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Così Draghi piega Salvini sul green pass, e nella Lega scoppia il dissenso

Intanto la guerriglia alla Camera del Carroccio è già finita: i 900 emendamenti contro il green pass nel decreto Covid diventano 40

Valerio Valentini

Dopo i richiami all'ordine del premier, il leader leghista sceglie il basso profilo e incassa la stretta. Obbligo per docenti e studenti universitari, campagna straordinaria per i minorenni. La svolta su trasporti e sport. Borghi minaccia disobbedienza, Siri parla di incostituzionalità. La rabbia del sottosegretario Sasso

Che di margini di manovra ce ne siano pochi, gli viene detto a ridosso della cabina di regia. E’ lì, all’ora di pranzo, che Matteo Salvini riceve la conferma che sì, la stretta sul green pass ci sarà, eccome. E così, per uscire dal gorgo della sua stessa propaganda, detta alle agenzie una nota per rivendicare ciò che di fatto è già stato stabilito. E cioè che le limitazioni legate al certificato vaccinale non valgano per gli studenti che tornano a scuola né per i clienti degli hotel che usufruiscono di bar e mense interne. D’altronde all’interno di Palazzo Chigi tutto procede senza intoppi: e infatti l’unica impuntatura di Massimo Garavaglia, ministro leghista del Turismo, riguarda una proroga di quindici giorni che gli viene concessa senza troppo discutere: per cui sui mezzi di trasporto di lunga percorrenza il green pass sarà obbligatorio solo a partire dal primo settembre.

 

Tutt’altro copione, insomma, rispetto alle puntate precedenti. Quando, cioè, ogni volta che c’era da discutere di norme anti Covid, col Cdm ancora in corso Salvini invitava i suoi all’insubordinazione. Del resto, il colloquio a quattr’occhi del 28 luglio scorso non è avvenuto invano, e i richiami di Mario Draghi alla collaborazione sui temi strategici del Pnrr e della lotta alla pandemia erano stati pronunciati col tono di chi non ammette repliche. “Più che altro Matteo, dopo quel siluro del premier sui vaccini, ha capito che almeno per ora, almeno su questi argomenti, andare contro Draghi significa andare contro un muro”, ragiona chi sta intorno al leader della Lega. E dunque pazienza se nel frattempo i soliti oltranzisti del Carroccio perseverano in una propaganda farlocca a beneficio dei loro follower su Twitter. Pazienza se Claudio Borghi esprime “ribrezzo” per le indiscrezioni che arrivano da Palazzo Chigi, definendo il decreto “intollerabile” e incitando alla disobbedienza civile. Pazienza se Armando Siri parla di “Costituzione fatta a brandelli”. E pazienza pure se Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione, si lamenta coi suoi colleghi per essere stato mandato allo sbaraglio, lui che veniva richiesto dai capi della comunicazione del partito di “battere duro” contro l’obbligo vaccinale per gli insegnanti, e ora si ritrova a dover sostenere non solo il green pass per docenti e bidelli, ma anche il certificato richiesto agli studenti universitari e una campagna straordinaria per i minorenni, fatta anche aggirando il sistema di prenotazione ordinaria.E del resto, dei 900 e più emendamenti depositati con grande clamore dalla Lega al primo decreto Covid, alla Camera, dopo appena una riunione il Carroccio ha accettato di conservarne appena 40. Eccolo, il senso delle barricate dei salviniani di ferro.

 

Alle otto e mezzo di sera, quando ormai i ministri Bianchi, Speranza e Giovannini stanno per illustrare i contenuti del decreto in conferenza stampa, resta appena un’eco delle ultime discussioni che hanno animato la conclusione del Cdm (sulla distinzione tra trasporti intra o extra regionali, sugli stadi e i palasport, sull’università). Dettagli. Perché poi il voto arriva all’unanimità. Il Papeete, stavolta, ha portato giudizio.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.