l'intervista
Ricci: “Alzare lo stipendio ai sindaci? D'accordo con la Lega”
Il sindaco di Pesaro: "Troviamo un compromesso per restituire dignità al ruolo di primo cittadino. Altrimenti i migliori resteranno lontani dalla politica"
“La proposta di legge della Lega sulla retribuzione dei sindaci va nella giusta direzione. La accogliamo con favore e rilanciamo: abbiamo il dovere di trovare un compromesso già da questa legislatura”. Matteo Ricci guida il comune di Pesaro e la rete dei sindaci del Pd. Ha letto anche lui del disegno di legge – primo firmatario Matteo Salvini – per aumentare lo stipendio ai primi cittadini, legando la retribuzione a quanto guadagnano gli alti magistrati in servizio presso le sezioni della Corte di Cassazione. Un meccanismo simile a quanto prescritto da un altro disegno di legge, questo del Pd, che mira a interrompere la morìa di energie e intelligenze che si mettono al servizio della politica. E che per i comuni più piccoli prevede di non scendere sotto a una certa soglia di dignità.
“Il Parlamento ha finalmente prestato ascolto al grido di dolore che arriva dalle città. E’ arrivato il momento di approvare una legge che ci tuteli e tenga conto di tutte le responsabilità di cui siamo gravati. Siamo stanchi delle promesse a vuoto”, spiega Ricci al Foglio. S’è detto, avvicinandosi alle elezioni amministrative, che oramai coinvolgere personalità di alto profilo per i partiti è diventata una specie di impresa. “Le difficoltà nell’attrarre chi ha avuto fortuna nel proprio campo sono oramai sotto gli occhi di tutti. Chi ha una professione alle condizioni attuali difficilmente accetta di lasciarla per impelagarsi con l’amministrazione della cosa pubblica”, conviene Ricci a riguardo. Di fatto, i sindaci delle città del nord come Sala, Gori, Brugnaro, sono tutte personalità che si possono permettere di aprire un nuovo capitolo perché, banalmente, non hanno problemi di natura economica. Hanno avuto fortuna e scelgono di mettersi a disposizione in maniera disinteressata. Tra chi è sceso in campo alle prossime amministrative c’è l’esempio solitario di Paolo Damilano a Torino, che però ha una famiglia cui delegare l’attività da imprenditore vinicolo. Ma come funziona per tutti gli altri? Bisogna arrendersi a una visione pauperista che favorisca l’ascesa dei soliti scappati di casa?
“E’ chiaro che se il ruolo del sindaco, che ha il massimo delle responsabilità con il minimo delle indennità, non viene valorizzato, il meccanismo si inceppa. Ecco perché abbiamo il dovere di correggere questa stortura, lavorando su ciò che unisce le diverse proposte che giacciono in Parlamento, a partire dalla maggioranza che sostiene il governo”, rimarca ancora il sindaco Ricci. Di testi che vogliono rivedere la retribuzione degli amministratori, infatti, ce n’è più d’uno: da quello di Fratelli d’Italia che punta a un’uniformazione con l’indennità dei parlamentari. A quelli di Pd, Lega e Forza Italia, che rispondono più o meno allo stesso principio nella fissazione di alcune soglie. “Per questo abbiamo deciso di convocare i relatori di tutti e tre i testi al Festival delle città, in programma dal 28 al 30 settembre a Roma, sotto la direzione dei lavori di Enzo Bianco. Abbiamo bisogno di accelerare per arrivare a un risultato che evidenzi gli elementi che abbiamo in comune”, aggiunge Ricci.
Anche se l’aspetto economico non esaurisce lo spettro delle problematiche che affliggono in maniera trasversale chi amministra. “Il governo Draghi si è mostrato molto disponibile con il nostro presidente di Anci Antonio Decaro. C’è bisogno di una legge che ci difenda da casi eclatanti come quelli che hanno riguardato la sindaca di Crema o di Torino, punite a causa di una responsabilità oggettiva assolutamente da rivedere”. Secondo il presidente dell’associazione Autonomie locali italiane, però, bisognerebbe spingersi addirittura oltre. “A porre fine a quella discriminazione per cui se si sceglie di correre per la carica di parlamentare ci si deve dimettere da sindaco con sei mesi di anticipo”. Sareste, quindi, disposti a sostenere una proposta di buon senso che provenga da una fazione politica che non è la vostra? “Ma noi sindaci abbiamo dimostrato di saper fare fronte comune a prescindere dai partiti di riferimento. Siamo pragmatici e sono sicuramente più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. Ora è arrivato il momento di restituire al ruolo quel riconoscimento che durante questi anni è venuto meno senza alcuna logica. A partire da una retribuzione appropriata”.