(foto Ansa)

La pandemia dei non vaccinati

Claudio Cerasa

Draghi schiaffeggia Salvini e Meloni demolendo i loro occhiolini ai No vax. Così l’agenda nazionalista sui vaccini diventa un perfetto manifesto della new anti politica. Il Green pass aiuta, ma non basta

A Matteo Salvini piacciono molto gli elenchi e forse un elenco è quello che ci vuole per fotografare il livello di cialtroneria contenuto in un’affermazione consegnata ieri mattina alle agenzie dal leader della Lega, poche ore prima che prendessero forma le sagge decisioni assunte dal Consiglio dei ministri sul Green pass (e poche ore prima che arrivassero gli schiaffi di Draghi). Parole di Salvini: “Non roviniamo la stagione turistica e non roviniamo la vita a milioni di italiani non vaccinati”. Sarebbe troppo complicato spiegare a Salvini che per non disturbare milioni di non vaccinati si sceglie di rovinare la vita a milioni di vaccinati (e di guariti) che anche a causa dei non vaccinati potrebbero fare nuovamente i conti con restrizioni della libertà che rischiano di essere inevitabili qualora il virus dovesse tornare a circolare in modo pericoloso (meno vaccini uguale più zone rosse oltre che più morti). Per provare però a far capire quanto possa essere politicamente grave, irresponsabile, dannosa e nociva la posizione assunta in questi giorni da Salvini e Meloni (che sulle poltrone litigano, ma sui fondamentali se la intendono alla grande) è sufficiente mettere insieme alcuni fatti che potrebbero essere sfuggiti (e che invece non sono sfuggiti ai governatori della Lega, da Zaia a Fedriga passando per Fontana). E l’elenco da proporre è fin troppo chiaro. 

 

 

Non fare tutto ciò che è necessario fare per accelerare la campagna di vaccinazione, solo per lisciare il pelo agli italiani che pur potendosi vaccinare hanno scelto di non farlo, significa accettare la possibilità che possano esserci, grazie al diritto di dire di no, delle nuove restrizioni alla libertà, oltre che più morti (ieri le autorità sanitarie americane hanno comunicato che il 99 per cento dei morti di Covid negli ultimi sei mesi negli Stati Uniti non era vaccinato). Restrizioni magari come le chiusure dei ristoranti, come le chiusure dei negozi, come le chiusure delle regioni, come le chiusure delle scuole, come il blocco del turismo. L’elenco potrebbe essere ovviamente più lungo e la prospettiva che a metà agosto, come hanno calcolato in queste ore al ministero della Salute, vi sia un numero di contagiati pari a quello registrato in questi giorni in Spagna non è purtroppo incoraggiante (circa 30 mila al giorno). Ma ciò che merita di essere messo a fuoco con attenzione e  preoccupazione è il salto di qualità compiuto da Salvini e Meloni proprio nel momento è in cui purtroppo è il virus ad aver fatto un salto di qualità. E quello che sta succedendo in queste ore è che i leader della Lega e di Fratelli d’Italia, con lo stesso arsenale retorico usato un tempo per attaccare l’Europa, hanno scelto di portare avanti in modo simmetrico una battaglia più contro le regole che ci impone di adottare il virus che contro lo stesso virus. E Mario Draghi, non a caso, ieri sera ha giustamente e saggiamente ricordato, rivolgendosi a Salvini e indirettamente anche a Meloni, che “l’appello di non vaccinarsi è un appello a morire o a far morire gli altri”.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden – denunciando sui vaccini un trend di cialtronismo politico della destra trumpiana non troppo diverso da quello manifestato in queste ora da Meloni e da Salvini (a dispetto di alcuni repubblicani come  Mitch McConnell e  Steve Scalise Donald Trump ha affermato che i cittadini dovrebbero farsi vaccinare, ma anche che lui comunque intende rispettare il loro diritto di scelta) – per fotografare il dramma degli americani non vaccinati ha introdotto  un’espressione tanto drammatica quanto efficace: “Siamo purtroppo di fronte a una pandemia dei non vaccinati”. La pandemia dei non vaccinati esiste (in Italia gli over 60 non vaccinati sono circa 2 milioni) e per quanto Biden possa promuovere una strategia porta a porta per convincere i dubbiosi la verità è che nell’ultimo miglio della campagna vaccinale il ruolo più importante lo giocano proprio quei leader politici che non disdegnando il populismo hanno educato negli anni i propri elettori a fare della diffidenza contro la casta della scienza una grande battaglia libertaria (oggi la battaglia libertaria in Italia è dire agli under 50: se non vi vaccinate, fa niente). Non serve fare un altro elenco per capire che per combattere la pandemia oggi più che mai c’è bisogno dell’aiuto anche dei Salvini e delle Meloni. Meno cialtronismo, più responsabilità, più vaccini e più Green pass. E soprattutto, più Draghi e meno Salvini, grazie

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.