l'intervista

"Caro Letta, è il momento di trovare una linea comune per salvare il ddl Zan". Parla Marcucci

Valerio Valentini

"Della Lega non mi fido, ma chi ha approvato alla Camera il disegno di legge può stringere una nuova intesa". Forza Italia? "Spero che prevalga la linea Carfagna sulla linea Salvini". Il rapporto col M5s? "Il Pd è un partito di centrosinistra, deve parlare a tutti". L'intervista al senatore dem

Nega come può, ma il sorriso sotto i baffi s'intravede lo stesso. Perché Andrea Marcucci, giura, non ama dire che "io lo avevo detto", però in effetti sulla necessità di intavolare una trattativa per evitare le barricate sul ddl Zan aveva parlato in tempi non sospetti. "Ma era solo una constatazione di buonsenso che oggi anche il mio collega Alessandro Alfieri rilancia", dice il senatore del Pd, ex capogruppo e grande indiziato, nei pettegolezzi di Palazzo, come organizzatore di imboscate e sabotaggi per affossare la legge contro l'omofobia nel Vietnam dei voti segreti che da metà settimana prossima potrebbe scatenarsi nell'Aula di Palazzo Madama. "È esattamente il contrario. Io voglio l’approvazione di una legge importante per i diritti e la tutela di una fascia di cittadini italiani, non voglio affrontare rischi di tornare indietro con una bocciatura che sarebbe pesante per tutti. Io vedo un pericolo in prospettiva e cerco di attrezzarmi".

 

Il pericolo, cioè, di una bocciatura da parte dell'Aula?

"Io non voglio arretrare sui diritti, voglio l’approvazione del ddl Zan. Non posso nascondermi però i problemi in Senato, per questo chiedo a chi ha già approvato il testo alla Camera, di concordare una linea comune , per blindare il passaggio a Palazzo Madama".

 

Dunque non con tutti andrebbe trovata questa mediazione. Di Matteo Salvini non si fida?

"Sulla Lega ho già ampiamente detto: non ci si può fidare della filiale italiana di Orban. Ho chiesto al centrosinistra  di uscire dall’ambiguità di un doppiogiochismo col Carroccio e di concordare una linea comune nella conferenza dei capigruppo. Il mio appello è rivolto a chi ha già votato una volta insieme alla Camera, non a chi ha fatto di tutto per boicottarlo". 

 

Eppure Enrico Letta sembra irremovibile: si tira dritto, non si media.

"Sono ottimista di natura, sono convinto che alla fine un approccio concreto e non ideologico al provvedimento, prevarrà. È naturale che se il Nazareno volesse proseguire con l’attuale posizione, io mi adeguerei e scommetterei sulla lealtà di tutti i miei colleghi. Sono certo che nessuno di noi sia solito nascondersi con il voto segreto. Ma se c'è uno spazio per trovare un fronte comune che sottragga il ddl a qualsiasi rischio di affossamento, questo è il momento di lavorarci. Chi vuole in tutti i modi l'approvazione della legge lo dica adesso, com'è già successo alla Camera"

 

Mara Carfagna, giorni fa, ci ha detto che a suo avviso Renzi anche stavolta ha interpretato un malessere che è più diffuso di quanto non si pensi anche dentro al Pd. E' così?
"Il Pd ha avuto un lungo ed articolato confronto alla luce del sole. I rilievi fatti alla legge sono noti, ed anche i nomi di chi li ha fatti. Siamo un partito di gente serie, ci incontriamo, e qualche volta discutiamo anche animatamente. Non tutti lo fanno. Quanto alla ministra Carfagna, mi aspetto che la sua posizione liberale sui diritti prevalga in Forza Italia al posto di quella di Matteo Salvini".

 

A proposito. Forse il dibattito intorno al ddl Zan segnala anche un problema di prospettiva, di politics e non sono di policy. C'è chi vuole rafforzare l'identità di sinistra del Pd, anche a costo di vedere sacrificato il provvedimento, pur di ribadire la differenza tra gli opposti schieramenti. Di qua il Pd col M5s, di là la destra. E chi invece prova a guardare oltre lo steccato, e lavorare per un dialogo con la parte moderata del centrodestra. Lei come la pensa? 

"Anzitutto ricordo anche agli smemorati, che siamo un partito di centro sinistra, che deve parlare a tutti, anche al settore più produttivo del paese. In secondo luogo, per l’appunto mi pregio di essere un uomo concreto: preferisco una legge approvata che un feticcio da esibire in campagna elettorale".

 

Col M5s in questa condizioni, in perenne stato confusionale e senza una guida, è saggio ribadire la priorità dell'alleanza coi grillini, per il Pd? E' innanzitutto con loro che va ricostruito il campo largo di cui parla Letta?
"Ci vuole calma, equilibrio e costanza. Con un M5S europeista e popolare si può certamente dialogare, con un M5S confuso ed eternamente in fase di transizione sarà molto più difficile. La morale? Pensiamo più a noi".

 

Anche sulla riforma della giustizia si consuma uno strappo all'interno del centrosinistra. Il Pd apprezza la riforma Cartabia, il M5s è molto insofferente. Lei che giudizio dà della riforma? E come crede finirà il confronto in Aula, su questi argomenti?
"Le rispondo con una battuta. Tra il testo della riforma arrivato ieri in Consiglio dei Ministri dalla ministra Cartabia e le rimostranze dell’ex guardasigilli Bonafede, io sto dalla parte del Governo Draghi, senza se e senza ma".

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.