"Ammiccare ai no vax? Non serve a intercettare voti". Parlano i sondaggisti
"Quella di Salvini e Meloni è una strategia che non sposta consensi, ma non ne fa neanche perdere. I contrari ai vaccini sono trasversali ai partiti". Chiacchierata con Noto (Ipr Marketing) e Gigliuto (Istituto Piepoli)
I non vaccinati con almeno una dose in Italia ammontano a oltre 15 milioni di persone. Escludendo a spanne la fascia 12-18 anni, e la minoranza di chi non può vaccinarsi causa patologie o allergie pregresse, si tratta di un bacino di una decina di milioni di potenziali elettori. Mica male. Sarà per questo che all'interno dell'arco parlamentare ci sono forze che sulla campagna vaccinale e sul green pass (che serve a incentivare le immunizzazioni) si muovono in maniera così ondivaga? Per esempio, come fa Salvini, vaccinandosi en passant, non dandolo particolarmente a vedere ai suoi elettori, come se non vi si volesse porre particolare enfasi per non offendere chi sul tema è suscettibile ? "Ma se i partiti cercano in questo modo un nuovo posizionamento ideologico per intercettare il voto no vax sono fuori strada. Non abbiamo rilevato nessuna crescita nei sondaggi da parte delle forze che pongono obiezioni alla campagna vaccinale o all'estensione del green pass", spiega al Foglio Antonio Noto, presidente di Ipr Marketing.
Andiamo con ordine. "I cosiddetti no vax a livello ideologico rappresentano circa un 15 per cento della popolazione italiana, una decina di milioni di persone. Se andiamo ad analizzare quali partiti votano, notiamo una certa trasversalità. Segno che esistono no vax di destra e no vax di sinistra. Anche perché non è che il fenomeno sia emerso solo in corrispondenza di questa pandemia, è uno zoccolo duro che esisteva già prima", dice Noto. Ha senso però cercare di tratteggiare un identikit dell'antivaccinista medio. Anche per cercare di capire come si pongono in realtà le forze politiche nei loro confronti. Come sottolinea Noto "contrariamente a quanto si pensa, i no vax sono più istruiti della media: il 34 per cento possiede un titolo di laurea contro il 12 per cento della popolazione totale. E' il sintomo che per schierarsi contro i vaccini c'è bisogno di radicare convinzioni nel tempo, aver metabolizzato un'ideologia". E anche la conformazione socio-anagrafica risponde a caratteristiche precise: "Per lo più 35-54enni, mentre la maggior parte dei giovani e degli anziani sono convintamente pro-vax, che comunque sono la maggioranza in tutte le fasce anagrafiche".
Secondo Livio Gigliuto, vicepresidente dell'Istituto Piepoli, "chi è fortemente contrario ai vaccini rappresenta il 5 per cento dell'elettorato, circa 2 milioni di persone. Si tratta di una minoranza che ha tendenzialmente un'orientamento verso il centrodestra e vota per lo più Fratelli d'Italia, anche perché la Lega ha una posizione più difficile da comprendere all'esterno facendo parte del governo. Mentre il resto, e cioè il 15 per cento, sono cosiddetti boh vax, gli incerti, i dubbiosi, che hanno un atteggiamento agnostico e una ritrosia a vaccinarsi per una questione d'insicurezza e corrispondo un po' a tutte le sensibilità politiche".
Come osserva ancora Gigliuto "non abbiamo rilevato nessuna crescita dei partiti che ammiccano all'anti vaccinismo". Perché allora Salvini e Meloni ci provano a giocare con il fuoco, a farsi portatori di alcune istanze di questa fetta di elettorato potenziale? "Perché per loro è una strategia win-win. Anche se non guadagnano voti, di sicuro non ne perdono. Visto che gli elettori della Lega e di Fratelli d'Italia continuano a votare sulla base di temi identitari come l'immigrazione, l'Europa. Questa – ragiona ancora il sondaggista – è una fase particolare, perché è come se Draghi avesse addormentato la politica. Da qui la tendenza che hanno i partiti a dividersi su questioni come il green pass". E però qualche riflesso quest'atteggiamento dei leader titubanti ce l'avrà pure sugli elettori, no? "Crea una polarizzazione del dibattito pubblico che magari ha scarso traino da un punto di vista dei flussi. Ma ha anche l'effetto indiretto di far sentire legittimato il proprio scetticismo. Se può finire per deludere l'elettorato di opinione che in passato si è rivolto a questi partiti? Ma anche in questo caso il rischio è marginale".