la scelta di Antonio Bassolino a Napoli. E sempre così si spiega anche il risentimento dell’azionista Matteo Richetti sulla faccenda bolognese. “Io a Renzi glielo avevo detto che Isabella Conti non andava logorata nelle primarie, ma schierata come candidata autonoma”, va ripetendo il senatore calendiano. Toccando così un nervo scoperto dell’ex premier, che dalla sua pupilla di San Lazzaro s’aspettava una campagna mirata a scardinare il Pd sotto le due torri. Un po’ come fece lui nelle primarie fiorentine del 2009. “E invece Isabella è andata più a sinistra di Lepore”, sbuffano in Iv. E infatti, quando i renziani bolognesi hanno chiesto a Pier Ferdinando Casini una mano per la Conti, lui li ha gelati: “Ma io sono un moderato, se le faccio un endorsement la danneggio”.