Il colloquio
“Ecco perché sostengo i referendum dei Radicali”. Parla Gori
Intervista al sindaco di Bergamo. "I quesiti referendari sono una spinta per affrontare i nodi irrisolti della giustizia. La riforma Cartabia? Una buona legge. Essere riusciti a farla votare dal M5s è un successo di Letta"
“Ci ho pensato, ho studiato i quesiti referendari sulla giustizia promossi dai Radicali. E alla fine mi sono convinto a firmarne tre”. Fino a qualche mese fa chiamavi a sinistra per chiedere se la campagna sul referendum l’avrebbero fatta propria e le reazioni erano un’apologia dell’equilibrismo. All’opposto di quel che ostenta al telefono Giorgio Gori. “Ho letto l’appello di Bettini. Condivido l’idea che possa essere una spinta per affrontare i nodi irrisolti della giustizia”, dice il sindaco di Bergamo al Foglio.
Nel dettaglio, cosa le piace? “Firmerò in maniera convinta sulla separazione delle carriere, utile per evitare contiguità che rischiano di turbare l’equilibrio tra accusa e difesa. Sulla limitazione della custodia cautelare, e per il superamento delle previsioni di incandidabilità e ineleggibilità previste dalla legge Severino prim’ancora di un definitivo giudizio di responsabilità. Mentre non condivido l’azione diretta di risarcimento nei confronti dei magistrati. Infine, credo che la riforma dei meccanismi di elezione del Csm e l’equa valutazione dei giudici siano temi importanti ma più adatti ad essere affrontati in sede parlamentare”.
S’è scritto che schierarsi dalla stessa parte di Salvini, l’onnipresente nei gazebo d’Italia, vi arrecherebbe qualche imbarazzo. “Ma il sostegno della Lega, le cui finalità strumentali mi paiono evidenti, non può essere un disincentivo a sostenere battaglie ispirate ai princìpi del garantismo, fondamentali per la cultura democratica e riformista”, ragiona Gori. Perché allora il Pd s’è mostrato così disinteressato, rinviando tutto al lavoro del Parlamento e del governo? “La legge Cartabia segna un importante passo avanti. Supera definitivamente le storture della legge Bonafede e ha elementi di innovazione, ad esempio nel contenimento delle indagini preliminari. Ciò detto, sulla giustizia il lavoro da portare avanti è talmente ampio che Parlamento e referendum possono procedere in parallelo. E anzi, l’iter referendario può essere un efficace stimolo. Spero che all’interno della sinistra, a partire da quella d’estrazione socialista e liberale, si moltiplichino le prese di posizione a favore”.
Anche se può essere l’ennesima miccia che rischia di far detonare i già difficili equilibri con il M5s. Non trova? “E’ chiaro sulla giustizia possono evidenziarsi distanze rilevanti dai 5Stelle, ma proprio per questo l’apertura di Bettini, che sappiamo tra i più convinti sostenitori di un interlocuzione col Movimento, è per me particolarmente apprezzabile”, è la lettura del sindaco. “Del resto nessuna alleanza può fondarsi sul sacrificio dei propri valori. Si possono accettare piccoli compromessi, com’è stato sulla riforma Cartabia, non atti di subalternità come fu l’approvazione della legge Bonafede nella stagione del Conte bis. La nuova legge riscatta la credibilità del Pd sul terreno della giustizia. Ed essere riusciti a farla votare anche dal M5S è senz’altro una vittoria della segreteria Letta”.