Il retroscena
Nel mondo Pd-M5s non c'è solo Letta-Conte. Occhio alla coppia Bonaccini-Di Maio
Anche il ministro degli Esteri è in perpetuo movimento: da Guerini e Nardella continua a coltivare rapporti con quel pezzo di dem lontano dalla fascinazione per l'Avvocato del popolo
Il governatore dell'Emilia-Romagna è l'uomo di Base riformista per la segreteria del Pd e intanto tutti lo cercano. A partire dai possibili acquirenti dell'Unità
Nel fantastico mondo rossogiallo, quello Pd-M5s, ci sono assi chiari a tutti, e altri meno. Il primo caso riguarda il tandem Conte-Letta. Un idem sentire quasi sfacciato. Il nuovo capo del Movimento è così in sintonia con il segretario Pd da fargli regali su regali. Il primo è stato il patto di desistenza nel collegio di Siena dove si candiderà il segretario dem, e il secondo in quello di Primavalle, a Roma, dove il forfait di un grillino alle suppletive farà un favore a Roberto Gualtieri, a discapito di Virginia Raggi (si voterà lo stesso giorno per il Campidoglio, per il municipio e, appunto, per il seggio rimasto vacante). Letta si gioca la segreteria alle comunali di Roma e a Siena l’onore. A fari spenti, però, ci sono anche altri protagonisti che si muovono in questo gioco di specchi: Luigi Di Maio e Stefano Bonaccini. Bisogna seguire i loro percorsi e le loro agende.
Tra il ministro degli Esteri e il governatore dell’Emilia Romagna c’è da tempo un solido feeling. In aprile hanno lavorato in coppia per il Gran premio del made in Italy a Imola e l’altro giorno, lunedì, hanno duettato, seppur a distanza. Di Maio infatti è stato il grande ospite della presentazione a Scandiano (Reggio Emilia, terra natìa di Romano Prodi) dell’ultima fatica letteraria di Bonaccini. Un libro, il secondo in un anno, dal titolo che è tutto un programma, perché per molti potrebbe diventare la futura piattaforma per tentare l’assalto al Nazareno, il Palazzo d’Inverno: “Il Paese che vogliamo, idee e proposte per l’Italia del futuro” (Piemme).
L’attivismo di Bonaccini – l’uomo che sconfisse Salvini alle regionali come ripete spesso di sé stesso il governatore con uso di terza persona – è un fatto ciclico, ormai.
Accadde già ai tempi di Nicola Zingaretti segretario del Pd. Una tentazione che non si concretizzò, dopo settimane di balletti, retroscena e interviste da quasi leader nazionale. Ma anche di proposte forti, come l’idea di far rientrare nel Partito democratico da sinistra Pier Luigi Bersani e da destra Matteo Renzi. Bonaccini era pronto a subentrare se Zingaretti avesse perso la tornata delle ultime regionali. Non andò così. E il segretario romano si dimetterà, mesi dopo, appena nato il governo Draghi.
Nota per chi legge: il presidente dell’Emilia-Romagna è l’uomo forte di Base riformista (Br), la corrente dem di Luca Lotti e Lorenzo Guerini, sospettata da Enrico Letta di essere la quinta colonna del renzismo nel Pd. E’ la parte più centrista e moderata del partito, quella che ripudia una certa subalternità al M5s di Conte. Bonaccini nelle sue visite romane, puntuali e chirurgiche, alla fine finisce sempre per incontrare i dioscuri di Br. Gli stessi che lo spingono a candidarsi al congresso del Pd, appena si aprirà la finestra giusta. Il governatore ci pensa, si accarezza il curatissimo pizzetto, si aggiusta gli occhiali a goccia, si fa venire dei dubbi, ma anche dei buoni pensieri, e intanto aspetta che passi il treno. Base riformista attende le amministrative e poi, in caso negativo di esito negativo, inizierà a introdurre il tema del “serve un congresso”, subito dopo l'elezione del capo dello Stato. Letta non ci pensa nemmeno, ovviamente. Ma non gli sfugge l’attivismo di Bonaccini e il fatto un po’ lo preoccupa.
Non è un caso forse che l’imprenditore Alberto Leonardis – socio della cordata che ha rilevato dal gruppo Gedi i quotidiani Tirreno, Nuova Ferrara, Gazzetta di Reggio Emilia e Gazzetta di Modena – abbia chiesto un incontro a Bonaccini per manifestargli il suo interesse per l’Unità. L’editore sta cercando dunque una sponda importante nel mondo della sinistra per rilanciare il giornale fondato da Antonio Gramsci con uno sguardo soprattutto al futuro. “Chi meglio del prossimo segretario potrebbe darmi una mano?”, avrà pensato Leonardis.
Indizi, percezione esterna, movimenti carsici. Tutto si muove nel Pd, anche se non sembra. Così come nel M5s dove Luigi Di Maio continua a essere più attivo che mai nell’arare rapporti con un pezzo ben preciso del Pd. Che, guarda caso, è proprio quello che non smania più di tanto per Conte. Il feeling con Bonaccini dunque è noto. Così come l’ottima intesa con il collega di governo Lorenzo Guerini. Se non fosse scoppiata la crisi in Afghanistan, venerdì scorso il ministro degli Esteri avrebbe dovuto partecipare alla Festa dell’Unità di Lodi, città di cui Guerini è stato anche sindaco, in compagnia del titolare della Difesa e appunto padrone di casa. L’incontro alla fine è stato annullato per forze di causa maggiore. Ma il lavorio del titolare della Farnesina con un pezzo di dem va avanti. E ieri sera si è collegato con la festa dell’Unità di Firenze, raccogliendo l’invito del sindaco Dario Nardella (così come la ministra Mara Carfagna).
Si intrecciano e si disperdono i fili delle strane coppie che si muovono sul palcoscenico rossogiallo. Dove tutti si marcano a vista aspettando che l’altro, magari, faccia un passo falso per entrare in scena. E il meglio deve ancora venire.