La scelta è semplice: o si punta sui vaccini di massa, o si accetta il ritorno della zona rossa
Immunizzazione, varianti, impostori della libertà e irresponsabilità politiche. La coperta è corta ed è ora di scegliere da che parte stare. Il prossimo cruciale decreto spiegato da Speranza: “Sì al green pass”
"So che non tutti la penseranno così, ma io ho il dovere di non nascondere la verità ai cittadini: chi incoraggia un atteggiamento da liberi tutti, oggi, incoraggia un atteggiamento non responsabile, per non dire peggio”. Il ministro Roberto Speranza, a chi in queste ore glielo chiede, immagina l’Italia dei prossimi mesi stretta tra due sentimenti contrapposti: una fiducia reale nel futuro (i vaccini funzionano) che si va però a mescolare con una diffidenza profonda verso chi affetta ottimismo eccessivo. (La partita non è finita). Essere catastrofisti, è il pensiero di Speranza, è un sentimento pericoloso, e ci mancherebbe. Ma d’altro canto lasciare intendere, come fa qualcuno, che tutto è concluso, che l’emergenza è sparita, che la sfida contro il Covid-19 è ormai vinta è un pericolo che il nostro paese non può percorrere.
Sintesi del ministro: “Direi che in una scala da uno a dieci oggi la preoccupazione per la situazione pandemica, per quanto riguarda il nostro paese, si trova intorno a un 7,5”. L’elemento di preoccupazione, come confermato dai dati di ieri, non riguarda tanto le ospedalizzazioni o i decessi legati al Covid-19, almeno in questo momento, ma riguarda l’incapacità da parte di un pezzo della classe dirigente politica italiana (i nomi li facciamo noi: Matteo Salvini e Giorgia Meloni) di rendersi conto che la coperta che appare molto lunga è in realtà molto corta. In questo senso, ragiona Speranza, la scelta che ogni paese deve compiere è tra due modelli.
Il primo modello è quello di chi decide di mettere in campo tutta la propria forza per incentivare le vaccinazioni e questo modello implica il fatto di accantonare molte fregnacce e di osservare il popolo dei no vax e dei boh vax con lo sguardo non di chi quel popolo deve rappresentarlo ma di chi deve prima di tutto convincerlo. Il secondo modello è invece quello di chi ha scelto di non mettere in campo tutta la potenza di fuoco per spingere verso i vaccini la popolazione non ancora vaccinata. E chi insegue questo modello, inevitabilmente, non è un difensore della libertà ma è il promotore di una futura restrizione di libertà. Il ragionamento è semplice: o ci si vaccina il più possibile, subito, o se non ci si vaccina il più possibile, subito, si rischia, in presenza di una nuova ondata di contagi e di nuove varianti sempre più aggressive, di dover accettare un domani nuove restrizioni alla libertà. Sintesi del ragionamento: o si va in zona vaccini o si rischia la zona rossa. E per quanto si possa essere ottimisti, la nuova ondata di contagi non è purtroppo un’eventualità che si possa escludere.
Nel Regno Unito, anche con vaccinazioni molto alte, si è arrivati, a fronte di un milione di tamponi al giorno, cinque volte quelli che fa l’Italia, a circa 40 mila contagi al dì (il 60 per cento degli inglesi è vaccinato e Boris Johnson si è accontentato di questi numeri per riaprire tutto, eliminare le restrizioni e trattare il Covid-19 come una normale influenza).E Speranza vorrebbe evitare di mettere l’Italia di fronte a un pericolo come quello inglese: far risalire i contagi senza aver raggiunto un’immunizzazione sufficiente a derubricare il Covid-19 a problema minore. E dunque il ragionamento che il ministro della Salute porterà al prossimo Consiglio dei ministri, d’intesa con il presidente del Consiglio Mario Draghi, è quello di cambiare approccio: intervenire prima del sorgere di un nuovo problema e non dopo. E come? Facendo l’opposto del modello inglese: prudenza, responsabilità e molti green pass.
“Gli italiani vaccinabili – dice il ministro – in Italia sono 54 milioni e 27 milioni hanno ricevuto due dosi: significa che il 50 per cento dei vaccinabili si è immunizzato. E’ un numero molto alto, ma non ancora così alto da farci entrare nella stagione della responsabilità limitata. E mai come oggi credo che offrire ai cittadini prospettive di libertà illusorie, come se il nemico da sconfiggere fosse qualcosa di diverso dal virus, sia un rischio che nessuno può permettersi di correre”. Per questo, continua Speranza, l’Italia proverà a non seguire il modello inglese – è tutto finito – proverà a replicare a modo suo il modello francese – nessun limite per chi ha il green pass – e proverà a inserire tutto questo, compreso il cambio di passo, all’interno del decreto che verrà portato venerdì in Consiglio dei ministri. La logica è evidente: “Se hai il green pass puoi fare tutto, se non hai il green pass non puoi fare tutto”. Perché sì, continua Speranza, è vero, i vaccini funzionano, le ospedalizzazioni sono sotto controllo, ma è evidente che se si dovessero raggiungere livelli di contagi come quelli inglesi si entrerebbe ugualmente in sofferenza, perché la parte di popolazione non ancora vaccinata è ogni giorno un po’ più piccola ma è ancora numerosa. Non tutti sono no vax, naturalmente, esistono anche i così detti boh vax, ma proprio per questo per tutti, a cominciare dalla politica, dovrebbe essere chiaro che non è più tempo di cincischiare e che non è ancora tempo di mettere gli interessi personali su un piedistallo più alto rispetto a quelli del paese. Per farlo serve essere uniti, serve responsabilità e serve smetterla di buttare benzina sul fuoco dell’esasperazione dei cittadini (in Francia sabato scorso sono scese in piazza circa 100 mila persone per manifestare contro il green pass modello Macron). La coperta è corta ed è il momento di scegliere da che parte stare. E la scelta non dovrebbe essere difficile anche per due impostori della libertà come Salvini e Meloni: o più vaccini o più chiusure.