L'intervista
"Travaglio? Va aiutato. Bestemmia la memoria di Montanelli". Parla Cervetti
"Il giornalista che ricorre alla parolaccia è sempre un giornalista dal pensiero collassato"
Straparla di Draghi "figlio di papà" e che "non capisce un c...". Dice Gianni Cervetti, uno degli ultimi comunisti, amico di Napolitano e Macaluso, che il giornalismo di Travaglio è "un giornalismo da orbi". La vera domanda: perché la sinistra lo invita?
Dice Gianni Cervetti che uno così non andrebbe “invitato ma solo aiutato”. E dice che dovrebbero farlo i suoi colleghi del Fatto Quotidiano, i suoi amici, la sua redazione “che può anche pensarla come lui ma mai dirla con la lingua avariata che utilizza lui”.
Dovrebbe essere il suo giornale a chiedere a Marco Travaglio: “Ma ti sei visto? Cosa stai diventando? Non capisci che ci danneggi?”. E’ accaduto domenica alla festa di Articolo Uno, a Bologna. Travaglio era l’ospite d’onore. Ha dato del “figlio di papà” a uno come Mario Draghi che è rimasto senza padre a 15 anni e senza madre poco dopo. E non lo si racconta per eccesso di zelo, ma solo per dire che Travaglio non è più Travaglio e che nella polemica somiglia ormai a un conducente che guida contromano.
Ha infatti aggiunto che Draghi “ha un curriculum ambulante e che non capisce un c…”. Tutto qui? Il problema non è più lui ma chi gli chiede: “Spiegaci il mondo”. Lei ha capito perché la sinistra lo invita e lo applaude e perché un ministro, come Roberto Speranza, anziché dire “il pensiero di Travaglio non rappresenta Articolo Uno” non ha precisato: “Ma quale pensiero! Non avete capito che quello era il momento comicità”? Risponde Cervetti: “Non l’ho capito e non me lo spiego. Mi auguro solo che la sinistra se ne penta. Sono sicuro che se ne sia già pentita. La lingua di Travaglio è quella dell’intimidazione. E’ il contrario di tutto quello che è la sinistra. Questa è solo la lingua da marciapiede”.
E’ consapevole che domani insulterà pure lei? “Lo so. Ma mi proteggo. Non lo leggo. Il suo giornale non lo compro. Sono abbastanza vecchio da poter sopportare anche le sue insolenze, le sue storpiature. Roba da squadracce”. Quanti anni ha? “87 anni”. Dove vive? “A Milano, vicino Porta Ticinese. Ho fatto parte del gruppo dei miglioristi, i comunisti riformisti: Giorgio Napolitano, Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte, Luciano Pellicani”. Eravate uomini che maneggiavano la polemica e scrivevate tutti sull’Unità. Siete mai scesi fino al turpiloquio? “Non siamo scesi. Io la chiamo lingua da latrina. Il giornalista che ricorre alla parolaccia è sempre un giornalista dal pensiero collassato. La parolaccia è la fase terminale del pensiero. La sinistra ha sempre esasperato il pensiero. La sinistra non se ne serve”.
Travaglio, come pensa qualche stupido, interpreta sul serio la sinistra? La risposta: “Interpreta la caciara e un giornalismo pigro, di scarsa qualità. Il suo modo di intervenire non è altro che lo specchio di un certo modo di farlo”. Quando lo vede in televisione cosa pensa? “Cambio canale”. Quanti giornali compra? “Ne compro quattro”. Esiste un giornalismo rigoroso? “Esiste. C’è una tradizione di giornalismo serio e di scrittura nobile. La ritrovo negli articoli di Federico Fubini, Paolo Franchi, Giuliano Ferrara, Ferruccio De Bortoli”. Diranno che sono amici suoi? “Significa che me li so scegliere”.
Una domanda e non a Cervetti. Ma come può un uomo perbene, un uomo come Pier Luigi Bersani, che di Articolo Uno è “il direttore”, elevare a riferimento giornalistico questi editoriali da “cesso alla turca”? I comunisti, i suoi antichi compagni di strada, derubricano tutto questo a sporcizia. Beppe Vacca, Ugo Sposetti, pensano che uno che si esprime in quel modo non è altro che un indiano metropolitano stordito dal caldo, uno che soffre perché ha perso la “guida” del governo. Qual è il metodo di Travaglio? Cervetti dice che è quello della bestemmia. La grande amnistia sul Ponte di Genova (è falso), la mafia come dispositivo finale per opporsi al progetto Cartabia (un processo di mafia che dura 10 anni risarcisce la vittima di mafia?).
Anche ripetere che è l’allievo di Indro Montanelli e che viene da quella scuola è dunque una bestemmia? Ancora Cervetti: “Quella è la bestemmia massima. Sono certo che Montanelli, un allievo del genere, lo avrebbe inseguito insultandolo. Quello di Travaglio è un giornalismo da orbi”. Lo sa che sarà definito uno “schiformista”? “Riformisti sono Mattarella e Draghi. Riformisti sono le persone serie e perbene. La grande battaglia del nostro tempo è ormai questa: sobri contro invasati”.