Il fumo del referendum

Cari Radicali, rendere le droghe più libere non è un buon affare

Sergio Soave

Il quesito promosso ha quasi raggiunto il numero necessario di adesioni, ma la formula non convince

Riccardo Magi, presidente di +Europa, è entusiasta per l’afflusso di firmatari per il referendum sulla depenalizzazione della cannabis. In effetti, 420 mila adesioni in soli quattro giorni sono davvero moltissime e questo non lascia dubbi sul raggiungimento del mezzo milione richiesto per sottoporre il quesito prima alla Cassazione e poi, se ammesso, all’elettorato. D’altra parte, questa affluenza straordinariamente rapida risulta meno sorprendente se davvero, come dice lo stesso Magi, i consumatori di Cannabis sono sei milioni.

 

In ogni caso, bisogna riflettere attentamente sull’effetto che avrebbe la depenalizzazione, anche amministrativa, per il consumo e della produzione “per uso personale” della cannabis, che peraltro sarebbe difficilissimo controllare. Si verificherebbe una situazione in cui il consumo è pienamente lecito, la vendita resta un reato. Si dice che questa sarebbe una scelta antiproibizionista, anche se tecnicamente è vero il contrario. Il più celebre dei proibizionismi, quello dell’alcol vigente nell’America tra le due guerre mondiali, non condannava il consumo ma la distribuzione degli alcoolici, esattamente come accadrebbe ora con la cannabis. Si sa com’è andata allora, e non c’è ragione di credere che ora sarebbe diverso. Secondo molti esperti, il consumo di droghe leggere e l’anticamera che porta poi a quelle pesanti e per questo è reputato assai pericoloso. Altri sostengono che sarebbe la contiguità con l’ambiente dello spaccio a favorire questo fenomeno, ma il referendum non cambierebbe questa condizione.

 

E’ più che lecito nutrire dubbi sull’effetto concreto di questa proposta, come su quella della legalizzazione dell’eutanasia attiva. Il mondo descritto dai radicali è composto da persone mature e responsabili i cui comportamenti derivano soltanto dalla libera scelta senza condizionamenti, invece purtroppo non è così, soprattutto quando si parla di consumatori di droga o di persone disperate che hanno perso la speranza nella vita. E’ ancora ragionevole chiedersi se si può aiutarle a uscire da queste spirali o è meglio abbandonarle a se stesse nell’illusione di renderle più libere?

Di più su questi argomenti: