qui palazzo chigi
Così Draghi sospende il cashback e vara un blocco selettivo dei licenziamenti
Brunetta con Orlando e Patuanelli, la renziana Bonetti con Giorgetti. Il premier e il ministro dell'Economia lavorano d'intesa per trovare le mediazioni necessarie
La cabina di regia boccia la misura cara al BisConte: cashback fermo per sei mesi dal primo luglio. Il fronte rossogiallo prova il blitz sui licenziamenti: il premier respinge l'idea del blocco generalizzato. I dettagli del nuovo dl "Sostegni"
Roma. A voler cercare l’immagina simbolica, forse si potrebbe indicare la sospensione del cashback. La misura che per quel Giuseppe Conte che intanto annaspa nella guerriglia interna con Beppe Grillo era “una rivoluzione di sistema che darà benefici di lungo periodo”, Mario Draghi decide di fermarla. E sì che Stefano Patuanelli, il più contiano dei grillini, in teleconferenza da Strasburgo prova a opporsi. Ma il premier è irremovibile: “La fermiamo per almeno sei mesi, dal primo luglio, e proviamo a correggerne le storture”.
D’altronde, la pattuglia rossogialla aveva provato a tenere duro anche sull’altro fronte. E anche in quel caso è stato costretto a cedere. Nonostante, sul blocco dei licenziamenti, la compagine del centrodestra apparisse meno concorde di altre volte. Perché Renato Brunetta, nel suo impegno al dialogo coi sindacati, aveva predicato la necessità di una concertazione rievocando il modello di Ciampi del ’93. E allora, forse convinti di poter alla fine strattonare anche il ministro azzurro, i rappresentanti del fu BisConte presenti alla cabina di regia, convocata da Draghi per metà pomeriggio, avevano avanzato un’istanza condivisa: prorogare fino al 31 agosto il blocco generalizzato dei licenziamenti. Compatti, dunque, Patuanelli e Roberto Speranza, e insieme a loro il titolare del Lavoro, Andrea Orlando. Non, ovviamente, la renziana Elena Bonetti, che invece condivideva le rimostranze del leghista Giancarlo Giorgetti, riproponendo un asse che, nei vertici di governo, sulle faccende industriali si dimostra abbastanza solido. E del resto, notavano i tecnici del Mef, la proposta rossogialla era addirittura più incisiva di quella già depositata dal Pd alla Camera. Su cui, alla fine, Draghi offre una mediazione che a qual punto diventa difficile da rigettare per lo stesso Orlando.
Perché il compromesso prevede, appunto come suggerito dal Nazareno, un blocco dei licenziamenti selettivo per il comparto del tessile e della moda fino a fine ottobre. E introduce poi ulteriori 13 settimane di Cassa integrazione straordinaria per le aziende coinvolte nei tavoli di crisi attualmente aperti e che hanno già consumato le ore di Cigs a disposizione: in questo caso la richiesta di sostegno sarà facoltativa e potrà essere avanzata entro il 2021 dalle imprese, che però a quel punto non potranno licenziare. Una soluzione, comunque, che vede restituire a Orlando grossa parte dell’onore messo in discussione dalle intemerate del presidente di Confindustria nelle scorse settimane, se è vero che l’approdo finale della trattativa si pone nel solco della famigerata bozza del “Sostegni bis”. E non è un caso che il ministro del Lavoro provi a rivendicare subito l’esito di una discussione “andata nella giusta direzione”. Ed Enrico Letta, intervenendo con la prontezza di chi vuole sedare eventuali malumori, esprime nei confronti del governo un apprezzamento che è anche una mezza critica: “Quando Draghi annunciò che non avrebbe prorogato il blocco dei licenziamenti - twitta il segretario del Pd - abbiamo lavorato su quella che ci pareva l’unica opzione ragionevole; la selettività dei sostegni ai lavoratori seguendo il livello di crisi dei settori. E quello di oggi sembra buon compromesso”. Un messaggio che racchiude tutta la fatica che il Pd deve sopportare per tenere insieme una coalizione perennemente in divenire, con alleati sull’orlo della crisi di nervi, e una linea governista che non consegni alla retorica salviniana le scelte dell’ex capo della Bce.
Quanto alle ansie espresse da Orlando, ma anche da Brunetta, sui rischi di un esacerbarsi della tensione sociale, il premier ha lasciato intendere che, prima del Cdm destinato, tra oggi e giovedì, al varo del decreto, è sua intenzione incontrare i sindacati a Palazzo Chigi.
Altrettanto accomodanti, poi, sono state le scelte di Draghi sull’estensione di due mesi, e cioè fino al 31 agosto, del blocco delle cartelle esattoriali. E perfino su Alitalia, il cui provvedimento dovrebbe essere approvato già mercoledì per la nascita formale della nuova “Ita”, il premier è sembrato concordare sull’opportunità di una proroga di ulteriori sei mesi di cassa integrazione per cessazione da estendere al settore del trasporto aereo. Il tutto, ovviamente, d’intesa con chi è chiamato a fare i conti con le risorse disponibili, e cioè quel Daniele Franco che ha esposto poi anche alcuni dei principali interventi previsti nel prossimo decreto “Sostegni”. Che stanzierà 50 milioni per il settore del cosiddetto wedding e altrettanti a quello delle fiere, 40 milioni per i ristori alle attività costrette alle nuove chiusure negli scorsi quattro mesi, 30 agli impianti sciistici, 81 per i centri commerciali. Gli impianti termali otterranno, nel complesso, 10 milioni; mentre saranno 8 quelli destinati alle piscine, suddivisi a metà tra il 2021 e il 2022. Per il terzo settore sono previsti poi 100 milioni, mentre 50 andranno a rifinanziare il fondo per le non autosufficienze. I sostegni all’editoria ammonteranno a 30 milioni. Alle autonomie locali andranno 200 milioni, ai comuni 160.