qui palazzo chigi
Draghi affida le deleghe sull'aerospazio a Colao
Una modifica normatica ad hoc dopo l'ultimo Cdm, poi la scelta: a gestire i 2,3 miliardi del Pnrr sul settore aerospaziale sarà il ministro della Transizione digitale. Deluso Conte, che spingeva la Dadone. Il passo indietro obbligato di Tabacci, e quei pettegolezzi sulla caccia ai responsabili
L’unica cosa che manca è l’ufficialità. Ma che l’orientamento sia già chiaro, lo si è capito a margine del Cdm di giovedì sera, quello in cui si è cambiata la legge che disciplina l’affidamento della delega sull’aerospazio. Che, fino a ieri, doveva restare in capo a un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e che da oggi potrà essere invece assegnata a un ministro senza portafoglio. E, nella fattispecie, a Vittorio Colao. Pare essere lui infatti - lui e non la ministra grillina delle Politiche giovanili Fabiana Dadone, come avrebbe voluto Giuseppe Conte - l’uomo scelto da Mario Draghi e dal suo fido Roberto Garofoli per ricevere il testimone lasciato da Bruno Tabacci, costretto a un avvicendamento volontario che di spontaneo, però, aveva ben poco.
E non perché a Palazzo Chigi non sapessero che il fattaccio che ha costretto il deputato centrista, responsabile del Coordinamento della politica economica, al mezzo passo indietro, fosse in verità l’esito di una vicenda che si trascina da tempo. Almeno dal novembre del 2020, quando Simone Tabacci, il figlio del leader del Centro democratico, ha risposto a un bando di selezione di Leonardo, partecipando poi ai colloqui dal 17 dello stesso mese. Il tutto, beninteso, nel mentre che la buriana renziana intorno al BisConte iniziava a far traballare il governo rossogiallo. Al punto che, tra i pettegolezzi più diffusi in Transatlantico, c’è questo: e cioè che la garanzia di un reclutamento per il Tabacci junior nella partecipata di stato fosse in realtà una delle ricompense preventive per il Tabacci senior, che nel frattempo molto s’industriava per reclutare pattuglie di responsabili da offrire alla causa di Conte. Maldicenze, si dirà. Come che sia, Draghi deve aver ritenuto comunque che ora, col figlio assunto come quadro nel settore acquisizioni e fusioni di Leonardo, non fosse il caso che il padre restasse a occuparsi delle politiche per l’aerospazio.
E così, dopo una opportuna modifica normativa, il premier ha pensato di assegnare quella delega a Colao, il ministro della Transizione digitale che, quando il passaggio di consegne diventerà ufficiale, potrà contare anche sull’esperienza del suo capo di gabinetto, quello Stefano Firpo che già in passato, nei suoi lunghi anni trascorsi al vertice delle strutture tecniche del Mise, s’è molto occupato di investimenti in ambito aerospaziale. Fino al maggio del 2019, quando decise di lasciare il suo posto di sottogoverno in gran dispetto alla pomiglianizzazione spudorata di Via Veneto. Con uno, in particolare, si consumò lo strappo: e, per quanto paia surreale, ora i due destini rischiano d’incrociarsi ancora. Perché tra i funzionari ministeriali che all’epoca ostacolavano la spesa aeronautica, c’era un certo Carmine America, compagno di scuola ai tempi del liceo Imbriani del giovane Di Maio e dunque consigliere per la Sicurezza e gli Affari esteri del ministro dello Sviluppo Di Maio, che poi fu promosso, su suggerimento del ministro degli Esteri Di Maio, nel cda di Leonardo.
Ma al di là delle faccende personali, la nuova delega comporterà per Colao un impegno notevole. Non solo perché nella sua orbita finiranno i 2,3 miliardi che il Pnrr dedica all’aerospazio, ma anche perché bisognerà subito affrontare alcune delle questioni rimaste irrisolte, come la riforma incompiuta del regolamento del Comint, il Comitato interministeriale competente in materia.