Istruzione-Mit

I ministri fragilità: Bianchi e Giovannini nel mirino dei partiti

Tracciamenti, trasporti. Ecco i nodi. Mancano ancora decisioni operative

Carmelo Caruso

Non c'è solo da prendere la decisione sull'obbligo vaccinale per gli insegnanti. I due ministri, che comunicano poco tra di loro, finiscono nel mirino dei partiti. Lega, regioni e M5s. In vista del semestre bianco possono rappresentare un'insidia per il governo

Non se ne vuole fare una colpa ma dire come stanno le cose. Anche se il governo dovesse sancire l’obbligo vaccinale per gli insegnanti (sarà una decisione del Cdm e sarà collegiale), anche se si riuscisse a vaccinare un gran numero di studenti, rimane insoluto il tema trasporti e quello dei tracciamenti. Proseguiamo. Il piano scuola deve essere condiviso. Ancora. Va stabilito in che modo si tornerà in classe. Ci sono infatti due ministri e due ministeri che stanno rivelando debolezze. Non significa che stanno lavorando male. Significa che stanno rivelando debolezze.

 

Cosa si intende con questa parola? Fumosità nei concetti, un eccesso di approccio teorico, tendenza a rimandare le decisioni, poca intraprendenza. Si tratta di Patrizio Bianchi e di Enrico Giovannini e occupano rispettivamente il ministero dell’Istruzione e quello dei Trasporti. Non se sono ancora accorti, ma la politica li ha puntati. Ha compreso che sono ministri vulnerabili. Si sta per entrare nel semestre bianco e loro hanno poca dimestichezza. Non sanno che quella è la zona della legislatura dove un fuocherello diventa un rogo, una svista una richiesta di dimissioni.

 

Rischiano di non riuscire a tenere testa alle regioni, ai sindaci, ai partiti. La Lega, ad esempio. Giustamente ieri, tramite il suo Massimiliano Fedriga, che è anche presidente della Conferenza stato-regioni (giovedì presenteranno le loro richieste) ha fatto sapere, sul Corriere della Sera, che non si potrà parlare di ritorno a scuola in presenza se non si permetterà di riempire all’80 per cento i bus. E’ una quota che difficilmente il Cts può validare. Ma farla scendere sensibilmente equivale, per loro, a paralizzare le città.

 

Sono quesiti che saranno affrontati in una cabina di regia che si potrebbe tenere oggi in vista di un Cdm da convocare giovedì. C’è qualcosa che non sta funzionando, c’è una lentezza nella macchina. Giovannini parla poco con Bianchi. Bianchi parla poco con Giovannini. Per molto meno, le due ex ministre hanno sopportato una campagna mediatica durissima. Sui trasporti locali Paola De Micheli aveva dato mandato ai prefetti di pianificare orari e spostamenti. Hanno fatto un buon lavoro ma precedeva la campagna vaccinale, prevedeva la Dad.

 

Oggi si punta, e si deve, al ritorno in presenza. Era insomma un altro tempo. Qual è il piano di Giovannini? Per carità, si può sempre dire che sul trasporto pubblico locale il compito spetta alle regioni, ma le regioni possono sempre replicare: dovete darci indicazioni. In Lombardia, una mobilità che come spiega il suo presidente, Attilio Fontana, coinvolge più di 850 mila pendolari, non si modifica con frasi come “ingegnerizzazione dei processi”. Si possono anche ingegnerizzare, ma non si può dire “al momento dal Mit non abbiamo novità”. Il problema non è la comunicazione di questi due ministri (sono affiancati da professionisti di valore, anzi, è il loro lavoro che ha permesso finora di tutelarli).

 

La difficoltà è che sono professori. Esasperano la riflessione. Un ministro deve intervenire, sollecitare gli scienziati: “Quando ci fate sapere”. Un ministro non può sottovalutare tutte le insidie. Una. L’obbligo vaccinale dei professori non risolve la percentuale di vaccinazioni della fascia 12-19 anni. Gli studenti che hanno completato il ciclo vaccinale (o sottoposti a dose unica) sono solo il 13,19 per cento. Vuol dire 610.228. Sono pochi e il governo non prevede di imporre la vaccinazione per i giovani ma spingerà ancora sulla libera adesione, sul convincimento. Bisogna però farsi trovare pronti a settembre. L’ex sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, di Iv, consiglia, ed è un buon consiglio, di cominciare a ragionare se trasformare le scuole in nuovi hub vaccinali. E’ una proposta. Ma si deve cominciare a sapere cosa il governo propone per scongiurare che al primo infetto una classe finisca in quarantena. Oggi, il ministro Bianchi ne ha parlato nel corso di una riunione con il presidente dell’Associazione presidi. Ricordare che si deve rivedere il protocollo sui casi degli infetti è poco meno che dire “dove eravamo rimasti”. Dopo la giustizia, il M5s si concentrerà sulla scuola e lo farà con l’ex ministra Lucia Azzolina. Il governo non si dovrà attendere il folklore di Alfonso Bonafede ma contestazioni sul merito, credibili, puntuali. L’idea di Draghi è che una scuola non in presenza rimane una scuola povera. Ha promesso che il governo farà tutto in tempo e a suo tempo. Non ha mai detto “ne abbiamo ancora tanto”.


 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio