dopo il caos sullo statuto
Dibba e Casaleggio. Tra Conte e Grillo, da che parte stanno?
Altro che indifferenti. La querelle tra Grillo e Conte sullo statuto del M5s agita anche gli ex. Che hanno posizioni opposte
Standosene in disparte, si ha l’impressione che non vogliano interferire col corso degli eventi. E che della querelle Grillo-Conte sul nuovo statuto del M5s poco gliene possa importare. E però questa è una lettura superficiale, perché per quanto esterni al perimetro grillino ufficiale, sia Davide Casaleggio che Alessandro Di Battista non possono considerarsi degli osservatori neutrali. Anzitutto, consideriamo un dato relazionale: Dibba e Giuseppi così vicini non lo sono mai stati. Prima di imbarcarsi per la Bolivia con un contratto da reporter per il Fatto, l’ex grillino barricadero si sentiva praticamente tutti i giorni con Conte. “Stacca la spina al governo Draghi”, era stata la sua condizione per tornare nel M5s. E in quel “cercherò di coinvolgerlo” ostentato dal nuovo leader del Movimento in tv, si indovinava la speranza di appianare, almeno in parte, le asperità dibattistiane.
E’ un dato di fatto, quindi, che Di Battista preferirebbe un buon esito per l’operazione rilancio studiata dal nuovo capo politico. Ché se il Movimento dev’essere qualcosa di diverso rispetto al passato, lo sia almeno con evidenti segnali di discontinuità. L’opposto di quanto si augura Casaleggio, l’erede diseredato, che ancora vagola sulla veste futura da dare alla sua associazione Rousseau, e scruta le tensioni di queste ore con un’aria tra lo sdegnato e il divertito. Un’implosione del M5s, la prevalenza di uno stato caotico, il naufragare del tentativo contiano, lo aggraderebbero e molto. Anche perché il figlio del fondatore Gianroberto è alle prese con un ulteriore elemento di spasso: cercare di capire come Conte possa ascendere al soglio grillino, visto che l’eventuale investitura dovrà essere certificata su Rousseau; una piattaforma alternativa a oggi non c’è. Sarebbe l’innesco a una serie di ricorsi che finirebbero per paralizzare il Movimento ancor prima di nascere. Sempre tenendo a mente, in aggiunta, l’ascendenza che il capo di Rousseau potrebbe esercitare sugli ex grillini espulsi che hanno costituito un gruppo autonomo al Senato (“L’Alternativa c’è”). Dibba e Casaleggio, non chiamateli indifferenti!