“Caro Foglio, il Pd non è sull'Aventino. Nemmeno a Voghera”
"In uno stato liberal-democratico l'uso della forza appartiene solo allo stato medesimo. Il terzismo in questo campo non può esistere. Il Partito democratico, per essere presente, non ha bisogno di strumentalizzare un fatto di cronaca". Ci scrive il responsabile sicurezza dei dem
Analizzando sul Foglio il drammatico fatto di cronaca di Voghera, Salvatore Merlo – in un articolo tutt’altro che banale e con spunti meritevoli di approfondimento – ha rispolverato una tradizionale impostazione terzista, rievocando sostanzialmente la logica dell’ “e allora, il Pd?”. Saremmo insomma rei di “scampagnare sull’Aventino della realtà”, mentre in qualche città italiana si spara per le strade come nella Tombstone di Wyatt Earp. L’invito che l’articolista ci fa è quindi quello di un bagno nella realtà (dove le donne non si sentono libere di passeggiare e gli ubriachi -tendenzialmente immigrati- molestano i cittadini) anziché concentrarci sulla polemica sulla detenzione delle armi, e chiama in causa l’esigenza di una presenza fisica in quel contesto. Argomento che induce ad alcune riflessioni.
La prima: il Pd non ha bisogno, per comprendere le dinamiche di un grave fatto sociale, dell’atterraggio planato di qualche dirigente centrale alla ricerca di una impropria visibilità, o peggio di una strumentalizzazione politica di un fatto di cronaca. Il Pd è un organismo molto composito ed articolato, che attraverso il radicamento territoriale e la presenza di autorevoli e competenti dirigenti locali e parlamentari eletti in quel contesto è in grado di restituire -come avvenuto- in tempo reale l’esatta comprensione della realtà. Senza il bisogno di qualche show in favore di telecamera, come uso e costume di altri. La seconda. Di fronte a fenomeni di questa natura, vi sono due malattie letali che da cui dobbiamo assolutamente emendarci.
La prima è quella di una sorta di sociologismo di ritorno, che tende -spesso a sinistra- a giustificare il verificarsi di fatti criminosi con il contesto sociale di riferimento. La seconda, speculare ed opposta, è il giustificazionismo di destra, che tende a derubricare la gravità di fatti di sangue dietro all’esasperazione di un contesto sociale complesso. Dentro questo pendolo, la politica italiana delle tifoserie si perde, coi risultati noti. Giova quindi recuperare, ed è questa l’azione del Pd (altro che Aventino!), qualche concetto fondamentale. Anzitutto, che in uno Stato liberal-democratico l’uso della forza ai fini della pubblica sicurezza appartiene solo ed esclusivamente allo Stato medesimo, che esercita tale funzione in un quadro di norme e di garanzie. Non esiste, non può esistere e non deve esistere una “giustizia fai da te”, nella quale ci si sente dei novelli Charles Bronson incaricati di assolvere alla funzione dei giustizieri della notte. In più, in uno Stato liberal-democratico, il compito delle istituzioni locali non è quello di assolvere alla funzione di protettori del territorio armi in mano, ma quello di governo del territorio in adempimento alle funzioni e sulla base dei principi stabiliti dalla Costituzione.
Infine, sul piano più prettamente politico, sta dentro questa cornice l’azione che il Pd ha condotto e condurrà in materia. Abbiamo tutti pianto dopo Ardea. Ed è stato grazie ad un emendamento presentato dal Pd alla Camera nel decreto semplificazioni se verrà tolto il porto d’armi a chi ha avuto un trattamento sanitario obbligatorio, aumentando la sicurezza per tutti e ripristinando condizioni di garanzia. Altro che Aventino! Però serve di più. Anche sul piano culturale e su quello delle responsabilità politiche. Abbiamo ricordato ieri i 10 anni dalla strage di Utoya, con una cerimonia sul terrazzo del Nazareno dove da oggi i 77 giovani socialisti uccisi per le loro idee sono ricordati con una targa. Quella strage ci ricorda che la cultura suprematista serpeggia ancora per l’Europa, anche nelle strade delle nostre città, e legittima e giustifica l’impiego delle armi nei confronti del diverso e dello straniero. E’ un pensiero inaccettabile, che non può essere derubricato all’insegna di un terzismo che su questo campo non può esistere. E se proprio vogliamo dire come la pensa in una battuta il Pd in materia di sicurezza, porteremo recuperare un brocardo noto ma sempre valido: “Duri col crimine, duri con le ragioni del crimine”. E sarà con questo spirito che staremo -come sempre- nelle strade e nelle piazze delle nostre città e delle nostre comunità, nella consapevolezza che la sicurezza nasce dall’azione di una società coesa e non dall’uso improprio ed esagerato della violenza.
Enrico Borghi
Membro della Segreteria Nazionale del Pd con delega alle politiche per la sicurezza
Risponde Salvatore Merlo: La destra non nega il problema della sicurezza nelle città italiane, anzi se ne alimenta. E quindi non risolve: produce assessori-giustizieri e ministri citofonanti. Il Pd, chiuso nell’Aventino della realtà, a Voghera invece vede solo una pistola. Spot contro spot. Condivido in massima parte le sue osservazioni, che tuttavia trascurano il punto cruciale dell’articolo.