Le foto e i video
Facce da No pass. Ecco i leghisti che vanno in piazza e sfidano Mattarella
Siri, Bagnai e Borghi. Salvini e i ministri in maggioranza. La doppia faccia del Carroccio, di lotta e di governo. E intanto Fratelli d'Italia blocca l'aula per protesta contro la certificazione
Foto dal profilo Fb di Giorgia Canali, assessore alla Cultura regione Marche
Foto dal profilo Fb di Giorgia Canali, assessore alla Cultura regione Marche
Foto dal profilo Fb di Giorgia Canali, assessore alla Cultura regione Marche
Manifestazione no green pass a Roma (LaPresse)
Manifestazione no green pass a Roma (Ansa)
Manifestazione no green pass a Roma (LaPresse)
Manifestazione no green pass a Roma (LaPresse)
Il canovaccio è sempre lo stesso: quello che prevede l’esistenza del doppio partito, di lotta e di governo. Solo che stavolta per Matteo Salvini appare assai complicato continuare a recitare le due parti in commedia: perché i suoi parlamentari che scendono in piazza per protestare contro il green pass non vanno solo contro gli stessi ministri leghisti (Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia) che quel provvedimento lo hanno approvato in Cdm, ma lanciano un affronto diretto al capo dello stato e al premier, prendendo parte ai cori di strada che coprono di insulti sia Sergio Mattarella sia Mario Draghi.
E così, martedì, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella blindava Mario Draghi durante la cerimonia di consegna del Ventaglio da parte della stampa parlamentare, invocando il “senso di responsabilità per evitare nuove chiusure”, una folta pattuglia leghista si preparava a manifestare al fianco dei no green pass in piazza del Popolo a Roma (li puoi vedere sfogliando la gallery qui sopra). La legittimazione politica di idee che con la scienza e la realtà hanno poco a che fare.
Ma d'altra parte “questa è la piazza della libertà e della democrazia”, s'affrettava a dichiarare al Foglio Armando Siri, già sottosegretario nel governo Conte 1, come a lasciare intendere che al di là della piazza la dittatura sanitaria incombe e tocca pur resistere. Non a caso tra i manifestanti era tutto un susseguirsi di slogan e cartelli contro il premier e contro Roberto Speranza, di richiami insensati all'olocausto, all'apartheid e alle libertà negate.
Così si finisce anche col paradosso di vedere un senatore di maggioranza - Armando Siri, sempre lui - mischiarsi a un gruppo di manifestanti che manda Draghi un sonoro vaffa scandito a colpi di cori e slogan, e un altro senatore di maggioranza, Alberto Bagnai, condividere dei manifesti in cui il premier viene disegnato come un novello Pinocchio (“Le bugie sui vaccini hanno le gambe corte”).
E il vaccino? “Non lo farò, lo lascerò a qualche anziano o fragile che sicuramente ha più bisogno di me”, la risposta di Siri, accompagnato in questa impresa da altri volti noti della Lega. In prima linea c'era infatti anche il deputato Claudio Borghi, il ritornello sempre lo stesso: “Siamo qui per una causa che è anche la mia e del nostro segretario Salvini, quella della libertà di scelta”. E con la maggioranza come la mettiamo, gli chiedevano i cronisti? “Non c'entra niente essere o non essere al governo per un singolo provvedimento. Non è un esecutivo politico, e la permanenza della Lega è un fatto tecnico”, la risposta di Borghi, che insomma ne fa una questione di formule. Sarà, intanto dallo stesso Salvini non è arrivata nessuna smentita né alcun chiarimento.
A piazza del Popolo comunque non potevano mancare nemmeno il senatore Simone Pillon e appunto Alberto Bagnai, il teorico dell'uscita dall'euro ed economista di riferimento della Lega. Con loro anche il deputato Antonio Zennaro e Alessandro Pagano, niente meno che il vice presidente del gruppo leghista alla Camera, e poi l'europarlamentare Antonio Rinaldi, tutti insieme appassionatamente. Come dimostrano le foto della manifestazione che Giorgia Latini, già deputata e attuale assessore alla Cultura della regione Marche, ha pubblicato sul suo profilo Facebook.
Negli scatti non manca nessuno, la compagine dell'antigoverno, in una sorta di prologo di quel che è successo questa mattina a Montecitorio, quando il gruppo di Fratelli d'Italia ha bloccato la seduta occupando il centro dell'emiciclo con striscioni con su scritto “no green pass” e impedito i lavori e il voto sulla pregiudiziale di costituzionalità al decreto che introduce la certificazione verde. Ma almeno loro, viene da dire, stanno all'opposizione. Almeno loro, una volta tanto, hanno le idee chiare.