Anno scolastico al via

Riapre la scuola. Il "mai più Dad" è davvero possibile?

Marianna Rizzini

Quattro milioni di studenti sono tornati in classe "senza problemi", dice Giannelli (Anp), a parte "alcuni casi isolati”. Green pass, orari scaglionati e seimila mezzi di trasporto pubblico in più per scongiurare la didattica a distanza 

Gli zainetti tornano per strada, sugli autobus, nelle piazze. E’ il primo giorno di scuola, è passato un anno dall’autunno terribile del 2020, quando il Covid stava per colpire di nuovo duramente, nei giorni dell’ondata che ha poi portato al secondo lockdown, con conseguente Dad per gli studenti dalla seconda media in poi. Qualcosa e non poco è cambiato, dodici mesi dopo: ci sono i vaccini, ci sono i tamponi in farmacia (a differenza di quando, all’inizio dell’ottobre scorso, per fare un tampone bisognava mettersi in fila per ore e ore al drive in). Ma è come se si fosse costretti a una veglia continua. E infatti il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, due giorni fa, ha cercato di rassicurare i dubbiosi: “Mai più Dad”. E' davvero possibile?

 

Questa la domanda che oggi circolava davanti ai portoni di nuovo aperti, dove genitori e alunni si sono presentati scaglionati (il provvedimento dovrebbe evitare congestione nei trasporti) e per quanto possibile disciplinati al momento dell’ingresso. L’idea che guida le scelte di questi primi giorni è: evitare la chiusura di interi edifici scolastici, quando si scoprono casi positivi, e circoscrivere il più possibile l’insorgenza di eventuali focolai. E oggi quattro milioni di studenti “sono tornati in aula senza problemi, a parte alcuni casi isolati”, dice al Foglio il presidente dell’Associazione presidi Antonello Giannelli, riferendosi alla procedura di controllo del green pass per i genitori degli alunni più piccoli, e mostrandosi moderatamente fiducioso, in prospettiva, riguardo alla decisione di mantenere come faro la scuola in presenza: “Non mi riferisco soltanto alla durata della quarantena dei contatti stretti dei positivi, sette giorni per i vaccinati e dieci per i non vaccinati, ma anche alla volontà di monitorare la situazione proprio per prevenire”. Sono in arrivo infatti i test salivari. Al ministero dell’Istruzione spiegano che si procederà con esami ogni 15 giorni sugli alunni delle cosiddette “scuole sentinella”.  E però è proprio sulla quarantena che ci si concentra per capire se davvero la Dad potrà essere lontano ricordo o al massimo piccolo aiuto per il tempo strettamente necessario: non è detto infatti che un’intera classe vada in isolamento quando emerge un caso positivo, sarà la Asl a decidere (potrebbero cioè andare in isolamento, per esempio, soltanto gli studenti seduti vicini, in classe, allo studente positivo). La chiusura della scuola potrà invece essere decisa dalla Asl soltanto in presenza di focolaio e rialzo contagi nella regione.

 

Intanto all’uscita dalle aule si teme il rischio assembramento, come si teme il momento della verità per autobus e metropolitane: reggeranno l’urto del ritorno contemporaneo in presenza di tutti gli studenti che lo scorso anno sono rimasti a casa, collegati a distanza? Dal settembre 2020 le aziende di trasporto pubblico locale hanno acquistato circa seimila mezzi, ma non è detto che basti, come non si sa se basterà lo scaglionamento orario. Nell’incertezza, si sperimentano soluzioni creative per cercare di non inciampare sulla questione green pass, onde evitare tensioni con i genitori eventualmente sprovvisti, senza per questo derogare al principio della massima sicurezza: si va dalle “isole” disegnate con il gesso per terra, per facilitare lo scambio senza contatto tra insegnanti e famiglie di bambini al primo anno di scuola materna, quelli per cui può diventare problematico l’inserimento, ai “flussi” preordinati via circolare per entrare nell’edificio. E quando i portoni delle scuole si sono aperti, ieri mattina, ci si cercava di convincere che il “mai più Dad” di Bianchi fosse non soltanto un wishful thinking. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.