L'altro Carroccio

In Veneto la Lega è già un'altra Liga. Il risiko Salvini-Zaia-Giorgetti

Lega e Liga. Non è solo una vocale

Carmelo Caruso

Toni diversi e non solo. Dai vaccini alla politica estera passando per la battaglia sul reddito di cittadinanza. I movimenti veneti: Bitonci studia il dopo Zaia. Salvini cerca Tosi per frenare Zaia. La partita veneta riguarda Roma

Perché è una Lega diversa? Prima di tutto perché ha un’altra vocale. In Veneto la Lega è Liga. E’ diversa perché esprime un presidente di regione come Luca Zaia che su Whatsapp ha come immagine profilo questo avviso: “Basta messaggi inutili”. Come potrebbe mai imbarcarsi in una polemica da vecchi tonti come quella tra fascisti e fasci-antifascisti? Qualcuno ha mai sentito dire cosa ne pensasse sulla leggerezza di Claudio Durigon che si è dimesso da sottosegretario? Nessuno l’ha mai sentita perché ovviamente non l’ha mai detta. Parla di vaccini e di terza dose, mentre ci sono ancora deputati di primo piano, i vari  Borghi,  Bagnai, che si abbracciano in piazza con tutti gli scoppiati no pass. E’ uno che chiede alla ministra degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, di accelerare la trattativa sull’autonomia perché da presidente del Veneto desidera avere competenza anche sulla scuola che è, questa sì, una delle sue urgenze. Quando si parla di Lega alternativa si indica questa parte che diventerà sempre più decisiva. Se Matteo Salvini si è nuovamente avvicinato all’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, non lo ha fatto, come si pensa, solo per vendicare lo strappo di Giorgia Meloni, che gli ha portato via il sindaco di Verona, Federico Sboarina. Lo aveva cacciato e oggi lo cerca perché Tosi è Zaia prima di Zaia. E anche perché Zaia non è il migliore amico di Tosi. E poi c’entra molto con il futuro prossimo. Una parte importante di industriali del nord vuole Zaia a Roma.


Chi aspira, e anche legittimamente, a prendere il suo posto è Massimo Bitonci. E’ in questo momento il veneto più vicino a Salvini. E Bitonci è vicino a Tosi. Raccontare quanto accade in questa regione serve perché restituisce molto delle prossime mosse politiche nazionali. Per chi non lo conosce, Bitonci è un economista valido e non è una macchietta. E’ insieme a Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti, uno di quelli che sanno anticipare scenari, confrontarsi con i tecnici. Ha bisogno tuttavia di una spinta. Piace a Salvini perché è stato uno dei primi sindaci antimigranti. Prima a Cittadella e dopo a Padova. Ma è anche stato un sindaco battuto alle elezioni. Ecco perché serve Tosi che potrebbe ricandidarsi a Verona e aggiungere carisma alle regionali in favore di Bitonci. Come già spiegato c’è una Lega che va da un’altra parte. Ma elenchiamo questa parte. L’assessore allo Sviluppo economico della giunta veneta, un campione di preferenze (11mila) ha voluto ricordare che “nella Lega non si parla di fascismo”. Si tratta di Roberto Marcato ed è un altro leghista alternativo. Non è un gioco dei giornali. La Lega risponde sempre: ci contrapponete, volete dividerci. La divisione è di stile. Sull’Afghanistan si sono dette tante cose. Le migliori le ha dette il sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha abbassato la bandiera del suo municipio in solidarietà alle donne afghane.

 

Ci sono sindaci del Veneto, come lui, che sono pronti ad aiutare in una cornice nazionale. E sulle vaccinazioni, come ripetuto, non solo non si è mai messo in discussione il vaccino, ma si anticipa il resto d’Italia introducendo il tema della vaccinazione stagionale contro il Covid. Guida la Sanità Manuela Lanzarin che è un’altra riserva che Zaia apprezza. A Venezia dicono che la vedrebbe bene al suo posto più di Bitonci. Ma a Venezia dicono pure che quando Salvini viene a fare visita in Veneto non è più il presidente del Veneto che corre ad accoglierlo. Adesso è Salvini che corre a Venezia. Viceversa. Quando Zaia è a Roma corre dal ministro Giorgetti. Salvini pensa che parlino di lui e invece non parlano (solo) di lui. Hanno un’altra agenda. Concordano che il reddito di cittadinanza è stato un compromesso del primo governo ma ora solo qualcosa da modificare perché gli industriali del Nord non trovano manodopera. Non passano le loro giornate a parlare male di Luciana Lamorgese, ma si occupano di infrastrutture in vista delle Olimpiadi di Cortina e Milano del 2026. Sono preoccupati di come sarà il mondo di domani e non di fare sapere cosa mangiano e cosa bevono sui social. Lega e Liga. Non è solo una vocale.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio