Elisir Chigi

I ministri M5s si stringono intorno a Draghi. La loro crisi finisce per rafforzare il governo

Palazzo Chigi collegato con tutte le anime del M5s

Carmelo Caruso

Il Cdm diventa l'occasione per dimenticare i tormenti fra Conte e Grillo. Viene sospeso il cashback ma Draghi accarezza i ministri M5s parlando di lotta all'evasione come priorità. Tra i tanti padri litigiosi il conforto lo offre il padre non scelto

Roma. E’ il contrario di quello che si teme. Il governo li avvicina. La loro incerta identità  li allontana. Oggi pomeriggio, in Cdm, tutti i ministri del M5s hanno portato i loro tormenti perché era quella  l’occasione migliore per dimenticarsene. Era un incontro tanto denso che si gareggiava a presentarsi preparati. Mario Draghi ha detto quello che il M5s voleva ascoltare e quanto non si poteva tacere.


Cosa potevano fare i rappresentanti del M5s se non agitare (giustamente) la loro bella bandiera, quella della lotta all’evasione? Lo hanno fatto per due motivi. Perché ci credono senza dubbio. L’altra ragione è che avevano bisogno di non pensare alla catastrofe, allo sconvolgimento scatenato dal “padrone”, al mondo che si separa: e tu con chi andrai? Con Grillo o con Conte? Il premier doveva certo sentire la fatica di questi suoi giovani ministri, in particolare, Federico D’Incà e Stefano Patuanelli, l’indiziato da Beppe Grillo di intendenza con Giuseppe Conte, il “seicentesco”, se prima ancora di lasciarli intervenire ha precisato che il cashback, “e lo voglio ancora sottolineare” è una misura “che viene solo sospesa. Non è abrogata”.

 

E subito dopo ha annunciato che potrà essere anche riattivata “dopo un attento monitoraggio”. Ma non poteva certo rinunciare e non dire il motivo della decisione, lo studio che dimostra come il cashback abbia un carattere regressivo tanto che il rischio è accentuare la sperequazione fra i redditi favorendo le famiglie più ricche. Non voleva dare una lezione di economia anche se alla fine l’ha data. Lo ha fatto ma solo perché voleva spiegare, anche ai parlamentari del M5s, che la sospensione non era contro di loro ma per tutti quelli che dicono di difendere loro.

 

Ha dunque elencato una serie di misure che erano misure vere per incoraggiare l’utilizzo della moneta elettronica e scoraggiare l’evasione: acquisto di pos, azzeramento delle commissioni bancarie. Raccontano che alla scorsa cabina di regia Patuanelli abbia alzato la voce, protestato contro la sospensione del Cashback. Non è così. Non ha detto nulla. E scriveranno, probabilmente, che ha alzato la voce pure ieri, che il suo intervento “è stato duro”. Se qualcuno ha avuto modo di ascoltare Patuanelli in una delle sue (poche) interviste sa che parla a bassa a voce. E’ vero che, per un istante, ha cercato di portare all’attenzione le perplessità ma sempre con il tono di chi già vuole premettere che lui ragiona e non comizia e dunque diversamente grillino. Parlava in realtà così piano che gli altri ministri, confermano, facevano perfino fatica ad afferrare le sue parole. Le domande che di mattina preparavano i giornalisti erano queste: i ministri che visi avranno? La crisi entra o non entra in Consiglio? Umori? Malumori?

 

Basterebbe farla più semplice di come sembra. Cosa fa chi deve superare uno spavento, chi non vuole scegliere? Rimane in ufficio, riempie l’agenda di appuntamenti. Al governo si sono perfino dati un cronoprogramma da rispettare. Cosa c’è di meglio. Non significa che si è insensibili a quanto accade nel M5s. Si è così sciocchi da crederlo? A Palazzo Chigi si sono semplicemente dati una condotta. Questa: “Non si può che seguire con rispetto le vicissitudini che sta attraversando il Movimento”. Cosa li rassicura? Una frase: “C’è un impegno non smentito e la conferma reiterata del pieno sostegno delle forze al governo”. E’ la frase che tutti i protagonisti del M5s ripetono in queste ore. Non c’è mai stato un solo riferimento. Draghi copre tutte le aree. Sono attivati collegamenti con Beppe Grillo, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio. Non si è mai sentita la necessità di avere una sola figura di mediazione. Il metodo è diverso: “E’ la necessità che suggerisce l’interlocutore a seconda della circostanza”.

 

E quali sarebbero le necessità di ora? Mentre Beppe Grillo diceva di essere solo un papà, insolentiva, ancora, “un professore universitario”, in Cdm si garantiva la continuità di Alitalia allungando il prestito ponte. Si istituiva un fondo da 100 milioni di euro per garantire l’indennizzo dei biglietti, si differiva l’invio di cartelle esattoriali (fino al 31 agosto) si aggiornava il codice degli appalti, e ancora, si assicuravano altre 13 settimane di cassa integrazione straordinaria. Che boccata di aria buona è dunque stato respirare “le recanti misure urgenti” di Draghi. Dovevano pensare questo i ministri del M5s. Fra tanti presunti padri padroni l’unico a confortarli era il padre che non si erano neppure scelti.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio