L'intervista

"Dalle piazze no pass solo un mare di minchiate. Senza vaccino? Meno diritti". Parla Toti

"Non ti vaccini? Stai a casa"

Carmelo Caruso

"Chi non si vaccina sta condannando alla Dad gli studenti. I No pass? Scoppiati complottisti. Una cosa è la filosofia un'altra il virus. La Lega? Bisogna essere chiari con il paese". Intervista al governatore della Liguria, Giovanni Toti

Roma. Il “dittatore della Liguria”, il “gerarca di Genova”. Giovanni Toti si è fatto dunque crescere i baffetti come la disegnano gli imbecilli no vax? “Dicono che sono un dittatore ma i veri dittatori sono loro. Non si vogliono vaccinare e spingono il paese verso la chiusura e verso nuove restrizioni. Hanno un’idea arbitraria della libertà. E’ una schiuma di scoppiati. Agitano complotti delle multinazionali farmaceutiche, ripetono frasi senza giudizio. In mezzo c’è di tutto: anti 5g, terrapiattisti. Nessuno è contro le manifestazioni del pensiero, ma nelle piazze no vax, francamente, ho sentito solo un mare di minchiate”.

 

A Pesaro, hanno circondato la casa del sindaco Matteo Ricci. In passato lo avevano fatto con Giorgio Gori, nella Bergamo che è la città del lutto e del ricordo. E’ questa libertà di Voltaire? “E’ quello che credono loro. Quello che cercano di spacciare. Sono solo dei liberali spergiuri. Mi chiedo: perché un vaccinato deve avere meno diritti di uno che non si vaccina? Non è così che deve andare. Chi non si vaccina non può chiedere gli stessi diritti di chi si vaccina. La necessità di farlo, le ragioni, insomma, tutto quello che c’era da dire lo ha detto in maniera formidabile il presidente Sergio Mattarella. Le sue sono le parole più importanti. Decisive”.

 

Anche lei se li è trovati sotto la sua abitazione? “Pure a Genova sono venuti sotto casa mia. Si aggiravano sotto i palazzi delle istituzioni. Di sicuro non mi spaventano”. In questo serraglio di scettici, increduli, gli ultimi integrati sono i filosofi. Di loro che diciamo? “Che posso capire la provocazione intellettuale e che sarebbe bellissimo ragionare di Platone e di Socrate. Ed è giusto farlo. Una cosa è però farlo nei dipartimenti di filosofia, altra cosa è contrastare il virus. La scuola di Atene piace anche a me ma da governatore della Liguria la mia preoccupazione è scongiurare nuove zone rosse. Abbiamo i vaccini e sappiamo adesso che i vaccinati non si ospedalizzano. Non basta questo?”.

 

Il green pass è la gabbia delle libertà costituzionali? “Ogni volta che sento protestare contro questo documento ricordo che da sempre ci sono regole semplici. In un cantiere edile si accede indossando i caschetti e le scarpe contro gli infortuni. Per viaggiare nei paesi tropicali, prima di partire, è necessario vaccinarsi. Chi non si vaccina sta condannando gli studenti a un altro anno di didattica a distanza. Non ti vaccini? Stai a casa”.

 

Ieri, Fdi ha bloccato i lavori d’aula per protesta anti governo e ci sono parlamentari della Lega che nelle piazze no vax montano i loro baracchini. Ma che centrodestra è questo? “La Lega è un partito di governo. I suoi ministri hanno approvato il passaporto vaccinale. Con gli italiani bisogna essere chiari. Lo si deve”. Si può sopportare questa folle idea che siamo una nazione vessata perché costretti a circolare con un codice a barre sul telefonino? “Mi viene in mente la celebre vignetta di Altan, quella sulla trave e la pagliuzza. Quando l’Italia ha chiuso, e chiuso davvero, non mi sembra che le reazioni siano state minori. Oggi c’è qualcuno che, in maniera ridicola, alimenta l’idea che le libertà siano violate come accadeva nella Birmania”.

 

Che effetto ha avuto l’obbligo del green pass in Liguria? “Da 1.500 prenotazione siamo passati a 8.000 prenotazioni al giorno. E’ stato un grande incentivo e in un momento cruciale. Voglio ricordarlo. Il Covid non è finito. Adesso dobbiamo marciare, spendere i soldi del Recovery. Serve la ragionevolezza”. Non servirebbe anche una bicamerale di sobri? “Ma esiste già. E’ nata con questo governo, originato da un armistizio tra partiti. Quello che serve è lasciare lavorare Draghi, non sabotarlo, non tirare sassi. La cosa più difficile è in realtà la più facile”.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio