Da Draghi al M5s. Così Renzi si intesta il partito “I told you so”
Il leader di Italia viva si trova oggi nella posizione di chi può intestarsi il disfacimento dei grillini
Qualunque cosa si pensi di lui, comunque lo si consideri, Matteo Renzi si trova oggi nella posizione di colui che può dire, come infatti ha detto: “Tutto davvero molto bene e secondo le previsioni”. E insomma, nonostante le critiche, e il carattere spesso descritto come un tallone d’Achille, e i sondaggi che mettono Italia Viva nella casella del “poco più del 2 per cento”, l’ex premier si è appropriato per così dire di un ruolo di metronomo-motore che con un’unica mossa ha fatto in modo che i sogni di molti si realizzassero (vedi arrivo del più volte evocato Mario Draghi); che il M5s, da tempo in sofferenza, si trovasse senza paracadute di fronte a tensioni già presenti ma sopite durante i governi Conte I e II e che gli altri, dal Pd al centrodestra, si trovassero a dover definire se stessi in anticipo sui tempi previsti. Ultimo ma non ultimo: il meccanismo messo in azione da Renzi (non da oggi, vedi crisi governo del 2019) ha fatto sì che non sembri così peregrina, al momento, l’idea della famosa o famigerata (dipende dai punti di vista) ricostruzione del “centro”, visibile sottotraccia nei suoi possibili contorni. Tanto che l’ex premier così ha commentato uno studio che gli assegna il solito 2 per cento e rotti: “Fa la differenza chi fa politica, non chi segue i sondaggi. E il mondo politico italiano del 2023 sarà totalmente diverso. Una rivoluzione gentile travolgerà vecchi e nuovi partiti politici, scommettiamo?”.
Ma quanto gli è costato, a livello di consenso, aver agito come ha agito? L’ha prosciugato come i numeri sembrano indicare o no? Sia come sia, Renzi si fa vedere sereno, serenissimo, e in Senato scherza sulle vacanze a Ischia e parla del suo nuovo libro in uscita il 13 luglio (per Piemme), dal titolo un po’ emblematico e un po’ minaccioso di “Controcorrente”, dicendo che stavolta si è molto divertito a scriverlo. “All’inizio del 2021 abbiamo aperto una crisi di governo in piena pandemia”, dice l’anticipazione del volume, in prima persona: “Ci hanno definito pazzi e irresponsabili ma noi pensavamo giusto e necessario per l’Italia cambiare passo sui vaccini, sull’economia, sul futuro. L’ho fatto e lo rifarei…Ciò che è avvenuto non è una sconfitta della politica, ma il capolavoro di una politica che vive di idee e non si piega alla logica dei sondaggi e degli influencer…”. Lo dice lui: “Capolavoro”, con la differenza che oggi non lo pensa solo lui. Intanto fa sapere che, di fronte alle eventuali contestazioni, può dimostrare che ai tempi di Conte gli era stato prospettato più di un incarico prestigioso (Nato? Onu?), e già che c’è si concede pure lo sfottò, davanti ai Cinque stelle, in Senato: “Dovete smettere di bullizzarlo, Conte. Quasi quasi lo difendo io”.