Laura Dalla Vecchia (foto dal profilo Facebook)

l'intervista

“Salvini scelga: o noi o Borghi”. Parla Dalla Vecchia (Confindustria Vicenza)

Luca Roberto

La presidente dell'associazione confindustriale: "La Lega marginalizzi i no pass, sulla salute non si può fare propaganda politica e non possiamo richiudere tutto. Le imprese si sentono rappresentate da Draghi"

“Salvini deve avere più coraggio. Scegliere una volta per tutte se sta dalla parte di Draghi, che sta rappresentando bene il mondo delle imprese. O se invece preferisce continuare ad avere quell’atteggiamento ipocrita su vaccini e  green pass. Non sono più tollerabili posizioni così discordanti”. Laura Dalla Vecchia dal maggio scorso è la presidente di Confindustria Vicenza, un crogiolo industriale unico nel nostro paese. Oltre 1.600 aziende associate, 85 mila dipendenti, import export con i principali mercati europei, Germania e Francia sopra tutti. A queste latitudini, nelle lande dei capannoni e delle officine in cui è storicamente radicato l’elettorato leghista, di battaglie identitarie non vogliono sentir parlare. Figurarsi stare appresso alle resistenze ideologiche cavalcate dalla combriccola di Claudio Borghi. “A chi ha posizioni così oltranziste consiglierei di farsi un giro nelle nostre aziende, per capire davvero di cosa parla”, dice al Foglio. “In questa fase stiamo osservando una crescita imponente. In termini occupazionali siamo tornati all’epoca pre Covid, anzi rispetto al 2019 abbiamo registrato un più 6 per cento di assunti. C’è una grande fiducia nell’aria”, racconta dati alla mano l’imprenditrice vicentina. Che a Schio è titolare della Polidoro: produce bruciatori per caldaie, ha 400 addetti, filiali in Turchia e in Cina. “E’ naturale che l’estensione del certificato verde e l’avvicinamento all’obbligo vaccinale ci piacciano: sono scelte intelligenti. Non possiamo permetterci di tornare indietro, come se più di 100 mila morti fossero stati invano. Lo facciamo principalmente per una questione di sicurezza, non per rincorrere il dio fatturato a ogni costo”. 

Eppure nel governo non tutti sono dello stesso avviso. La Lega, che nel nord-est ha il volto responsabile di Luca Zaia, a Roma la contrarietà al green pass l’ha portata sin dentro alle commissioni parlamentari. Scende  in piazza a fianco ai No vax. Al punto che pure i deputati veneti come Silvia Covolo provano imbarazzo per la linea del partito. “Credo si tratti della resistenza di una minoranza, che condanno e che spero venga sempre più marginalizzata”, dice il capo degli industriali vicentini stigmatizzando certe sbracature. “Lo abbiamo visto anche dalla scarsa adesione alle manifestazioni no vax. Una misura come il green pass non può essere ostaggio di una fetta minoritaria di cittadini, che fanno più rumore sui giornali che non nel paese reale. La salute è un tema super partes, non si può fare propaganda politica sulla pelle della gente”. 

Una parte di responsabilità ce l’hanno anche i sindacati, “perché l’atteggiamento di alcune sigle è stato troppo ambiguo”, dice Dalla Vecchia. “Se la priorità è la sicurezza sul lavoro, non si può essere timidi nel contrasto al rischio di contagio. I non vaccinati non pongono un problema di produttività. Possiamo sopperire a quel 10 per cento di restii. Ma il vero obiettivo è evitare che si riempiano di nuovo i reparti di terapia intensiva. Vedete, non ne faccio un discorso soltanto di impresa”. Cosa deve fare quindi una certa politica che voglia continuare a rappresentare le istanze del mondo produttivo? “Seguire Draghi. La sua visione è la nostra. E’ in momenti come questo che bisogna far prevalere il senso di responsabilità”.