La svolta
Green pass per i parlamentari: a chi sgarra 200 euro in meno al giorno dallo stipendio
Dopo una misura a metà, Montecitorio omologa l'ultimo decreto del governo. Si attende la mossa del Senato. Dal 15 ottobre si cambia musica
Oggi si riuniscono i questori della Camera per approvare il nuovo regolamento che varrà per gli eletti. Controlli a tappeto all'ingresso e sanzioni interdittive per i furbi
L’ultima fiammata è di ieri pomeriggio. Quando un gruppetto di “L’alternativa c’è”, ex deputati M5s che guardano ad Alessandro Di Battista, ha srotolato in piazza Montecitorio uno striscione con la scritta “No a questo green pass”. Un gesto simbolico fine a se stesso (con tanto di strappo dello striscione alla fine del flash mob).
Tuttavia la musica sta per cambiare alla Camera come in Senato. I due rami del Parlamento, dopo aver adottato una specie di mezza porzione, entro il 15 ottobre dovranno omologarsi all’ultimo decreto del governo. Dunque menù completo, niente più zone franche. L’ultimo decreto prevede l’ingresso nei luoghi di lavoro e negli uffici pubblici solo con il passaporto verde. Bisogna dunque essere vaccinati o esibire l’esito negativo del tampone effettuato nelle ultime 72 ore. A oggi il green pass serve ai parlamentari solo per pranzare al ristorante o per accedere in zone delimitate dei Palazzi (come la biblioteca). In Aula e nelle commissioni no.
Green pass, come funziona in Parlamento dal 15 ottobre
Finalmente ecco la svolta: oggi pomeriggio i questori della Camera si vedranno in ufficio di presidenza per mettere giù il regolamento che interesserà gli eletti. Il dispositivo prevede il controllo “a tappeto” per chi entrerà alla Camera. Varrà per i dipendenti, per i quali vige la disciplina riservata alla pubblica amministrazione, ma soprattutto per i deputati. Che, con un gesto di realismo, hanno messo da parte l’autodichia per omologarsi alle regole del resto del paese. “Ciò che vale per i cittadini, deve valere anche per noi che siamo nel Palazzo e facciamo le leggi per i cittadini”, annota con il giusto piglio Gregorio Fontana, questore della Camera in quota Forza Italia. Ma cosa accadrà se qualche deputato furbetto supererà i controlli e poi sarà pizzicato dai commessi senza il green pass? Si sta pensando all’applicazione di sanzioni interdittive: giorni di espulsione dal Palazzo che saranno monetizzati con una decurtazione dallo stipendio degli onorevoli pari a duecento euro al giorno. Il primo a essere incappato in questo regolamento fu Vittorio Sgarbi che in Aula si rifiutò di indossare la mascherina (che continuerà a essere obbligatoria) e quindi venne portato via a forza dai commessi e sanzionato con giorni di espulsione. Quei giorni per il deputato hanno avuto un costo: gli sono stati sottratti dalla busta paga mensile. Il Senato, che nei giorni scorsi ha ospitato anche un convegno No vax, dovrà omologarsi alla Camera, ma per il momento non arrivano notizie da Palazzo Madama.
Anzi, proclami di guerra come quello del senatore e leader di Italexit Gianluigi Paragone che ha già annunciato: “Il Parlamento non è un luogo di lavoro. Se entriamo dentro questa logica, allora vuol dire che il Parlamento lo possiamo tranquillamente chiudere”. Alla Camera sarà curioso capire la reazione di un altro No vax come il leghista Claudio Borghi, pronto a “chiedere un pronunciamento in merito alla Corte costituzionale”. Schermaglie. Entro il 15 ottobre la politica sarà costretta ad adeguarsi.