L'intervista

Luigi Berlinguer: "La scuola è in confusione. Non è così che si riparte. Draghi sia risoluto"

"La scuola, se a distanza, non è scuola"

Carmelo Caruso

"Chi difende i prof. no vax fa politica da strapazzo. I sindacati non fanno l’interesse degli studenti. I professori hanno l'obbligo di vaccinarsi per rispetto della loro funzione. Troppi ritardi sulla scuola. Tirare le orecchie a chi sta perdendo tempo. Intervista a Luigi Berlinguer, ex ministro della Pubblica Istruzione

Chi vuole salvare la scuola, chi vuole riportare davvero i nostri ragazzi in classe, parla come questo ex ministro dell’Istruzione e se ne infischia del nuovo sindacalese vaccinale. Dice Luigi Berlinguer, il “ministro riforma”, il cugino di Enrico, che “la scuola, se a distanza, non è scuola”, che “ci vuole un atto energico dello stato, del premier, per superare i ritardi, garantire le lezioni in presenza. Accelerare”. Aggiunge che “chi ammicca ai professori no vax non fa altro che politica da strapazzo”. Ha 89 anni. Cosa aspetta Mario Draghi a nominarlo “nonno scuola”, ministro emerito a sostegno del ministro in carica? Ai sindacati che si stanno opponendo alle vaccinazioni, ai sindacati che combattono il green pass cosa risponde? “Che fanno gli interessi di categoria ma non l’interesse della scuola. Nessuna difficoltà può mettere in discussione il diritto allo studio”.

 

Ecco cosa bisognerebbe affiggere a ogni angolo di strada, ecco come si dovrebbero insidiare i professori non ancora vaccinati. Spiega Berlinguer: “L’attività educativa non è un’attività come tante. E’ un’attività primaria. Il paese è la scuola. La scuola fa il paese. Gli insegnanti devono essere rispettati, ma devono portare rispetto alla loro professione. Il loro obbligo è nei confronti dei ragazzi. Come si fa a non commuoversi e a non seguire l’invito di Papa Francesco? Ha detto che vaccinarsi è un atto d’amore. Rimane questa la migliore frase che si potesse rivolgere. Non può che essere l’insegnante il primo a insegnare l’amore”.

 

Perché si è dunque preoccupati? Perché la verità non va nascosta. L’ingranaggio scuola è in ritardo. La scuola riparte e non si è ancora capito come debba ripartire. In che modo? Quali protocolli? Le norme? I bus? Il riempimento? Il docente non vaccinato ha cinque giorni di tempo per farlo prima di essere sostituito, ma chi verifica? E i presidi perché devono anche fare, tra le altre cose, i secondini? Dice l’ex ministro: “Ho come l’impressione che le norme di cui si discute in questi giorni entreranno in vigore a scuola già iniziata. Ma l’orologio scuola è un orologio che non si ferma. E’ qualcosa che viene dimenticato. Stiamo arrivando all’inizio dell’anno scolastico nella confusione e questo non va bene”. Cosa si deve fare? “Si devono tagliare i tempi. Tirare le orecchie a chi lo sta perdendo. Servono procedure ordinate sin dall’inizio. Si deve regolamentare il sistema di trasporto. Sono quesiti che non si possono evadere con la fuga o il rinvio”. Siamo infatti professionisti delle riunioni e moltiplichiamo tavoli. E’ Trastevere, la sede del ministero dell’Istruzione, la falegnameria italiana del tempo perduto.

 

Qual è il vero sindacato che manca? E’ il sindacato dei ragazzini che, c’è da scommettere, sarebbe piaciuto alla scrittrice Elsa Morante. Quando non vogliamo rispettare le norme (come il green pass) ci rifugiamo addirittura nella filosofia. Ma cosa c’entra tutto questo con il diritto allo studio? Dice sempre Berlinguer: “La filosofia non c’entra nulla. Non chiacchieriamo di libertà negate. La nostra responsabilità non finisce con il vaccino che è invece uno dei mezzi straordinari che ci regala il progresso, la scienza”.


Il ministro Patrizio Bianchi va aiutato. Il primo aiuto è liberarlo dai sottosegretari tontoloni, sgomberare gli uffici di chi fa propaganda anti vaccinale. Sono quelli che rilasciano interviste per straparlare di obbligo vaccinale, per definirlo una “pratica da tso”. Chi è stato? Il suo sottosegretario (leghista) Rossano Sasso. Aggiunge Berlinguer: “L’istruzione è qualcosa di troppo importante e non merita di essere gettata in politica. Tanto più questa cattiva politica”. Si minimizza e già si ripete che la scuola “è sempre partita nelle difficoltà”. E allora un’aggiunta sull’aggiunta: “E pure questo è vero, ma dobbiamo combattere contro una pandemia, abbiamo visto cosa è accaduto l’anno scorso. Abbiamo il dovere di fare meglio”. Come si deve ancora dire che della scuola se ne parla troppo ma solo perché è questo il miglior modo per non farla? Si può dire come lo dice ancora l’ex ministro: “Serve la risolutezza che di Draghi abbiamo apprezzato. Deve prevalere la sua linea. Senza tentennamenti. Ripeto. Senza tentennamenti”.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio