Cosa può fare l'Italia per trattare la Cina per ciò che è: una rivale
È il momento di dimostrare che si può aprire una nuova stagione di multilateralismo, in cui il nostro paese può giocare un ruolo determinante. A patto che la sua collocazione sia chiara. Ci scrive il presidente della regione Lazio
Al direttore - Negli ultimi giorni ci sono due fatti di grande rilevanza che hanno cambiato non poco gli scenari geopolitici internazionali: le visite in Europa del presidente Biden e del segretario di Stato Blinken, con i suoi incontri in Italia; e le strategie di una potenza mondiale come la Cina espresse nel corso delle celebrazioni dei 100 anni del Partito Comunista cinese. Non possiamo disinteressarci di quanto sta avvenendo sullo scenario globale, perché questi eventi avranno importanti ripercussioni anche sul futuro dell’Italia. Il nostro Paese deve avere, rispetto alle novità che stanno emergendo, una posizione internazionale chiara. Non vorrei che si ignorasse l’esistenza di un grande tema rappresentato dalla chiarezza che occorre avere rispetto al tipo di rapporto con la Cina. Quello che è in gioco, infatti, non è solo il ruolo e la credibilità dell’Italia nel mondo, ma anche la capacità di determinare la nostra sicurezza e il nostro sviluppo futuro.
Le dinamiche socioeconomiche degli ultimi anni hanno reso evidenti gli errori di valutazione che erano stati commessi riguardo allo sviluppo della Cina. La fortissima crescita economica di cui è stato protagonista il gigante asiatico negli ultimi 40 anni non ha portato, come molti credevano, una naturale evoluzione del suo sistema sociale e politico verso maggiori libertà e diritti. Al contrario, proprio la forte crescita economica e l’uscita dalla povertà di milioni di cinesi sono state considerate una prova della validità di un modello inaccettabile di società che tenta di coniugare autoritarismo e capitalismo. Con due elementi di novità assolutamente determinanti, tra loro connessi: la capacità crescente della Cina di influenzare l'economia globale e lo sviluppo delle singole Nazioni; l’accelerazione fortissima impressa nel campo digitale, con tutto ciò che comporta sul fronte della sfida globale sulla preminenza tecnologica e, fuori e dentro i confini nazionali, dei rischi per la sicurezza e le libertà delle persone.
Come si vede, tutto ciò pone dei problemi oggettivi e in parte inediti. Il segretario di Stato Blinken, richiamando anche la definizione della UE, ha espresso a mio giudizio una sintesi perfetta della situazione: la Cina è insieme rivale, avversario e partner, perché il grande coinvolgimento economico che ha la Cina anche con la nostra economia impone un rapporto, ma questo rapporto potrà progredire positivamente solo se saranno chiari i suoi confini politici, e se vi sarà una chiarezza nella funzione dell’Italia come parte dell’alleanza tra democrazie occidentali. Democrazie che per rafforzarsi tra le persone, come ricorda sempre il segretario Blinken, devono assumere un’agenda nuova e condivisa, che l’Europa ha identificato nella sostenibilità ambientale e sociale e nell’innovazione digitale inclusiva con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone. Questo comporterà un protagonismo politico che avrà anche ricadute concretissime. Pensiamo al tema della reciprocità in ambito economico che va affrontato in maniera più decisa, a cominciare dal tema della libertà e dei diritti che hanno le aziende italiane e europee che agiscono in Cina, rispetto a quelle cinesi che agiscono in Italia e in Europa, o alle condizioni del lavoro e dei diritti.
Ecco dunque il campo in cui il nostro Paese, anche grazie al ruolo strategico in Europa recuperato con il precedente governo e ora grazie all’autorevolezza del premier Mario Draghi, può e deve esercitare la propria influenza. Una collocazione pienamente europeista ed atlantista che possa contribuire a tessere una solida compagine tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, come interlocutori della Cina. La scelta di creare un Consiglio Stati Uniti-Europa su temi decisivi come commercio e tecnologia è in sintonia con questa missione strategica e rappresenta una novità molto importante. Questa è la strada sulla quale occorre proseguire. L’Italia spinga dunque in questa direzione. Il banco di prova saranno i prossimi appuntamenti del G20 e la copresidenza della Cop26 sull'ambiente: qui avremo l’occasione per dimostrare che si può aprire una nuova stagione di multilateralismo. E che la presenza dell’Europa – come grande forza democratica, mediatrice e promotrice sul fronte dei diritti, del welfare, del progresso tecnologico giusto e dello sviluppo sostenibile – è indispensabile per la sua riuscita.
Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio