Fuori Lega
Salvini pensa di uscire dal governo. La crisi della Lega è anche al sud
"Ha imbarcato il peggio del trasformismo. Quello che lui stesso definiva spazzatura”. Pure il sud sta abbandonando il leader del Carroccio
I ministri e i presidenti di regione lo trattano come un caso. Temono un altro Papeete. Il referendum sulla giustizia arranca. Al sud, i trasformisti, si sono presi il partito. Fdi ruba militanti
Sta iniziando a dire “mi vogliono cacciare dal governo” perché è lui che vuole portare la Lega lontano da Mario Draghi. Non gli interessa la legge di Bilancio, continua a farneticare sui vaccini. Ai suoi parlamentari e ai suoi dirigenti ripete: “Aspettiamo il 4 ottobre”. C’è la concreta possibilità che un capo irresponsabile, un capo fuori fase, chieda ai suoi ministri di dimettersi con il più stupido dei motivi: il fallimento elettorale alle amministrative. Vi siete chiesti per quale ragione i migliori uomini della Lega sono costretti a rilasciare ogni giorno interviste per difendere il green pass? Lo fanno perché hanno compreso che vuole trasformarli in una manica di incoscienti. Si difendono da un capo che viene definito “un uomo dai pensieri fragili”. Hanno inventato un protocollo sanitario. Difendono i provvedimenti dell’esecutivo (ieri era il turno di Giancarlo Giorgetti, favorevole all’estensione del green pass a tutti i lavoratori) e poi ricordano che Salvini ha fatto cose buone. Cosa sta insomma rimanendo di questo capo? Continua a non rispondere sui congressi, non ha mai immaginato l’ipotesi della successione, definisce la doppia Lega, quella del nord, una fantasia. Ha ragione. Ne abbiamo trascurata un’altra che è contro di lui e che dice adesso di lui: “Ha imbarcato il peggio del trasformismo. Quello che lui stesso definiva spazzatura”. Pure il sud sta abbandonando Salvini.
Cosa pensa di ottenere ripetendo che non è vero? La crisi egemonica di Salvini è su scala nazionale. Quando ha saputo che la Lega, a Napoli, non era riuscita a presentare le liste (il Tar, ieri, le ha bocciate) ha pensato che la soluzione migliore fosse non farsi vedere per farlo dimenticare. Ma cosa ne pensa della Sicilia, una delle poche regioni dove è stato nominato un segretario locale al posto dei suoi giannizzeri? Cosa ne pensa della regione e di quel sud che continua a visitare? In una regione di oltre cinque milioni di abitanti la lista Lega è di fatto scomparsa. In circa quaranta comuni il simbolo non ci sarà. Non ci sarà a Caltagirone che è la città di Don Sturzo. Sta arretrando in tutte le province. Grazie a una spregiudicata campagna acquisti, che è il sintomo della debolezza, la Lega è il primo partito dell’assemblea regionale ma non riesce a presentarsi nei piccoli comuni. E’ questo che si chiama avanzare? Negli ultimi mesi sono passati nella Lega ben quattro consiglieri regionali ma hanno messo come condizione questa: “Liste civiche a nostro nome e senza simbolo della Lega”.
Ai dirigenti del sud, quelli che sul serio ci avevano creduto, Salvini ha spiegato: “Voglio la doppia cifra alle elezioni”. Non solo non la avrà ma ha perso anche i militanti antichi. A Catania, FdI ha strappato Marcello Rodano, uno dei più validi dirigenti leghisti, un vicequestore. E’ ingiusto scrivere che Salvini ha fatto tutto da solo. Chi gli ha consigliato, al sud, di federarsi con questi pirati del consenso? Si tratta di Andrea Paganella, il socio storico di Luca Morisi, il Rasputin del segretario. E’ lo stesso che gli prepara il menù degli sputi contro la ministra Lamorgese, i vaccini che generano le varianti. Il capo ha così proposto di abolire il reddito di cittadinanza anziché proporre la buona modifica. Ha detto che la raccolta firme per il referendum sulla giustizia andava benissimo. Equivale a dire: “Ne abbiamo già tante”. La campagna ha infatti subito un arresto e non avanza. Si sta per preparare la legge di Bilancio e Salvini non ha ancora indicato il successore di Claudio Durigon. E’ la prova che non esiste un Salvini di governo ma solo un capo confuso e stordito. Non è vero che è interessato a governare. Vuole solo disturbare.