Nella Babele delle municipali
Di Maio a Nardò, il comizio dell'assurdo
"Il governatore Emiliano non vota il suo candidato sindaco", lo incalzano i cronisti. Lui fa spallucce, evoca lo spirito del Conte due e le scorpacciate in terra pugliese mentre cadeva Kabul. E Mellone risponde: "Vengo da An, ma sono il sindaco più di sinistra degli ultimi trent'anni"
Che cos’è la destra, cos’è la sinistra. Il viaggio gaberiano nell’emirato emilianista di Nardò è un itinerario che porta diritti nell’ombelico del mondo della crisi dei partiti, sempre più eterei nelle Babele delle contese municipali. Nel comune salentino, tra le mete più ambite dai turisti nell’estate 2021, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è atteso alle 21 per benedire “il laboratorio giallo-rosso” che sfida - con il candidato progressista Carlo Falangone - il sindaco uscente Pippi Mellone, espressione della lista destrorsa Andare Oltre (ma sostenuta da Michele Emiliano). E l’appoggio del governatore ha portato all’autosospensione dal Pd del senatore Dario Stefano (“formula che non esiste nello statuto”, dicono maliziosi alcuni dem locali) e alla tirata d’orecchie di Debora Serracchiani, mentre Enrico Letta, chiamato in causa, nicchia.
Si presenta con un’ora di ritardo in piazza Cesare Battisti. Il primo ad accoglierlo? Rocco Palese, già deputato di Fi (fino al 2018) nonché candidato governatore del centrodestra nel 2010, lo abbraccia. Gigino affettuoso: “Ti trovo bene”. Intanto riscaldano la platea grillina il vicepresidente del Consiglio regionale, Cristian Casili, e Soave Alemanno deputato. Anche qui una postilla: il fratello della parlamentare, già dirigente del Pd, è attualmente il mandatario elettorale del sindaco Mellone…
“Ministro, il governatore Emiliano non vota il suo candidato sindaco. Che succede?”. La domanda coglie di sorpresa Di Maio, che con un dribbling mal riuscito, alla Ciro Muro dopo i fasti del “Pibe de oro”, tira dritto: “Sono qui per dire che i sindaci avranno l’importante ruolo di spendere i fondi europei del Pnrr”. “Ma Emiliano?”, lo incalzano i cronisti. Mutismo e una fuga verso il palco, evitando incidenti con il governatore (che alle regionali non ha osteggiato).
A Nardò la coalizione Pd-5S-sinistra è attesa da una sfida impossibile (i sondaggi danno Mellone vittorioso al primo turno): grillini e dem non hanno nemmeno completato le liste con tutti i candidati, mentre i partiti nazionali preparano una sfilata di big - da Giuseppe Conte a Riccardo Fraccaro, Gianni Cuperlo e Peppe Provenzano - con l’effetto collaterale che i tour potrebbero amplificare il successo del primo cittadino uscente…
Il comizio di Di Maio è l’opposto del mood dei grillini identitari salentini, che qui hanno fatto incetta di voti alle politiche con Barbara Lezzi e Alessandro Di Battista grazie a slogan No-tap e No-Ilva: il ministro sceglie toni e argomenti da notabile moderato. Il più forte è l’elegia del Conte bis: “Stanno per arrivare 230 miliardi dall’Ue. Soldi che ci siamo sudati al tavolo continentale con Conte premier. E Giuseppe sarà qui lunedì”. I grillini fanno sapere che sarà in città “ben cinque ore tra aziende dell’alta moda e case popolari”. Di Maio elogia l’asse giallo-rosso in campo alle comunali. “Abbiamo deciso di correre da soli per 6-7 anni, e abbiamo vinto in cinquanta comuni su 8mila. Ora siamo in un altro momento storico. Dove c’è sintonia di valori, dobbiamo lavorare insieme, per non regalare ai nemici dei cittadini regioni e comuni”, “col Pd siamo profondamente diversi ma abbiamo imparato a fidarci”. Poi evoca la leggendaria mangiata di puccia col polpo in riva al mare di Punta Prosciutto con Emiliano e Francesco Boccia: “Come ministro degli Esteri vi dico che sono stato qualche giorno qui questa estate, prima che scoppiasse la crisi in Afghanistan (Kabul cadeva mentre addentava il panino, ndr), e posso dirvi che avete prodotti eccellenti non solo dell’agroalimentare, ma poco famosi nel mondo”. Esalta pure i record dell’export del made in Italy e una azienda che vende una bottiglia d’olio “ai ricchi cinesi per 50 euro”.
La versione democristiana di Di Maio prevede anche un passaggio autocritico sul reddito di cittadinanza: “Ho incontrato imprenditori che mi dicono che hanno un problema con il Rdc, perché qualcuno rifiuta una proposta congrua. La legge non era fatta per funzionare così, ma diceva alle Regioni che se un imprenditore faceva una proposta, il cittadino che non la accettava doveva perdere il reddito”. Il passaggio successivo è un timido tentativo di difesa dall’attacco alla misura da parte di Lega e Iv: “Se questo sistema non va, lo dobbiamo mettere a posto”. L’ultimo appello è alla figurina dell’avvocato di Volturara Appula: “Dobbiamo vincere e governare con lo spirito del governo Conte due”. Applausi e pioggia di selfie.
A cinquecento metri dalla piazza grillina abbiamo incontrato il sindaco Pippi Mellone, stretto in una polo gialla di Ralph Lauren. Con "il Foglio” mette in chiaro la sua visione: “Vengo da An, ma sono il sindaco più di sinistra degli ultimi trent’anni. Ho realizzato case dormitorio per dare un giaciglio dignitoso ai braccianti africani, ho promosso l’ordinanza che vieta il lavoro nei campi nelle ore di caldo afoso. Con Emiliano? Ci troviamo perché abbiamo la stessa idea di bene comune. Gli scontri con l’Anpi sono scaturiti dagli insulti gratuiti dell’associazione alla memoria di Norma Cossetto e Sergio Ramelli. Per me non verranno leader nazionali: basta il popolo neretino”. Rivendica il trasversalismo che lo caratterizza: “Mi sostiene anche una lista di sinistra, Noi per Nardò, guidata da un dem socialista come Mino Natalizio (nipote dell’ex senatore dem Alberto Tedesco, ndr)”. Più che per il profilo ideologico, Mellone è apprezzato dai cittadini per il pragmatismo nelle opere pubbliche, simile a quello di Adriana Poli Bortone, quando era sindaco di Lecce. Mentre Di Maio comizia, poco lontano le betoniere melloniane asfaltano decine di strade una volta dissestate…